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GranMilano

La transizione ecologica è qui in Lombardia

Daniele Bonecchi

Il nuovo ministero di Roberto Cingolani e le cose che servono a Milano e dintorni. Parla Morello (PoliMi)

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In Lombardia, la strada verso la transizione ecologica che il ministro Roberto Cingolani dovrà percorrere, è in discesa. O almeno il tracciato già ben delineato. E Milano è il laboratorio. D’altra parte proprio Cingolani, dall’Istituto italiano di tecnologia, ha lavorato in modo incisivo alla definizione della piattaforma ambientale di Expo Milano 2015. “Ci vuole una visione integrata, perché non è solo questione di clima, mobilità o ambiente, bisogna saper osservare tutte le dimensioni, assieme. Questa è la sfida anche nel passaggio tra il ministero dell’Ambiente e quello della Transizione”, spiega al Foglio Eugenio Morello, professore associato in Urban Design presso il PoliMi, coordinatore e ricercatore al Laboratorio di simulazione urbana Fausto Curti, dipartimento di Architettura e Studi urbani (Dastu).

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In Lombardia, la strada verso la transizione ecologica che il ministro Roberto Cingolani dovrà percorrere, è in discesa. O almeno il tracciato già ben delineato. E Milano è il laboratorio. D’altra parte proprio Cingolani, dall’Istituto italiano di tecnologia, ha lavorato in modo incisivo alla definizione della piattaforma ambientale di Expo Milano 2015. “Ci vuole una visione integrata, perché non è solo questione di clima, mobilità o ambiente, bisogna saper osservare tutte le dimensioni, assieme. Questa è la sfida anche nel passaggio tra il ministero dell’Ambiente e quello della Transizione”, spiega al Foglio Eugenio Morello, professore associato in Urban Design presso il PoliMi, coordinatore e ricercatore al Laboratorio di simulazione urbana Fausto Curti, dipartimento di Architettura e Studi urbani (Dastu).

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Dal 2017 è delegato per la sostenibilità ambientale e responsabile dei progetti istituzionali verso un campus sostenibile, coordina anche i progetti europei H2020 “Clever Cities” e “Sharing Cities”. “Sarebbe utile parlare di transizione urbana per comprenderne tutte le dimensioni”, prosegue Morello. “I temi oggi sono più interconnessi rispetto al passato, se parliamo di mobilità oggi affrontiamo anche il tema dell’energia. Se parliamo di clima parliamo anche di energia. Milano sta adottando un piano Aria-Clima, perché quelli dell’inquinamento e dell’adattamento climatico sono temi convergenti”. Come ha ricordato ieri anche Mario Draghi. Il Comune ha messo a disposizione dei cittadini (fino al 25 febbraio) una piattaforma web per raccogliere opinioni e proposte sul ponderoso documento. Ma l’orizzonte è contrassegnato dagli impegni dell’Agenda europea 2030 e dall’obiettivo “impatto climatico zero” entro il 2050. “A livello europeo abbiamo obiettivi chiari, nello sviluppo sostenibile”, prosegue Morello. “Abbiamo davanti 10 anni per la transizione energetica. Se guardiamo a Milano dobbiamo pensare a riqualificare, dal punto di vista energetico, il patrimonio edilizio. La priorità è la riduzione della domanda energetica. Servono politiche forti, come l’impiego dell’ecobonus.

 

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Milano ha uno stock edilizio che è stato costruito al 90 per cento prima degli anni ’70, quindi questi edifici sono nella classe energetica peggiore. Solo il 4 per cento degli edifici è stato costruito dopo gli anni ’80, quindi siamo molto indietro. Di riqualificazione energetica si parla da anni ma non c’è stata l’accelerazione necessaria”. Va detto poi che anche i migliori incentivi alla rigenerazione energetica, come il bonus 110 per cento sono disseminati di insidie burocratiche e limitati nel tempo, tanto da non permettere una programmazione seria. C’è poi l’eterno problema della città metropolitana. “La dimensione del capoluogo Milano è riduttiva – insiste Morello – bisogna ragionare in termini per lo meno metropolitani. Oggi una politica di transizione non può prescindere dal considerare una dimensione metropolitana, valutando lo spazio che serve ad una realtà così complessa: mobilità, teleriscaldamento, i servizi, tutto non può più essere pensato in modo separato, ci vuole una pianificazione di area metropolitana. Di recente la città metropolitana si è dotata di un piano ambientale, all’interno del quale ci sono indicazioni strategiche rispetto all’energia, alle politiche climatiche e ambientali. Quella è una pianificazione a cui guardare”.

 

Poi c’è il problema politico, quello di una realtà senza risorse e con una veste giuridico amministrativa incerta. Ma qui è la politica che deve intervenire. Negli ultimi anni si è palesato un fenomeno che può cambiare in profondità il tessuto urbanistico. “In passato c’è stata una spinta al decentramento per dotare i comuni dell’hinterland di funzioni e infrastrutture, negli ultimi anni c’è stata una nuova polarizzazione sul capoluogo, i grandi operatori sono tornati a investire nel centro di Milano”, anche per una maggiore appetibilità delle aree. “Si è in parte abbandonata l’area metropolitana, una sfida persa al momento”. Con l’auspicato arrivo delle risorse del Recovery plan si pensa agli investimenti. La priorità è “la rigenerazione energetica, in particolare nel privato. Servono procedure snelle e più stabili nel tempo, con attenzione al 2030, per creare una filiera economica più affidabile. Poi va incentivata la mobilità dolce e quella elettrica. Tutto ciò che è sharing va stimolato, anche per restituire le strade ai pedoni. Perché la transizione riguardi davvero tutti”, conclude Morello.

 

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