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GranMilano

Avviliti o vaccinati

Fabio Massa

Le paure di Bertolaso e il grande balzo in avanti di Moratti. Ecco i numeri

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"Avrei molti motivi per essere avvilito oggi, i dati non ci incoraggiano. Zone rosse, rianimazioni piene, le statistiche sono pesanti. Il sistema degli over 80 continua ad andare male tra equivoci e ritardi. Mi sembra che l’Italia si stia avvicinando a passi lunghi verso la zona rossa ed è evidente che la Lombardia sia più vulnerabile”. Esordio della conferenza stampa del coordinatore della campagna vaccinale Guido Bertolaso, ieri. “Il modello misto che abbiamo portato avanti sarà ulteriormente arricchito con la messa a punto di 55 hub di vaccinazione, con il fine di immunizzare circa 6,6 milioni di lombardi entro giugno. Il ritmo delle somministrazioni dovrà viaggiare con un picco di 170 mila iniezioni al giorno”, Letizia Moratti, ieri. Per non avvilirsi tra le contraddizioni, mettiamo qualche dato in fila per chiarirci le idee su dosi, somministrazioni e altro.

 

Arrivi

Al 23 febbraio sono state consegnate 962.830 dosi. All’inizio di marzo il totale aveva sfondato un milione: per la precisione  1 milione e 125 mila. Di queste 799 mila di Pfizer, 83 mila di Moderna, 243 mila di AstraZeneca. Quante ne sarebbero dovute arrivare? Questo è un buon punto. Perché consente di capire quanto il ritardo nelle vaccinazioni possa essere “colpa” della Regione e quanto delle case farmaceutiche (anche se qualche indizio la sfuriata di Draghi in Europa lo ha dato). In tutta Italia, al 1° marzo, sono state consegnate 5 milioni e 830 mila dosi rispetto ai 10 milioni 464 mila previsti. Il 55,71 per cento. Di queste circa un sesto è arrivato in Lombardia, e si torna ai dati di cui sopra. Quante persone si possono “coprire” con un milione di dosi? Circa 500 mila, visto che ci sono due inoculazioni da fare. Quante se ne sarebbero dovute coprire, in un mondo normale in cui tutte le dosi vengono usate e soprattutto arrivano tutte le dosi promesse? Circa un milione di persone. 

 

Quante ne sono state fatte

La polemica politica porta ad accusare un po’ tutte le strutture regionali di non aver vaccinato abbastanza. Anche qui, meglio attenersi ai numeri ufficiali e verificati. Su un milione 125 mila dosi ne sono state inoculate 681 mila. Prima cosa da osservare: di 681 mila ben 638 mila sono di Pfizer, solo 9 mila di Moderna e 35 mila di AstraZeneca. Altre 199 mila sono impegnate per le prossime seconde dosi, così come consigliato (per ora) dalle autorità sanitarie. In giacenza ci sono 244 mila dosi: solo 6   mila Pfizer, 65 mila Moderna e quasi tutte le AstraZeneca (173 mila). Perché? Moderna viene usata solo per chi è allettato o per le dosi a domicilio. Ma si capisce che la Regione ha usato massicciamente Pfizer e praticamente per nulla AstraZeneca. Che adesso verrà data a personale delle scuole e delle università. Su questa decisione si è inserito Tito Boeri, che ha commentato un po’ acido: “Le priorità di Letizia Moratti: in Lombardia si vaccineranno prima i docenti universitari – che possono insegnare a distanza – degli insegnanti delle scuole, età media 55 anni, che fanno anche 5 ore di fila in classi affollate (coi bambini senza mascherina)”. La realtà è che non c’è un “prima” e un “dopo”. Le dosi, probabilmente AstraZeneca, saranno date contestualmente agli uni e a gli altri. 

 

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A che punto siamo

Gli operatori sanitari sono a quota 96 per cento. Sull’83 per cento che ha aderito alla campagna vaccinale (numero incredibilmente basso). Hanno risposto il 74 per cento degli over 80 alla campagna, per un totale di 543 mila persone e ne sono state vaccinate 59.700, circa l’11 per cento.

 

Organizzazione

È chiaro che Mario Draghi ha in mente un’idea ben precisa. Una delle incognite è come verrà realizzata: nella messa a terra si verificano generalmente i problemi. Oggi la vaccinazione si regge su tre gambe. Da una parte le regioni, dall’altra la Protezione civile e dall’altra ancora il nuovo commissario generale Figliuolo. Attualmente la Regione vaccina 18 mila persone al giorno, e Bertolaso sta promettendo di decuplicare questo numero, grazie ai 110 centri vaccinali sul territorio. Certo è che il cambiamento epocale rispetto all’accoppiata Arcuri-Borrelli deve essere verificato nelle nuove catene di comando. A tenere i rapporti con tutti sarà Franco Gabrielli,  oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sarà lui l’uomo forte con cui tutte le regioni dovranno adesso fare i conti. 

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