PUBBLICITÁ

“Liu Ye. Storytelling”, la mostra sull'artista cinese che amava l'occidente

Luca Fiore

Da Mao all’umano quotidiano, passando per Mondrian. La personale sarà esposta alla Fondazione Prada fino al 10 gennaio 2021

PUBBLICITÁ

Storytelling”, la mostra del pittore cinese Liu Ye alla Fondazione Prada di Milano (fino al 10 gennaio), dà conto dell’intero percorso dell’artista nato a Pechino nel 1964. Fin dal titolo si capisce che la lettura che ne fa il curatore, il tedesco Udo Kittelmann, è tutta incentrata sulla dimensione narrativa di queste tele ad olio di piccolo formato. Ogni opera raffigura un personaggio o un oggetto con semplicità e cura. Una figurazione dall’aria innocente. Senza drammi o tuffi al cuore. I temi sono scelti soprattutto tra le passioni e gli affetti che Liu ha sviluppato nel suo incontro con la cultura occidentale: il Bauhaus, Mondrian, Chet Baker, Catherine Deneuve, Miffy.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Storytelling”, la mostra del pittore cinese Liu Ye alla Fondazione Prada di Milano (fino al 10 gennaio), dà conto dell’intero percorso dell’artista nato a Pechino nel 1964. Fin dal titolo si capisce che la lettura che ne fa il curatore, il tedesco Udo Kittelmann, è tutta incentrata sulla dimensione narrativa di queste tele ad olio di piccolo formato. Ogni opera raffigura un personaggio o un oggetto con semplicità e cura. Una figurazione dall’aria innocente. Senza drammi o tuffi al cuore. I temi sono scelti soprattutto tra le passioni e gli affetti che Liu ha sviluppato nel suo incontro con la cultura occidentale: il Bauhaus, Mondrian, Chet Baker, Catherine Deneuve, Miffy.

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

All’osservatore troppo smaliziato potrebbe venire il dubbio che si tratti dell’esercizio di un ottimo illustratore. Il sospetto che sia così è lecito in chi legge questa pittura attraverso la lente di figurazione a cui ci hanno abituato i maestri del Novecento di qua e di là dell’Atlantico. Ma per capire l’opera di Liu Ye occorre considerarlo per ciò che è: un pittore cinese. Nascere a Pechino 56 anni fa significa crescere e formarsi nella Cina della Rivoluzione culturale. Il padre di Liu è uno scrittore di libri per bambini a cui i guardiani dell’ortodossia comunista avevano proibito di lavorare.

 

Quando, tra il 1986 e il 1989, studia all’Accademia centrale di Belle Arti della capitale, l’istituto più importante del paese, i docenti predicano il verbo del realismo socialista, un linguaggio che si poteva applicare, nei fatti, soltanto all’epopea del presidente Mao. L’unica funzione dell’arte era quella di esaltarne le gesta. Quindi quadri grandi, in cui Mao aveva dimensioni maggiori di qualsiasi altro soggetto a cui era accostato. Quando Liu Ye arriva alla Hochschule der Kunst di Berlino ha negli occhi le manifestazioni di Piazza Tienanmen e, nel giro di pochi mesi, vede la caduta del Muro e il crollo dell’impero comunista.

 

Sono anni in cui si immerge nel contesto culturale occidentale e, durante la residenza alla Rijksacademie di Amsterdam, impara ad amare un artista che finirà per influenzarlo profondamente: Piet Mondrian. I piccoli quadri della mostra alla Fondazione Prada sono innocui solo apparentemente. In Liu Ye non c’è polemica di carattere politico o ideologico, ma la sua visione dell’arte e del mondo è ormai lontana dal contesto culturale nel quale è cresciuto. Nessuna retorica. Temi legati alla sfera personale: i sogni, i ricordi, gli affetti anche solo per particolari letture o artisti.

PUBBLICITÁ

 

PUBBLICITÁ

Sulla tela si deposita non più la coscienza di classe o il credo politico, ma la soggettività dell’artista, il suo io. Anche così si spiega la serie dei piccoli dipinti dedicati ai libri. Liu dipinge pagine o copertine di libri: un testo sul Bauhaus, Amerika di Franz Kafka, il volume su Roger Van Der Wayden, Histoire d’O, il romanzo erotico di Anne Desclos. Ma a tema non c’è tanto il contenuto del libro in sé, piuttosto la relazione dell’artista con l’oggetto. Un attaccamento affettivo. Una riconoscenza personale, un’intima connessione che il pittore può solo accennare, ma non completamente condividere con lo spettatore.

PUBBLICITÁ

 

L’insistenza, poi, dei riferimenti a Mondrian, autore formalmente distante dai risultati di Liu, è comprensibile solo a livello profondo della pittura: l’equilibrio della composizione, le palette cromatiche, la pulizia formale. In questo senso l’opera più intensa è, forse, Mondrian in the Morning (2000), in cui si vede una bambina di spalle osservare solitaria un’opera del pittore olandese. Una luce calda invade la scena con la preziosità dell’oro. Quella bambina è l’artista, ma siamo anche noi. Kittelmann, commentando quest’opera, cita lo stesso Mondrian: “Il compito dell’arte è esprimere il sovraumano. È intuizione, pura espressione di quella forza impenetrabile che opera universalmente, e che pertanto possiamo definire universale”.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ