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GranMilano

Un appello ai riformisti per aiutare Sala a far ripartire Milano

Sergio Scalpelli

Una prospettiva nuova, al tempo stesso visionaria e Lib-lab, e votata al civismo politico, sarebbe un valore aggiunto significativo per il sindaco uscente. E potrebbe attrarre anche gli scontenti di Forza Italia

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Il fatto nuovo è indiscutibilmente successo, e mi sembra di poter dire che il governo Draghi ad ampia base parlamentare nascerà. Possiamo stabilire qualche collegamento tra ciò che sta accadendo nella vita nazionale e le prossime elezioni amministrative di Milano? Secondo me sì. Nel 2016 la competizione elettorale fu elogiata da tutti gli osservatori. Due candidati forti, con una vocazione a parlare alle fasce di elettori e cittadini centrali della città, la classica competizione al centro, nella quale è decisivo l’orientamento delle aree, dei ceti e dei corpi intermedi. Sembra passato un secolo. La pandemia ci consegna una città che deve ripensare seriamente se stessa. È certamente esagerato dire che niente sarà più come prima, ma è altrettanto e certamente vero che il panorama economico e sociale sarà quello costituito da nuove possibili marginalità in interi comparti di occupazione, soprattutto nel settore di servizi.

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Il fatto nuovo è indiscutibilmente successo, e mi sembra di poter dire che il governo Draghi ad ampia base parlamentare nascerà. Possiamo stabilire qualche collegamento tra ciò che sta accadendo nella vita nazionale e le prossime elezioni amministrative di Milano? Secondo me sì. Nel 2016 la competizione elettorale fu elogiata da tutti gli osservatori. Due candidati forti, con una vocazione a parlare alle fasce di elettori e cittadini centrali della città, la classica competizione al centro, nella quale è decisivo l’orientamento delle aree, dei ceti e dei corpi intermedi. Sembra passato un secolo. La pandemia ci consegna una città che deve ripensare seriamente se stessa. È certamente esagerato dire che niente sarà più come prima, ma è altrettanto e certamente vero che il panorama economico e sociale sarà quello costituito da nuove possibili marginalità in interi comparti di occupazione, soprattutto nel settore di servizi.

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Il rischio di polarizzazioni che taglino diversamente dal passato, anche recente, la composizione sociale della città è forte, e come dice il mio amico Aldo Bonomi, le città rischiano di essere il luogo nel quale le faglie della crisi saranno più profonde. E Milano non fa eccezione. Per questo penso che il binomio programmatico centrale dell’azione politica e di governo dei prossimi anni sarà giocato su digitalizzazione e welfare. Aggiornata ai giorni nostri è la sfida tra inclusione e sviluppo, crescita e solidarietà. È vitale che il disagio profondo di categorie prima perfettamente parte del mainstream di Milano non si saldi con aree di sofferenza tradizionali, come pure è necessario che cultura e reti digitali tengano Milano agganciata alla competizione globale e aiutino a rilanciarne il ruolo di nodo di scambio tra Europa e Mediterraneo. Chi può saldare questa potenziale polarizzazione e indicare una via? I riformisti. Quelle forze che furono l’anima della ricostruzione postbellica, del boom economico e dell’inclusione sociale degli Anni ’60, dell’uscita dagli anni di piombo e della transizione dalla città industriale a quella postindustriale.

 

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Con in più un fatto incontrovertibile: negli ultimi venticinque anni il momento nel quale “gli umori” di fondo della città hanno premiato il centrodestra, questa coalizione era saldamente guidata da Forza Italia, la cui spina dorsale era costituita dall’elettorato laico socialista e cattolico popolare. Così è stato fino al 2016 compreso, e ciò ha reso il centrodestra vincente e comunque sempre competitivo. Oggi non sappiamo. Ciò che sappiamo è che la composizione dell’elettorato è cambiata, come sono cambiati i rapporti di forza. E tutti sappiamo che se è vero che gli ultimi venti anni del ’900 sono stati quelli della fine del secolo socialdemocratico, i prossimi venti anni del XXI secolo saranno quelli di un rinnovato tempo, se non socialdemocratico, certamente incardinato sulle solidarietà. Governare la città complessa vorrà dire sempre più connettere i lati di un triangolo costituito dal governo politico, dal sistema delle imprese e dei loro rapporti col territorio e dalle reti sociali e civili (università, terzo settore, fondazioni bancarie, corpi intermedi).

 

E qui si apre la finestra della politica, qui ed ora. Intorno a Sala ci saranno certamente, il Pd, una lista civica del sindaco, forze ambientaliste. Ma il civismo politico? Quell’insieme molto vivace di iniziative che in questi anni si sono ritrovate in Azione Civica? Le formazioni della galassia liberal-democratica e riformista? Azione, Italia viva e +Europa, i Socialisti? Io credo che lo spazio tra gli elettori di centro sinistra sia immenso e che porgere anche a molti elettori di Forza Italia piuttosto spaesati e indisponibili verso le forze sovraniste e antieuropee un’offerta politica-civica al tempo stesso visionaria e, avremmo detto una volta, Lib-lab, sarebbe una scommessa non banale, che se per caso funzionasse, creerebbe, non solo a Milano, le condizioni per rimescolamento di carte importante e sarebbe un valore aggiunto significativo per Beppe Sala. E inoltre unire e far vincere forze riformatrici e nitidamente europee darebbe una certa soddisfazione.

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