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L'ottimismo di Pagliarini sull'autonomia: “Non è il federalismo ma si farà, o torno in campo”

Paola Bulbarelli

"Dovrebbe riuscire per il semplice motivo che Giorgetti ha detto che se non va avanti questo progetto non va avanti il governo". Si attende il 15 febbraio, il giorno nel quale si deciderà l’autonomia differenziata per le regioni del Nord

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Giancarlo Pagliarini, “il vecchio Paglia”, dice chiaro e tondo: “Se l’autonomia non va in porto, allora che salti tutto”. La sua storia, fatta di cambiamenti, successi e delusioni è iniziata da leghista della prima ora, senatore, ministro del Bilancio nel governo Berlusconi del 1994, indipendente nella Destra di Storace e Santanchè fino ad arrivare a Fare per fermare il declino accanto a Oscar Giannino. Ma la fede assoluta nell’autonomia e nel federalismo, è come un diamante: per sempre. Nonostante la scelta di starsene fuori dalla politica: “L’autonomia dovrebbe riuscire per il semplice motivo che Giorgetti, molto opportunamente, ha detto che se non va avanti questo progetto non va avanti nemmeno il governo. E questo è quello che pensano in molti della Lega o ex della Lega perché questo progetto è previsto dal contratto Lega-Cinque stelle al punto 19 e di quel contratto è la parte più importante”. Quindi, secondo lei, la Lega non mollerà. “Mandiamo giù tutti i rospi che volete però questo va avanti. Era già stata impostata abbastanza bene da Bobo Maroni con Stefano Bruno Galli. E’ un indirizzo, non c’entra niente con il federalismo però è utilissimo per tutto il sistema paese”. Non tutti sono d’accordo. “Certo, a cominciare da Sabino Cassese di cui, di solito, si leggono cose interessanti, ma in un articolo di fine anno sul Corriere ha scritto d’essere contrario sostenendo che il Mezzogiorno ci perdeva. Non ha compreso che questa è proprio una questione matematica. Volevo anche rispondergli. Il sud non ci perde nemmeno un euro. Tu Stato gestisci una cosa in Lombardia per cui spendi cento avendone mille; da domani io Lombardia gestisco la stessa cosa e tu Stato dai a me i cento e per il resto d’Italia restano i 900 da spendere. Dopo di che quei cento, magari, la Lombardia li spende meglio”.

 

Adesso si attende la decisiva data del 15 febbraio, quella che deciderà l’autonomia differenziata per le regioni del Nord. “Sono fiducioso. Il referendum hanno fatto benissimo a farlo, tanti l’hanno criticato ma intanto lo si mette sul tavolo. Anche perché Lega e M5s vogliono continuare a gestire il paese non per i cittadini ma per il potere. Se salta il governo si ridanno le carte e ci sarebbe meno potere da gestire. Non riesco a capire come si possa dire di no perché la somma algebrica è chiara e nessuno ci rimette un euro. Certo se in Veneto si spende 10 e in Calabria per la stessa cosa 35 si dovrà fare qualche riflessione”. Maroni ha detto che, secondo lui, tira aria di fregatura. “Quello che dice Maroni è vero ma il Pagliarini, anche se ha 76 anni, se non dovesse andare in porto l’autonomia lancia l’urlo di guerra e torna in politica. La Lega non può accettare una cosa del genere, abbiamo chiuso gli occhi davanti a compromessi a cominciare dal reddito di cittadinanza dove non si è tenuto conto che, per distribuirlo, un reddito devi averlo, noi al massimo abbiamo il debito di cittadinanza. Dov’è il reddito? el ghè minga, el ghè no. La Lega, se l’autonomia non va avanti, ha mille volte ragione a far saltare il governo come dice Giorgetti. Spero ci sia la gente nelle piazze a dire che non si può accettare. Al Sud non perdono un tubo di niente ma al Sud vedendo il confronto non potrebbero più fare i furbetti. Abbiamo fatto il referendum e adesso ci prendono in giro? Sarebbe un motivo ideologico e incomprensibile”.

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La Lombardia manda a Roma 52 miliardi, mica pochi. “Ma questo non è il ragionamento da fare. Il Veneto ha chiesto l’autonomia fiscale, che è diverso dal documento firmato da Maroni. Con questo progetto ciò che lo Stato destina alla Lombardia per oltre 20 compiti resta tale solo che come spenderlo non lo decidono i romani ma i lombardi. Il famoso residuo fiscale di 52 miliardi non cambia. La Catalogna ha un residuo fiscale di 8 miliardi, la Baviera di 3 miliardi. Ho fiducia perché se questo non va in porto spero che la Lega dica basta, arrivederci e grazie. Se non otteniamo nemmeno questo che cavolo ci stiamo a fare?”. Le manca la politica? “Qualche anno fa Bossi mi disse, “ Paglia, perché non rientri nella Lega? Ho smesso perché tutti ma proprio tutti fanno politica solo per avere i voti e non per fare le cose che servono”. E la Lega di oggi? “Per me Salvini è un ottimo ministro dell’Interno e ha vicino leghisti preparati, ma parlano solo esclusivamente degli extracomunitari. Ho registrato il discorso del presidente della Repubblica, 14 minuti in cui non ha mai pronunciato la parola libertà, come se ne avesse paura. E in questo è coerente perché non ha mai parlato dei signori della Catalogna che sono in prigione da più di un anno senza processo. Anche l’Europa dovrebbe dire qualcosa. I nipotini di Franco mettono in prigione gente che vorrebbe essere libera di scegliere, che si è battuta per l’autonomia. Anche Salvini, e nemmeno esponenti di associazioni culturali, non hanno parlato dei catalani che sono in prigione. Ma Salvini ha concluso il suo intervento in un modo che mi è piaciuto molto: la libertà non ha prezzo”.

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