PUBBLICITÁ

GranMilano

Nuovo Rt del Pd

Fabio Massa

Lo scontro tra regione e governo sui dati ricompatta la sinistra: in comune, soprattutto

PUBBLICITÁ

 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


 

PUBBLICITÁ

Il pasticciaccio brutto dei dati sulla zona rossa (il pasticcio cresce a ogni reciproca precisazione: l’Istituto superiore di Sanità rivela che da maggio “ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze”, la Lombardia insiste ad accusare “il mal funzionamento dell’algoritmo per il calcolo dell’Rt), è una questione non solo tecnica ma tanto, tantissimo politica. Il riassunto è semplice: per Attilio Fontana ha sbagliato Roberto Speranza, e per Speranza ha sbagliato Fontana. E visto che non è una cosa che si può spiegare in due righe, servirebbe un terzo salomonico che dica la sua. Cosa che succederà anche, prevedibilmente, visto che di esposti ne sono stati presentati a decine e che dunque, prima o poi, qualcuno si deciderà ad aprire una inchiesta. Che però avrà i tempi italiani: dunque la verità si avrà più o meno con la consegna dell’ultima dose di vaccino da parte del commissario Arcuri.

 

Da qui all’eternità. Fin qui, la questione del pasticciaccio brutto a livello più o meno nazionale. Poi c’è la ricaduta politica, che sta già avendo conseguenze importanti a livello milanese sia sul Partito democratico che sul centrodestra. La prima conseguenza a sinistra è la compattazione del terreno su cui poggiano le correnti dem, di solito attraversate da solchi visibili e profondi, specialmente in quel momento della campagna elettorale meneghina in cui bisogna decidere chi andrà in lista, e in quale posizione. Così il documento firmato nelle scorse settimane da Filippo Barberis, capogruppo in Comune, e da Anna Scavuzzo, vicesindaca che Beppe Sala vuole riconfermare, è stato una vera e propria voragine nel Pd. Di fatto si diceva che l’opposizione in Regione deve essere costruttiva e non solo polemica, tirando una non proprio sottile linea rossa non solo verso Pierfrancesco Majorino e i suoi, ma anche nei confronti di Carmela Rozza, Fabio Pizzul e soprattutto Pietro Bussolati, che si trascina dietro tutti gli zingarettiani milanesi della segreteria metropolitana di Silvia Roggiani.

PUBBLICITÁ

 

Voragine mai colmata, nel delirio di riunioni per decidere chi saranno i sommersi e i salvati del grande gioco delle liste, tra il Pd di lotta (quello in Regione) e il Pd di governo, quello in Comune. Invece la questione dei dati ha messo tutti d’accordo. Il Pd di governo si è affrettato a chiudere in anticipo un Consiglio comunale in remoto per recarsi in presenza a contestare Fontana e Moratti, insieme al Pd di lotta e a tutti i gruppi e gruppuscoli della sinistra, una volta tanto tutti uniti senza distinguo. E c’è già chi pensa che questa concordia possa offrire un fronte compatto nei confronti del sindaco Sala, nei passaggi stretti delle prossime settimane, come ad esempio la regola del divieto di terzo mandato assessorile. Difficile dirlo, e difficile saperlo. Così come è difficile anticipare l’effettiva conseguenza sul lungo periodo, leggasi le regionali, della battaglia asperrima a tema Covid. Le regionali sono sempre state, infatti, ampiamente trascinate dalle tendenze nazionali. Il centrodestra era ampiamente radicato nelle province lombarde, dove tuttavia il virus ha colpito più forte. C’è chi, nel centrosinistra, sta lavorando proprio su questo: costruire reti sotterranee che vadano a minare un consenso che nessuno fino ad oggi è riuscito a scalfire.

 

Resta da capire se, cambiando gli attori principali (leggasi il governatore, che chiuderà prevedibilmente il suo ciclo), il centrosinistra riuscirà a catalizzare lo scontento come sta facendo oggi. Anche perché ad oggi è impossibile prevedere quale sarà lo scenario nazionale, considerato che mentre la Lombardia combatte con Roma, a Roma si combatte in una crisi di governo che non sembra affatto di facile risoluzione. Per adesso però i dem milanesi si sono ritrovati sotto la Regione, ma con in testa le comunali. Non è poco. C’è poi l’effetto del pasticciaccio sul centrodestra. Rimane un mistero come, malgrado controlli i tre quarti delle regioni, le quali sono titolari dell’azione in campo sanitario, Matteo Salvini non sia riuscito a costruire una strategia comune. Per capirsi: se Fontana accusa l’Istituto superiore di Sanità di avere un algoritmo che non funziona, ci si attenderebbe che in tutte le altre regioni a trazione centrodestra si sviluppi una analoga battaglia. Invece, a parte la Sardegna, gli altri paiono tacere. C’è chi dice che Salvini non voglia distogliere l’attenzione mediatica dai travagli del Conte ex premier, e che anche per questo tra poco l’intera vicenda si inabisserà nei tecnicismi. Di certo la “solidarietà“ tra regioni del centrodestra prende qualche diversa pista rispetto alla compattazione del terreno delle correnti del centrosinistra.

 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ