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IL FIGLIO

La logica del mezzobusto nei colloqui con i professori

I set da allestire durante il ricevimento online. Una buona impressione è tutto

Annalena Benini

All'uscita di scuola le madri sono più vaporose del solito, gli occhi più truccati, con nuove pettinature, e i padri hanno dei ciuffi che prima non avevano, uno in particolare ha un nuovo tupè ramatissimo, ma in generale tutta la parte superiore del corpo è più curata, non vedo più le giacche di pile con la cerniera dello scorso novembre, non vedo le gobbe, perfino le pance sono più contenute, che cosa diavolo sta succedendo? Si sono tutti fidanzati tra loro? Penso che, se è così, a me nessuno ha chiesto niente, certo sono sollevata ma anche un po’ dispiaciuta. Un conto è dire no, un conto è non essere proprio presa in considerazione

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All’uscita di scuola le madri e i padri mi sembrano esteticamente diversi, ma non oso alzare gli occhi per paura di incrociare gli sguardi, perché non ho fatto ancora l’iscrizione alla biblioteca online, non ho un’opinione sulla prof. di scienze, non ho fatto nessuna costruttiva proposta dall’inizio delle scuole medie. Loro sono gentili lo stesso, ma io sento che hanno scoperto la vera me, cioè niente di buono. Mi sento in colpa. Anzi mi sento in colpa di non sentirmi per niente in colpa. Comunque per questo motivo tengo gli occhi fissi a terra su un tombino. Ma è troppo evidente, se ne è accorto anche il tombino: le madri sono più vaporose del solito, gli occhi più truccati, con nuove pettinature, e i padri hanno dei ciuffi che prima non avevano, uno in particolare ha un nuovo tupè ramatissimo, ma in generale tutta la parte superiore del corpo è più curata, non vedo più le giacche di pile con la cerniera dello scorso novembre, non vedo le gobbe, perfino le pance sono più contenute, che cosa diavolo sta succedendo? Si sono tutti fidanzati tra loro? Penso che, se è così, a me nessuno ha chiesto niente, certo sono sollevata ma anche un po’ dispiaciuta. Un conto è dire no, un conto è non essere proprio presa in considerazione.

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All’uscita di scuola le madri e i padri mi sembrano esteticamente diversi, ma non oso alzare gli occhi per paura di incrociare gli sguardi, perché non ho fatto ancora l’iscrizione alla biblioteca online, non ho un’opinione sulla prof. di scienze, non ho fatto nessuna costruttiva proposta dall’inizio delle scuole medie. Loro sono gentili lo stesso, ma io sento che hanno scoperto la vera me, cioè niente di buono. Mi sento in colpa. Anzi mi sento in colpa di non sentirmi per niente in colpa. Comunque per questo motivo tengo gli occhi fissi a terra su un tombino. Ma è troppo evidente, se ne è accorto anche il tombino: le madri sono più vaporose del solito, gli occhi più truccati, con nuove pettinature, e i padri hanno dei ciuffi che prima non avevano, uno in particolare ha un nuovo tupè ramatissimo, ma in generale tutta la parte superiore del corpo è più curata, non vedo più le giacche di pile con la cerniera dello scorso novembre, non vedo le gobbe, perfino le pance sono più contenute, che cosa diavolo sta succedendo? Si sono tutti fidanzati tra loro? Penso che, se è così, a me nessuno ha chiesto niente, certo sono sollevata ma anche un po’ dispiaciuta. Un conto è dire no, un conto è non essere proprio presa in considerazione.

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Poi mi si avvicina l’uomo più ragionevole del mondo, e poiché mi rivolge la parola direi anche compassionevole, il rappresentante di classe, e mi chiede se ho avuto problemi a prenotarmi con gli insegnanti, perché molti sono già esauriti fino a Natale, ma ci sono delle sottoliste in cui si può cercare di entrare adducendo motivi di urgenza. Finalmente capisco il motivo di tanta bellezza: non è il nuovo amore,  sono i colloqui online di fine anno. E’ la cura del mezzobusto, necessaria un tempo solo ai conduttori di telegiornale e adesso a tutti, ma secondo una vasta corrente di pensiero utile a far guadagnare ai figli almeno mezzo voto in più, e in generale a mettere gli insegnanti in una buona disposizione d’animo. Il rappresentante compassionevole mi confessa, o forse mi suggerisce, che sua moglie ha comprato anche la luce ad anello, quella per i selfie e per le riprese su Instagram, e io esulto perché mia figlia ce l’ha, e ringrazio il rappresentante, lo voterò ancora e ancora, a qualunque cosa decida di candidarsi, e ammirerò sempre la rassegnazione con cui, adesso, si getta in pasto alle madri che vogliono sapere perché la nuova prof.  mette voti così bassi. 


Questa volta anche la vera me è pronta, i colloqui li ho prenotati in una notte di insonnia rabbiosa, e anzi ho un busto di Dante da qualche parte, un fermacarte regalo di laurea, e se lo metto sopra una pila di libri un po’ gualciti, dietro di me ma di lato, accanto all’albero di Natale che  offre un’idea di calore famigliare, la prof. di Italiano avrà pietà di noi. Ho il grosso problema di Scienze e di Matematica: non possiedo un poster di Einstein, né uno scheletro umano, né un microscopio, neanche un pallottoliere, non c’è niente in casa che possa far pensare che io sia una una brava persona e una brava madre, quindi alla fine decido di fare il colloquio in cucina, con una pentola piena d’acqua sul fuoco, che comunque offre l’idea dell’ebollizione. 


E’ questo il momento della rivincita personale dei professori: nelle lezioni a distanza non abbiamo fatto altro che ficcanasare nei loro sfondi e nelle loro case, nelle loro tende e nei loro soprammobili, nei loro parenti che passavano in pigiama, adesso tocca a loro esercitare il potere del giudizio sulla nostra impreparazione domestica. Ci sono genitori che per far colpo fanno i colloqui nelle sale riunioni in mezzo alle orchidee, ma poi i colleghi li sentono balbettare perché il figlio ha tirato una scarpa in faccia a un compagno, e insomma può essere imbarazzante per tutti. Meglio il segreto della casa, meglio il mio patetico mappamondo luminoso durante il colloquio con l’insegnante di Geostoria. Conto anche sulla tenerezza che può fargli un gattino di due mesi che passa davanti allo schermo a sorpresa, ah che carino, ma l’insegnante lo vede, si rabbuia e starnutisce. Allergia a distanza? dico io, per essere simpatica. “Ho un brutto ricordo legato a un gatto identico al suo, ma andiamo avanti: suo figlio è piuttosto svogliato”. La vera me ha di nuovo rovinato tutto.

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