E’ successo nel momento in cui avrei voluto essere un uomo, o comunque un meccanico con una batteria di riserva a portata di mano. E’ successo mentre, con mio figlio appena uscito da scuola, spingevo a mano lo scooter che non partiva più, morto, addormentato, ammalato, e cercavo di capire come riacciuffare questa giornata stortissima che dura da almeno una settimana. E’ successo quando la professoressa di mio figlio, mentre io arrancavo verso un parcheggio in cui abbandonare lo scooter forse per sempre, mi ha rincorso e detto, con aria piuttosto seria, che dobbiamo parlare.

E’ successo nel momento in cui avrei voluto essere un uomo, o comunque un meccanico con una batteria di riserva a portata di mano. E’ successo mentre, con mio figlio appena uscito da scuola, spingevo a mano lo scooter che non partiva più, morto, addormentato, ammalato, e cercavo di capire come riacciuffare questa giornata stortissima che dura da almeno una settimana. E’ successo quando la professoressa di mio figlio, mentre io arrancavo verso un parcheggio in cui abbandonare lo scooter forse per sempre, mi ha rincorso e detto, con aria piuttosto seria, che dobbiamo parlare.

In quella manciata di secondi di totale scollamento tra la vita immaginaria e la vita reale (nella vita immaginaria almeno uno dei tassisti che ridacchiava in pausa pranzo mi avrebbe aggiustato il motorino, nella vita immaginaria la prof di mio figlio, tra l’altro da me idolatrata, mi avrebbe fatto un sorriso di solidarietà, mi avrebbe offerto un passaggio a casa, mi avrebbe detto che va tutto benissimo), in quella finestra di tempo solido e antipatico, mio figlio, con il casco ancora inutilmente allacciato, mi ha detto: mamma, che cos’è il femminismo? Il primo istinto è stato distruttivo: chiedilo a quei tassisti che ridono di noi, oppure rigagli direttamente la macchina. Il secondo istinto è stato più distruttivo: chiedilo a quei padri di scuola brillanti che si sono volatilizzati appena hanno sentito il rumore di morte del mio motorino, oppure rigagli direttamente la macchina.

Il terzo istinto è stato di salire su uno di quei taxi per tornare a casa con te, figlio, e farti la predica sui compiti a casa ignorando la tua domanda.

Che cos’è il femminismo? Chiedilo al motorino che mi ha tradito proprio oggi che la città è bloccata dalle riprese di un film con Tom Cruise. E caro Tom Cruise, tu sei molto, ma sei qui a fare capriole da troppo tempo, sei il marziano a Roma, mi hai stancato, e poi sei di Scientology e invece stavamo parlando di femminismo, quindi è meglio se te ne vai. Prima se vuoi aggiustami il motorino.

Il quarto istinto è stato di pensarci su. Che cos’è il femminismo, ora che crediamo di essere più forti perché tutti hanno il terrore di offenderci, e non fanno che chiedere scusa e pretendere altre scuse, e adesso che il regno dell’uomo bianco di mezz’età è finito, o molto in declino? Adesso che l’unico uomo a cui si è perdonato tutto, Maradona, è morto?

Non sono cose che si possono raccontare a un bambino di undici anni affamato alle tre del pomeriggio, quindi a lui ho detto soltanto che il femminismo è che i piatti li lava lui a metà con sua sorella, ma ha protestato perché in effetti lui li lava molto più di lei, e fa anche il caffè e le spremute, e porta fuori la spazzatura e cambia l’acqua ai pesci. Comunque io lo so che non è questo il femminismo, e del resto mio figlio era deluso perché non aveva mai pensato che la banalità dei suoi piccoli doveri fosse femminismo. Pensava che fosse qualcosa di grandioso, un’avventura, un film d’azione (con Tom Cruise sempre tra i piedi), non la parità dei compiti, dei diritti e dei doveri, che per lui è soltanto ovvia.

E infatti, se non avessi questa settimana così storta, questo motorino così fermo, questa senso di oltraggio subìto, potrei spiegargli che il femminismo va molto oltre la libertà delle donne attraverso la parità con l’uomo, parità di diritti e di opportunità (cose giuste, ma non certo avventurose). Il femminismo non ha in mente la parità con l’uomo, ha in mente l’avventura delle donne. Ha in mente la generazione del senso di libertà di quello che una donna è per se stessa, e può diventare per se stessa, e in relazione con gli altri, indipendentemente da quel che fa un uomo. Non è l’uomo il termine di paragone, non è l’uomo l’unità di misura né la dannazione. Non lo sono nemmeno le sue scuse e i suoi oltraggi. Certo se si occupasse del mio motorino sarebbe bello, ma il punto è molto più alto e avventuroso, e forse adesso solo un bambino può capirlo.