(foto di Urszula Kaźmierczak su Unsplash) 

il figlio

Caso editoriale in Francia, ecco il romanzo famigliare del Novecento

Giacomo Giossi

La storia del figlio di Marie Hélène Lafon segue la storia di Andrè. Figlio di una donna nubile, allevato dalla zia, attraversa il secolo breve nel mistero dell'assenza di suo padre

Il Novecento è stato probabilmente l’ultimo secolo in cui l’occidente e in particolare l’Europa hanno potuto dirsi giovani. Un secolo lunghissimo, nonostante la nota affermazione di Eric Hobsbawm, in cui i giovani - prima di diventare negli anni Sessanta una categoria di consumatori finalmente visibile della società - sono stati usati, consumati e in buona parte massacrati. Le guerre prima ancora delle rivoluzioni di costume sono state fatte, o meglio sono state fatte fare ai giovani e ai loro corpi. E quello che è venuto dopo è stato in buona parte un minimo risarcimento per chi era sopravvissuto.

 

Collegare quanto è avvenuto prima e dopo le guerre mondiali significa connettere due tempi diversi e al tempo stesso distonici. L’unica istituzione che sembra aderire lungo tutto il secolo è così quella della famiglia. Ma gli unici componenti della famiglia che sembrano portarne il peso suddiviso in desideri futuri e colpe del passato sono i figli. Parte proprio da questa cornice invadente e a tratti soffocante il romanzo di Marie Hélène Lafon, Storia del figlio (Fazi editore).

 

L’autrice francese da forma ad una genealogia famigliare a tratti oscura e complessa che aderisce a quella di un secolo colmo all’inverosimile di contraddizioni e di conflitti. Storia del figlio ha un movimento alternato e fuori sincrono che non segue una precisa cronologia perché lo priverebbe della possibilità di comprendere i motivi sostanziali che si agitano attorno alla vita di un figlio fin dalla sua nascita. Il romanzo procede così per salti temporali, andando a cogliere di volta in volta stati mentali coincidenti e situazioni che possano spiegare più di un elenco dettagliato di fatti la logica di una famiglia, e quella di un secolo in subbuglio.

 

La storia di un figlio come quella di milioni di giovani mandati in guerra è un oggetto quasi mistico che prevede tempi e situazioni precedenti anche a se stesso e che hanno comportato scelte imprevedibili e spesso difficilmente spiegabili a posteriori. Il passato ovvero tutto quello che precede la vita di un figlio diviene così parte della sua storia, in perfetto equilibrio con il suo futuro che sembra chiamare voci e luoghi di un passato remoto. Lafon costruisce perfettamente quella memoria famigliare, fatta di lessico e luoghi difficilmente immutabili. Case e stanze, città e paesi che se da un lato danno forma all’immancabile madeleine de Proust, dall’altro occultano e modificano i fatti e la loro storia. Fuori ogni protezione e ogni significato invece svanisce.

 

Costruito per brevi capitoli, veri e propri lampi che illuminano frazioni di tempo, Storia del figlio mette al centro André non quale protagonista, ma quale elemento subalterno alla sua stessa storia. Figlio di una donna nubile, allevato dalla zia, André viene lanciato in un secolo che sta rivoluzionando le sue regole senza un padre, o meglio con il mistero di un padre assente. André vive l’assenza come il segnale di una solitudine obbligata che lo seduce e lo attrae, anche per sfuggire alle tragedie e alle complicazioni che attraversano la sua famiglia e quindi la sua storia. Ma è proprio in questa solitudine che André darà forma e spazio ad un profondo senso di libertà, divenendo portatore di una visione trasversale della vita che lo porterà  ad uscire dalla sua storia così come si lascia un nido. Alla ricerca di suo padre, André ritroverà infine parti di se stesso. Lafon ha dato vita ad un personaggio timido eppure deciso, i cui tratti emotivi ricordano un giovanissimo Jean-Louis Trintignant. Due figli di un secolo che fu molto francese e che ancora ci seduce con le sue ripide altezze e le sue immani tragedie. 

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