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Gran Milano

L’Eldorado dei lavori pubblici è finito. L’allarme di Assimpredil

Daniele Bonecchi

Con la crisi del gas e poi con la guerra, i costi delle materie prime si sono fatti esorbitanti: "Gli ffetti si ripercuotono sulle imprese edili che saranno, molto probabilmente, costrette a chiudere i cantieri con danni economici e sociali incalcolabili", dice la presidente Regina De Albertis

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Poteva essere un nuovo Eldorado (col bonus 110 per cento a fare da asso pigliatutto) ma un colpo di cannone ha devastato il campo delle imprese di costruzione: con la crisi del gas e poi con la guerra, i costi delle materie prime si sono fatti  esorbitanti. Paolo Riva, patron della Guerini & C. nonché vice presidente di Assimpredil, la cui azienda si occupa prevalentemente di opere pubbliche, è un fiume in piena e non le manda a dire. La situazione è, dal suo punto di vista, grave. Perché oltre ai prezzi delle materie prime anche i prodotti e i manufatti dell’edilizia sono ormai fuori controllo, registrando un aumento di oltre il 30 per cento negli ultimi 10 mesi.

“Hanno tolto dal decreto la ‘causa di forza maggiore’ – spiega Riva – e questo è devastante. Eravamo stati tranquillizzati dalle istituzioni, e ora ci troviamo con le spalle al muro. Con la mia azienda – spiega al Foglio l’imprenditore – abbiamo dei contratti in essere, che partono da prezziari vecchi di un anno: si tratta per lo più di asfaltature e manutenzioni su strade, a beneficio delle amministrazioni locali. Io poi che sono anche produttore di materiali devo fare lo slalom tra il costo del gas (perché tutti gli inerti vanno scaldati), il bitume (che ha subito il 100 per cento di aumento), i macchinari che funzionano a corrente elettrica (ormai alle stelle). La catena è devastata dagli aumenti, tradotto nel tariffario di Regione Lombardia parliamo di 4 euro e 70 al metro quadro, quando oggi il solo materiale costa 6 euro. Poi c’è la spesa del trasporto e della manovalanza. Non c’è la possibilità di eseguire il lavoro e se uno lo vuol fare a tutti i costi perde il 30, 40 per cento”. 

La corsa all’oro si è trasformata in una disfatta per un settore da sempre motore del Pil. “Per noi il paracadute era proprio ‘la causa di forza maggiore’: ok ti fermi perché le condizioni di mercato non ti permettono di andare avanti, ma almeno la stazione appaltante non ti espone alle penali, non ti chiedono i danni. Non era una soluzione, ma almeno uno stop utile a tutti. Ora il cerino è rimasto in mano all’impresa – conclude Riva – che non può fare altro che rimetterci, o rischia le penali, ci rimette le fideiussioni e la possibilità di partecipare ad altre gare”.

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La presidente di Assimpredil Ance, Regina De Albertis, lancia un nuovo allarme: “I cantieri del Pnrr si avviano certamente verso la chiusura senza la norma che consente di sospendere gli appalti in attesa delle giuste compensazioni”. È proprio De Albertis a ricordare i nomi del cahiers de doléances: “Ferro per cemento armato, più 40 per cento; bitume, più 40 per cento; gas naturale, più 875 per cento,; energia elettrica, più 542 per cento; petrolio, più 81 per cento; gasolio, più 119 per cento. Con questi costi, a cascata, gli effetti si ripercuotono sulle imprese edili che saranno, molto probabilmente, costrette a chiudere i cantieri con danni economici e sociali incalcolabili”.

Solo pochi giorni fa, all’assemblea straordinaria dei costruttori, il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli aveva fatto sperare in un intervento dell’esecutivo. Ora qualcuno parla di “palese incompetenza”. Le imprese non gettano la spugna però, e tornano a tenere il punto con le loro proposte. “Bisogna impedire il peggio – sostengono le imprese – e bisogna farlo con misure adeguate. Chiediamo che il governo intervenga con una ricognizione straordinaria delle opere in fase di progettazione, per valutare se le risorse stanziate anche dal Pnrr sono sufficienti o se sia necessario riprogrammarle; servono ammortizzatori sociali che aiutino le imprese e i lavoratori; occorre il sostegno alla liquidità delle imprese. E poi sono indilazionabili le misure per ridurre in modo significativo – e non meramente simbolico – il costo dei carburanti”. 

 

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