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Gran Milano

Il danno di tirare per il tailleur la Moratti. Sala, San Siro e San Sebastiano

Fabio Massa

Doni natalizi sotto l’albero della politica milanese e lombarda: Letizia Moratti che non parla di Quirinale (sono gli altri che ne parlano per lei, molto spesso a sproposito), Beppe Sala che interpreta San Sebastiano e la (maggioranza) Ursula avvistata a Bergamo.

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AL COLLE - La vicepresidente nonché assessore al Welfare nonché promotrice della nuova legge regionale sulla Sanità ha incontrato Giorgia Meloni a Roma. Hanno pranzato insieme. E si sono sprecate le illazioni, abbastanza interessate. Lei, Letizia Moratti, si è astenuta dal commentare. Però dal suo entourage sono filtrate informazioni molto precise: nessuna discussione su una possibile candidatura al Colle, ma solo la spiegazione della riforma sanitaria alla leader di Fratelli d’Italia. E’ chiaro che Lady Moratti è in movimento, ma la sua direzione non è il Colle più alto. Più plausibile che siano iniziati i movimenti per Palazzo Lombardia. Anche da parte chi, facendola già presidente della Repubblica, in realtà sa perfettamente che ogni volta che il suo nome esce sui giornali si crea un problema, piccolo o grosso, ad Arcore. Silvio Berlusconi è concentratissimo sulla partita, e Moratti ha già dichiarato pubblicamente almeno in due occasioni che è il suo candidato. Ma la corsa per il Colle è una gara ad eliminazione, il metodo è bruciare gli avversari. Candidare sui giornali Letizia Moratti vuol dire, soprattutto, provare a precluderle l’accesso alla sfida regionale. E lei lo sa. E non è detto che sia contenta, ma soprattutto è sicuro che il centrodestra rischia di bruciarsi una candidatura di tutto rispetto per la Lombardia. Parimenti, opporre pretendenti a destra al Cavaliere vuol dire preannunciargli che sarà bruciato tra la quarta e la sesta votazione. Insomma un gioco che danneggia tutti e produce distorsioni nel campo del centrodestra, ancora una volta ingenuo sui fondamentali.

Come è possibile che laddove c’è, almeno di facciata, un candidato unico come Berlusconi, ci sia così tanta confusione e invece nel centrosinistra, dove non c’è alcun candidato, regni la calma? La risposta è semplice: meno nomi si fanno, meno se ne bruciano. 

E CHI SONO, BABBO NATALE? - il vecchio sketch pubblicitario fa sorridere ancora. Ci attendevamo che Milan e Inter facessero un regalo alla città e al suo dibattito pubblico, e così è stato: quantomeno il “loro” progetto vincente per il nuovo stadio lo hanno annunciato. Per il progetto definitivo, oltre lo stadio, aspettiamo i Magi, e i giornalisti ormai la prendono alla stessa maniera di quando Salvini annunciava il candidato sindaco di Milano ogni settimana, per rinviare a quella dopo: con filosofia e un po’ di disincanto. La situazione è paradossale e non è per nulla sicuro che il “dono” dei due club sia risolutivo: ci sono due comitati che hanno già avviato ricorsi al Tar, pur non sapendo ancora nulla del progetto per l’area di San Siro. E pure il sindaco Beppe Sala un po’ si è scocciato, se continua a invocare una comunicazione chiara alla città da parte dei club, i grandi assenti della partita. Fantascientifico ma è così. Così il primo cittadino è in versione San Sebastiano, ma non con la stessa attitudine psicologica a prender frecce un po’ da tutti. Non è un caso che da qualche settimana Sala ha deciso che devono essere i club a comunicare. La “Cattedrale” ora è stata annunciata, per il resto è ancora tutto fermo..

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URSULA GIRA A BERGAMO - La storia val la pena di essere raccontata. A nessuno è fregato nulla, dopo lo stupidissimo omicidio delle Province perpetrato dalla pessima riforma Delrio, ma nel perfetto disinteresse pubblico si sono tenute le elezioni di secondo livello dei Consigli provinciali e, in quattro casi, della loro presidenza. Insomma, hanno votato i consiglieri con un voto ponderato che bisogna essere scienziati politici per capire. Di fatto a Milano non è cambiato nulla: era vincente il centrosinistra e infatti ha vinto. Su quattro presidenti in elezione tre sono andati al centrodestra, e Bergamo invece al centrosinistra. Ma quanto è avvenuto nella città di Giorgio Gori è una vicenda politicamente interessante. I livelli locali di Lega, FdI e di Forza Italia infatti si sono messi d’accordo perché ci fosse un candidato solo: del Pd, appunto. Il vicesindaco sarà del Carroccio. Praticamente un modello Ursula, ma rafforzato. Tutti insieme appassionatamente. Dicono che sia stato per l’emergenza Covid, ma chissà. Unanimismo orobico.

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