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Romagnoli, Bonucci e Calabria, i tre Re Magi rossoneri

Mirko Volpi

Per il Milan l'anno è ricominciato con qualche certezza in più

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Insomma alla fine – a dispetto della cena di Natale annullata e dopo l’indigesto pandoro veronese – il panettone lo abbiamo mangiato anche noi assieme a Rino Gattuso, e lo abbiamo pure smaltito benino, affacciandoci nel nuovo anno con qualche punticino, qualche piccola certezza, qualche motivo di conforto in più. Mica tanti, veh, né clamorosi, ché i numeri sono pur sempre crudeli, le statistiche impietose, i risultati misurabili come tutte le cose oggettive e inquadrabili in un ordine, in una descrizione dettagliata dell’esistente, in una classifica poco fantasiosamente interpretabile. Solo i desideri sono fuori di misura, così come le parole spese (e che spenderemo copiose e futili anche in questo 2018) per scontornarne ragionevolmente le dimensioni. Mai così folli, però, da farci sognare traguardi fuori portata. Per ora ci portiamo a casa la bella prestazione nel derby di Coppa Italia (dove s’è visto ciò che vorremmo vedere sempre: difesa che tiene, piglio giusto, carattere, Cutrone rapace su assist di Suso il Magnifico), il dignitoso pareggio con la Fiorentina e la troppo sofferta vittoria contro il Crotone del sempre bauscia Walter Zenga. E nel match dell’Epifania, sul prato del Meazza mi sembra che siano comparsi, come segno di buon auspicio, tre Re Magi rossoneri. Qui non si bada quasi per nulla a beghe societarie, ad astruserie tecnico-tattiche o a borborigmi di mercato; sì invece a storia, storie, facce, gesti. Il diavolo, del resto, sta nei dettagli, no? Il primo Re Magio, dunque, è Romagnoli in versione san Martino, che a squadre schierate a inizio gara coi soliti bimbi a far da ridente corteggio, ne copre uno con la giacca della tuta, a ripararlo dalla pioggia: è sempre bene ingraziarsi Eupalla, se non divinità ancor più quotate. Il secondo, finalmente, Bonucci, il cui gollonzo cancella i patemi per una partita fino ad allora inutilmente dominata. Infine, il Magio che non ti aspetti e che ci regala una prestazione di notevole livello: Davide Calabria, giovanotto dall’aria timida e pulita, prodotto del nostro virente vivaio (con Locatelli, Donnarumma, Gabbia, Zanellato, Cutrone…), speranza e scommessa di questo Milan che da qualche parte dovrà pur cominciare a ridarsi un’identità, per tornare, prima o poi, ad essere ciò cui è destinato. Grande.

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