Niqab arcobaleno al Pride di Londra 2019 (Foto di Gareth Cattermole/Getty Images) 

un foglio internazionale

Il femminismo islamico come impostura intellettuale

Secondo una filosofa e islamologa franco-algerina non è un progetto emancipatore per le donne musulmane, ma una trappola

Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti


 

"Da molte persone, soprattutto in occidente, il femminismo islamico viene presentato come una soluzione per le donne musulmane, affinché possano raggiungere l’uguaglianza” scrive Razika Adnani. 

 
“Molte donne di confessione islamica desiderose di emanciparsi considerano l’azione delle femministe islamiche come il miglior mezzo per dare una legittimità alle loro rivendicazioni. Quanto all’appellazione di ‘femminismo islamico’ che le seguaci di questo movimento rivendicano, viene dal fatto che queste militanti si presentano come quelle che denunciano le discriminazioni nei confronti delle donne, aggiungendovi allo stesso tempo la loro lotta per ‘i diritti delle donne all’interno del quadro religioso musulmano’ (Asma Lamrabet, Féminisme islamique). Si tratta di un femminismo ‘dell’islam e mediante l’islam, nonché a partire da riferimenti islamici’, precisa Asma Lamrabet. Dunque, il femminismo islamico prende l’islam come fonte di legittimità della sua battaglia, come cornice che delimita il suo campo, e una donna musulmana non può, in questo caso, rivendicare un diritto solo se è convalidato dall’islam (…). 

 

 
Per le femministe islamiche, le discriminazioni di cui sono vittime le donne nelle società musulmane non sono dovute all’islam, ma al contrario a un’uscita dai suoi precetti e dal cammino tracciato dal profeta. Quanto alla causa, esse la attribuiscono a un’errata interpretazione maschile dei testi coranici. Per questo motivo, difendono una reinterpretazione femminile come soluzione per mettere fine a queste discriminazioni. Questa nuova ermeneutica, secondo Margot Badran, ha come obiettivo quello di confermare in maniera convincente che le raccomandazioni del Corano instaurano l’uguaglianza tra uomini e donne. Fra i testi coranici che le femministe islamiche hanno sottomesso alla reinterpretazione si trova il versetto 34 della sura 4, ‘Le Donne’, che riconosce, secondo i commentatori, l’autorità dell’uomo sulla donna. ‘Gli uomini hanno una qawama (autorità, ndr) sulle donne in ragione dei privilegi che Dio accorda ad alcuni rispetto ad altri e in ragione dei beni che dispensano (…)’. Esse affermano che il termine qawama non significa autorità, ma fa riferimento all’idea di soddisfare i bisogni delle donne nel momento di avere o crescere dei figli. Quanto ai privilegi di cui parla il versetto, esse dicono che si tratta della parte di eredità che il Corano ha accordato all’uomo, che è uguale al doppio di quello che spetta alla donna per soddisfare appunto i suoi bisogni durante il periodo di vulnerabilità. Se si accetta che il termine qawama non significhi autorità, questa interpretazione comunque non risolve il problema. Volendo dimostrare che non c’è diseguaglianza nei testi coranici, essa attesta l’esistenza di diseguaglianze in materia di successione (…) Le femministe islamiche fanno certamente della retorica, ma non riescono a certificare che le diseguaglianze esistenti nei testi coranici non siano delle diseguaglianze (…). L’interpretazione femminile come mezzo per raggiungere l’uguaglianza tra uomini e donne non fa altro che indebolire il discorso di queste femministe e complica la battaglia delle donne nelle società musulmane per ottenere l’uguaglianza in materia di diritti. Perché, da una parte, la verità non è né maschile né femminile, e ciò non solo sulle questioni che riguardano le donne, ma anche sulle altre questioni, e dall’altra, perché un’interpretazione femminile dovrebbe valere di più ed essere più giusta di un’interpretazione maschile? E in che modo queste femministe potrebbero convincere le società musulmane conservatrici a sostituire un’interpretazione maschile con un’interpretazione femminile? (…). 

 
Tutte queste incoerenze e interpretazioni ci ricordano che è più efficace riconoscere le diseguaglianze che esistono nei testi e dichiararle caduche come è stato fatto per altre raccomandazioni del Corano. Non si tratta solo di efficacia, ma anche di onestà morale e intellettuale. Queste femministe, che non sono solo donne, ma anche uomini, non conducono uno studio scientifico né hanno un approccio obiettivo dei testi coranici. Hanno invece un’idea preconfezionata, secondo cui non c’è nessuna diseguaglianza nei testi coranici, testi di cui vogliono certificare la giustezza a detrimento della verità e della coerenza. Ma non si può forzare un testo per fargli dire quello che non vuole dire. Tuttavia, non è la sola spiegazione. Le femministe islamiche vogliono anche dimostrare che il loro femminismo non è importato dall’occidente. Esse rifiutano ciò che chiamano il ‘femminismo occidentale’ e si oppongono a esso (…). Hanno bisogno di provare che sono musulmane e soprattutto che non rivendicano gli stessi diritti che le donne rivendicano in occidente”.

 

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