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Il Figlio

La delazione. Chi ti ha dato quella gomma?

Annalena Benini

Vasilij Grossman l'aveva già visto. Denunciare i cattivi per sentirsi fra i buoni. I vecchi tempi in cui per una spiata si finiva dentro un cassonetto

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Devi dirmi chi ti ha dato quella gomma, è per il tuo bene, lo sai che non potete prestarvi le cose in classe, c’è il Covid. E quella matita per terra di chi è? E chi sa dirmi chi ha appena starnutito? Sei stato tu, Giacomo? Se hai visto qualcosa devi dirlo, devi fare il bravo bambino. Dovete essere bravi, dovete dire la verità. Se vedete un compagno che si toglie la mascherina venite a dircelo, noi dobbiamo saperlo perché dobbiamo proteggervi. Giacomo non ha starnutito, ma gli dispiace dire che è stato Matteo e resta in silenzio perché non vuole perdere il suo vicino di banco. E perché non vuole fare la spia, ma è in quinta elementare e la maestra gli sta spiegando che fare la spia è giusto. Che bisogna sempre dire la verità, ma anche di più: bisogna denunciarla, la verità. 

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Devi dirmi chi ti ha dato quella gomma, è per il tuo bene, lo sai che non potete prestarvi le cose in classe, c’è il Covid. E quella matita per terra di chi è? E chi sa dirmi chi ha appena starnutito? Sei stato tu, Giacomo? Se hai visto qualcosa devi dirlo, devi fare il bravo bambino. Dovete essere bravi, dovete dire la verità. Se vedete un compagno che si toglie la mascherina venite a dircelo, noi dobbiamo saperlo perché dobbiamo proteggervi. Giacomo non ha starnutito, ma gli dispiace dire che è stato Matteo e resta in silenzio perché non vuole perdere il suo vicino di banco. E perché non vuole fare la spia, ma è in quinta elementare e la maestra gli sta spiegando che fare la spia è giusto. Che bisogna sempre dire la verità, ma anche di più: bisogna denunciarla, la verità. 

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Credevo si trattasse di una maestra particolarmente spaventata, ma poi il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto che confida nella responsabilità e nelle segnalazioni dei cittadini per assicurarsi che le case non siano affollate oltre le regole: chiede dunque a cittadini adulti di operare nel nome del bene comune attraverso la delazione. Denunciando i vicini, o i dirimpettai con le finestre illuminate, o il ragazzo del terzo piano di cui sentiamo la musica alta, che forse sta dando una festa con troppe persone. Segnalarlo è giusto, denunciarlo è un dovere, è questa la responsabilità? E dato l’entusiasmo con cui la scorsa primavera venivano fotografati gli attempati corridori solitari, e la ferocia con cui venivano insultati, è probabile che ci sarà altrettanto zelo nella denuncia delle feste in casa e dei barbecue sul terrazzo. Con il senso di pace che offre l’idea di avere compiuto il proprio dovere. 
 
Non solo denuncio il ragazzo del terzo piano che odio perché getta i mozziconi  in ascensore,  ma lo faccio in nome del bene comune, non devo vergognarmi  ma essere fiera, piena di dignità. E’ lo stato che me lo chiede. La paranoia viene premiata, e allora Giacomo che ha dieci anni deve dire alla maestra chi ha starnutito. Nell’orribile lavagna dei buoni e dei cattivi, Giacomo si guadagna la colonna dei buoni se svela chi gli ha prestato la gomma dell’epidemia. Se Giacomo denuncia Matteo, gli viene detto che è più buono di Matteo.
 
Vasilij Grossman, grande scrittore russo, ha analizzato la delazione in un libro importantissimo, “Tutto scorre...”. “Sapete voi che c’è di più ripugnante nei confidenti e nei delatori? Quel che di cattivo c’è in loro, penserete voi. No! Il più terribile è ciò che c’è di buono in loro. La cosa più triste è che sono pieni di dignità, che sono gente virtuosa. Questo appunto è il terribile: molto, molto di buono c’è in loro, nella loro stoffa umana”. 
 
Quando andavo a scuola io, fare la spia ti trascinava immediatamente nel punto più basso della scala sociale. Nell’inferno dei reietti. Nessuno ti rivolgeva più la parola. Nessuno ti invitava da nessuna parte. Perdevi anche la stima degli insegnanti. Certo inchiodare i banchi tra loro era sbagliato, intasare il bagno alla turca con i preservativi usati anche, telefonare per un allarme bomba pure, falsificare le giustificazioni non saprei, perché la certezza era una soltanto: niente era peggio di fare la spia. Un ragazzo un giorno è stato lanciato in un cassonetto, all’uscita da scuola. Aveva fatto la spia su una versione rubata il giorno prima dalla borsa della prof. e fotocopiata per tutti. Non voglio certo dire che è stato giusto lanciarlo nel cassonetto, ma voglio dire che non si fa la spia.

 

E’ pericoloso crescere e incoraggiare generazioni di delatori pieni di dignità e di senso della virtù. Attenti  ai vizi e agli errori degli altri, perché certi che dalla denuncia dei vizi altrui emergerà con nettezza la differenza: chi denuncia i cattivi sta nella colonna dei buoni. Anche in emergenza, anche in una condizione di paranoia, non si può chiedere a un bambino di rivelare chi ha starnutito né chi ha  violato la regola delle matite e delle gomme non prestabili perché portatrici di virus. E non si può chiedere a un adulto di denunciare il suo vicino che sta festeggiando il compleanno.   

In “Tutto scorre...”, Vasilij Grossman analizza i diversi tipi di delatori, e la maggior parte sono naturalmente persone spaventate e minacciate dal regime sovietico. Ma c’è anche chi ha continuamente bisogno di prendersela con qualcuno, e ritiene di ottenere un vantaggio dalla delazione. Come l’uomo che “scrive una denuncia contro un collega d’ufficio che ha suscitato la sua gelosia ballando con sua moglie; contro un tipo spiritoso che a tavola lo ha preso in giro; e persino contro un vicino, che lo ha casualmente urtato nella cucina comune”. Ma il più pericoloso è probabilmente chi denuncia per compiere il suo dovere, perché niente può fermarlo. “Egli si era guadagnato un capitale più prezioso dell’oro o della proprietà terriera: la fiducia del partito. Lui sapeva che nella vita sovietica la fiducia del partito è tutto: forza, onori, potere. E credeva che la sua menzogna fosse di vantaggio alla suprema verità, attraverso la denuncia egli intravedeva il vero”. Fotografare i passanti senza mascherina, segnalare durante il lockdown chi si era allontanato troppo da casa, e adesso anche i compagni di classe con il raffreddore e gli ostinati festeggianti. 

A tutti i delatori Grossman offre comunque il perdono, perché l’unica possibilità sarebbe, altrimenti, quella di processare la natura dell’uomo. “E’ lei, lei a generare questi cumuli di menzogna, di abiezione, di vigliaccheria, di debolezza. Ma è pur sempre lei a generare anche le cose belle, buone e pure”. Insomma, non bisogna mai gettare le spie nei cassonetti,  ma alla fine, proprio alla fine, perdonarle.

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