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GranMilano

Il possibile effetto Draghi sul centrodestra (e pure sulla sinistra)

Fabio Massa

La Lega torna nel suo territorio e riparte la competizione con Forza Italia. Che farà il Pd? Il tema del sindaco

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L’avvento del governo di Mario Draghi scombina non poco le carte anche sotto la Madonnina, dove tutto si trascina verso le prossime elezioni, con un po’ di noia, o di quiete prima della tempesta. E dunque, eccoci con nove ministri lombardi che dovrebbero, o potrebbero, garantire una bel protagonismo per la locomotiva d’Italia. Ma non solo. Perché se è vero che l’epopea Draghi è partita sotto il miglior unanimismo, con la Lega che si rimette a parlare di economia dopo aver tanto indugiato sugli sbarchi, non sfugge a nessuno che il governo ha una data di scadenza: una manciata di giorni più degli undici mesi che ci separano alla scelta del nuovo presidente della Repubblica. Così i ministri “politici” appena nominati devono tenere un occhio ai territori. Ed essendo la Lombardia terra di centrodestra, sarà interessante osservare il sommovimento politico da quelle parti.

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L’avvento del governo di Mario Draghi scombina non poco le carte anche sotto la Madonnina, dove tutto si trascina verso le prossime elezioni, con un po’ di noia, o di quiete prima della tempesta. E dunque, eccoci con nove ministri lombardi che dovrebbero, o potrebbero, garantire una bel protagonismo per la locomotiva d’Italia. Ma non solo. Perché se è vero che l’epopea Draghi è partita sotto il miglior unanimismo, con la Lega che si rimette a parlare di economia dopo aver tanto indugiato sugli sbarchi, non sfugge a nessuno che il governo ha una data di scadenza: una manciata di giorni più degli undici mesi che ci separano alla scelta del nuovo presidente della Repubblica. Così i ministri “politici” appena nominati devono tenere un occhio ai territori. Ed essendo la Lombardia terra di centrodestra, sarà interessante osservare il sommovimento politico da quelle parti.

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Come sarebbe accolta una performance elettorale pessima di Forza Italia a Milano, proprio nel momento in cui torna centralissima a Roma, con peraltro Mariastella Gelmini che fece il pieno di preferenze a Milano ed è da sempre il nume tutelare sulla Lombardia? O come potrà rafforzare la sua forza regionale, nel momento in cui la Lega torna a parlare al suo territorio (e a pesare, con due ministri)? entrambi i partiti hanno la possibilità di rafforzarsi, sotto l’ombrello del nuovo governo. Mentre per l’opposizione di Fratelli d’Italia è una scommessa da seguire. Ma Lega e FI dovranno anche competere. E l’uscita di tre parlamentari da FI in direzione Giovanni Toti (uno solo Lombardo, Guido Della Frera) indica che non tutti nel partito hanno apprezzato le scelte del Cavaliere, la “super lombarda” Gelmini in testa. Un punto di competizione sarà Milano. Salvini ha più volte avanzato lamentele per il fatto di essere riuscito a conquistare sindaci lontani dalla sua città natale, e non sotto la “sua” Madonnina, dove non riesce mai a sfondare. Il fatto che i giorni seguano i giorni, nel silenzio e nel disinteresse più generale, per la scelta del candidato sindaco (non un bel comportamento nei confronti di Roberto Rasia, da mesi candidato disponibile ma non confermato) la dice lunga.

 

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Ma fa anche pregustare a Beppe Sala una riconferma facile facile. Il sindaco ricandidato ha un solo timore: che si voti a fine settembre o addirittura a ottobre. Non è un caso che recentemente in una intervista al Corsera abbia lanciato messaggi ben chiari, tra cui quello che anche a Roma e Torino sono d’accordo con elezioni già a maggio. Certo è che le tre città hanno una condizione ben diversa. Uscendo dal perimetro di centrodestra, ci sono altri fattori. E qui sono interessanti le parole di Franco D’Alfonso, leader di Alleanza civica e di un possibile “nucleo” di un polo riformista di centrosinistra: “Il tema dell’autonomia è pericolosamente assente da tutti i dibattiti ed in particolare quello delle Comunità locali, dei Comuni e dei sindaci è totalmente dimenticato e accantonato: Giuliano Ferrara, uno dei commentatori politici più arguti e capaci, ha non a caso sprezzantemente liquidato il tema delle elezioni comunali come quello di decidere chi ‘copre le buche in strada’. Il compito della politica adesso è (sarebbe) quello di rifondarsi senza avere responsabilità di governo”.

 

Spazio, al centro, ce n’è. Ma poi tendono a prevalere i personalismi: ad esempio pareva – prima di Draghi – che Azione propendesse per la corsa solitaria rispetto a Italia Viva e Alleanza civica. Così facendo il tavolo avrebbe una gamba in meno delle tre previste: non zoppo, ma inservibile. Tuttavia non è detto che la maggioranza romana non suggerisca alleanze territoriali. Poi c’è il grande problema del Pd. Partita difficile se non difficilissima: non addormentarsi all’ombra di Beppe Sala. Il sindaco ha puntato tutto su se stesso, per la propria rielezione. Che sarà in continuità con l’uomo Beppe, ma in discontinuità con gli uomini di Beppe. E il Pd, che spazio di manovra ha? Poco, se non quasi nullo. Ha bisogno di tempo per rafforzarsi sul territorio. Sempre ammesso che non decida di fondare un “intergruppo” lombardo con i Cinque stelle (joke). Con la per la scadenza di maggio difficile ci siano colpi di scena. Ma se fosse ottobre, allora tutto sarebbe differente.

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