Il figlio
Lei! Dove va? Si fermi! Lei è quella madre? Quale? Quella del Covid
Il raffreddore non è mai esistito, e la telefonata dalla scuola prima o poi arriva per tutti
Lei! Dove va? Si fermi! Alzo le mani, mi scivola la borsa, vorrei dire qualcosa di divertente, o almeno da poter raccontare senza vergogna, dopo, ma poiché adesso sembra che non ci sarà mai un dopo e io sono ferma con le mani alzate nell’atrio della scuola media di mio figlio, urlo: sono una madre. Urlo senza nessun’intenzione rivendicativa né di ruolo né di sesso, ma solo per non essere uccisa a colpi di fucile dal bidello, che infatti non mi uccide ma urla ancora: che cosa vuole? Non può stare qui! Se ne vada!
Lei! Dove va? Si fermi! Alzo le mani, mi scivola la borsa, vorrei dire qualcosa di divertente, o almeno da poter raccontare senza vergogna, dopo, ma poiché adesso sembra che non ci sarà mai un dopo e io sono ferma con le mani alzate nell’atrio della scuola media di mio figlio, urlo: sono una madre. Urlo senza nessun’intenzione rivendicativa né di ruolo né di sesso, ma solo per non essere uccisa a colpi di fucile dal bidello, che infatti non mi uccide ma urla ancora: che cosa vuole? Non può stare qui! Se ne vada!
Sapevo che sarebbe arrivato questo giorno, lo sapevo da quando c’è stato il primo temporale, e da quando ho preso la pioggia e ho sentito quel pizzicore in gola. Sapevo, temevo, aspettavo, ma speravo di scamparla ancora un po’, almeno fino a novembre, o almeno fino a domenica. Speravo che il propoli e la vitamina C servissero a qualcosa, ma poiché non ci credevo abbastanza mi sono dimenticata di costringere i miei figli a non dimenticarsene ogni mattina. Sapevo che adesso è vietato starnutire, e che anche il singhiozzo è guardato con sospetto, e so benissimo che se dirò, anche al più equilibrato degli esseri umani: sono un po’ raffreddata perché mentre diluviava ero in motorino e sono rimasta due ore con i vestiti bagnati addosso finché il vento freddo della sera non li ha asciugati, verrò guardata con stupore misto a scandalo misto a non è possibile è una scusa, perché si sa il raffreddore su questo pianeta non è mai esistito se non in forma di Covid-19. E così, ieri mattina alle 7:48 ho ricevuto un messaggio audio di mio figlio, che avevo visto fino alle 7:36 e stava benissimo e non voleva mettersi il giubbotto sopra la felpa, ma che alle 7:40, mentre camminava per andare a scuola, piegato sotto lo zaino, aveva cominciato a starnutire. “Mamma, mi sento un po’ raffreddato e ho il naso tappato, ma ormai sono davanti a scuola”. Voce nasale, anche un po’ teatrale. Ho chiuso gli occhi, ho cercato i fiori di Bach, non li ho trovati, mi sono rivolta mentalmente a qualcuno lassù, gli ho detto: oggi nella battaglia pensa a me, e ho risposto a mio figlio di provare a soffiarsi il naso e di chiamarmi in qualunque momento. Tra l’altro avevo appena superato, con un tempismo senza precedenti, il raffreddore allergico di mia figlia: mi sono accorta che le lacrimava leggermente l’occhio destro, le ho dato l’antistaminico direttamente sotto la lingua, il raffreddore non è esploso ma anzi si è dissolto, e così adesso lei mi odia perché non ha saltato l’interrogazione di Greco. Comunque, alle otto e undici, ho ricevuto una chiamata dalla scuola: “Suo figlio ha trentasei e otto, venga subito a prenderlo”. E ora eccomi nell’atrio alle otto e ventidue con le mani alzate, minacciata di morte dal bidello.
Ho la mascherina!, urlo perché lui sta in cima alle scale per non essere infettato dalla mia presenza, sono venuta a prendere mio figlio, mi avete chiamato voi!, urlo ancora fargli capire che sono ligia alle regole ma potrei anche sbroccare da un momento all’altro. Ah, è lei quella madre! Sono io quella madre. Quale madre? La madre del bambino che adesso è in aula Covid. Sì, sono decisamente io. Mio figlio spunta dal corridoio accompagnato da un’insegnante, che a distanza mi rassicura: per ora devo solo portarlo a casa e vedere come va. 36.8 è ancora accettabile, ma il bidello armato sospetta che il termometro (la pistola) della scuola non sia affidabile. “Rimane indietro”, dice, mentre controlla che ce ne stiamo davvero andando. A casa, in effetti, mio figlio sembra avere in realtà 35.8 e una gran fame, e niente più starnuti. Ma è pallido, e nemmeno tanto felice di avere saltato le ore di Storia, perché comunque ha letto sulla porta dell’aula i sintomi del Covid, e ne ha 3: stanchezza, mal di testa, starnuti. Tutto quello che ci sembrava banale ottobrata scolastica, perfino banale sinusite, banale pioggia nelle scarpe, ora è un pre allarme atomico. La guerra è dichiarata, e quella madre sono io, siete voi: scordatevi il raffreddore, perché non è mai esistito.