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GranMilano

Politica dello stadio

Fabio Massa

Il nuovo San Siro è l’unico argomento che farebbe sognare un po’ i milanesi. Ma i partiti fanno peggio degli struzzi

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Le rime di Jacopo Pensa, avvocato milanese di lunga storia e fama e con la passione per quelle baciate, mettono sempre allegria. Accade generalmente a fine anno, quando le regala ad amici e clienti (tra i quali Attilio Fontana). Ne ha fatto anche un volumetto, chiamato “Nel paese del diritto c’è talvolta buio fitto” (Edizioni Le Lucerne), che si trova non solo in libreria ma sui tavolini dei salotti delle istituzioni, degli studi legali e della Milano bene. Piccole perle di saggezza, tra cui: "Avvocati, calcio e amore / sono fonti di dolore”. Versi semplici, ma che servono a ben riassumere anche la situazione politica attuale sotto la Madonnina riguardo uno dei progetti più importanti, e qualificanti, per il futuro di Milano: il nuovo stadio di San Siro. Con la pandemia che non accenna a placarsi, con la città di nuovo in zona rossa, vuota e, triste anche solo a camminarci, di progetti politici “per far sognare” in vista delle elezioni non ce ne sono. Ai milanesi basterebbe qualche vaccino in più, qualche ristoro in più. L’unico tema che possa accendere la fantasia (e anche la voglia di discutere) dei milanesi è il destino del vecchio caro Meazza, e l’attesa per il nuovo impianto-quartiere. Ma attualmente il progetto, più che far sognare, è impastoiato tra avvocati e architetti e ingegneri e uffici comunali. Per non parlare dei comitati civici stile “Nimby”. Indici di fattibilità, edificabilità, occupazione del suolo e tutto il resto. Tutta roba tecnica, che toglie un argomento alle campagne elettorali (meglio sorvolare?) ma che non cancella la domanda di fondo: la politica milanese vuole o no il nuovo stadio? La risposta, purtroppo, non è chiara. E’ fumosa come le idee con poca linearità sanno essere.

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Le rime di Jacopo Pensa, avvocato milanese di lunga storia e fama e con la passione per quelle baciate, mettono sempre allegria. Accade generalmente a fine anno, quando le regala ad amici e clienti (tra i quali Attilio Fontana). Ne ha fatto anche un volumetto, chiamato “Nel paese del diritto c’è talvolta buio fitto” (Edizioni Le Lucerne), che si trova non solo in libreria ma sui tavolini dei salotti delle istituzioni, degli studi legali e della Milano bene. Piccole perle di saggezza, tra cui: "Avvocati, calcio e amore / sono fonti di dolore”. Versi semplici, ma che servono a ben riassumere anche la situazione politica attuale sotto la Madonnina riguardo uno dei progetti più importanti, e qualificanti, per il futuro di Milano: il nuovo stadio di San Siro. Con la pandemia che non accenna a placarsi, con la città di nuovo in zona rossa, vuota e, triste anche solo a camminarci, di progetti politici “per far sognare” in vista delle elezioni non ce ne sono. Ai milanesi basterebbe qualche vaccino in più, qualche ristoro in più. L’unico tema che possa accendere la fantasia (e anche la voglia di discutere) dei milanesi è il destino del vecchio caro Meazza, e l’attesa per il nuovo impianto-quartiere. Ma attualmente il progetto, più che far sognare, è impastoiato tra avvocati e architetti e ingegneri e uffici comunali. Per non parlare dei comitati civici stile “Nimby”. Indici di fattibilità, edificabilità, occupazione del suolo e tutto il resto. Tutta roba tecnica, che toglie un argomento alle campagne elettorali (meglio sorvolare?) ma che non cancella la domanda di fondo: la politica milanese vuole o no il nuovo stadio? La risposta, purtroppo, non è chiara. E’ fumosa come le idee con poca linearità sanno essere.

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BEPPE SALA E I VERDI - Chi lo conosce sa che il sindaco ricandidato è un super-tifoso dell’Inter. E che, sotto sotto, sa che l’immane investimento sulla città derivante dal nuovo stadio è oro puro in un tempo di crisi post-pandemia. L’incognita però è tutta politica: metterà il nuovo stadio nel suo programma elettorale? Farà campagna elettorale dicendo: sì, voglio il nuovo stadio di Milan e Inter? Controindicazione pesante: i Verdi, con i quali Sala ha appena annunciato una alleanza organica, hanno appena ritirato fuori la battaglia per salvare il Meazza. Sostenendo la logica dei ricorsi e del “bene pubblico che non si tocca”. Come si può fare una alleanza quando sull’unico grande progetto qualificante e ispiratore di sogni la si vede così differentemente?


PD IN ORDINE SPARSO - Come al solito i Dem arrivano in ordine più che sparso. Per un Alessandro Giungi, consigliere comunale, contrarissimo alla demolizione, c’è un Filippo Barberis, attuale capogruppo e pronto in rampa di lancio per entrare in giunta, che vorrebbe la nuova struttura già domattina. Dietro si nasconde uno scontro tra anime: Barberis fa parte della corrente di Anna Scavuzzo, che Beppe Sala rivorrebbe vicesindaco, ma non fa parte della corrente di Pierfrancesco Majorino né di quella di Pietro Bussolati-Pierfrancesco Maran, assessore all’urbanistica uscente. In tutto questo bailamme interno, il Pd metterà nel suo programma elettorale un ulteriore argomento divisivo?

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FORZA ITALIA (E IL CAV.?) - Sul fronte opposto, altre contraddizioni. Il capogruppo a Palazzo Marino, Fabrizio De Pasquale è d’accordo con il nuovo stadio. Il consigliere Alessandro De Chirico è contrario al nuovo stadio. Per non dire del combattivo presidente del Municipio 7, Marco Bestetti, favorevole addirittura a un referendum contro l’abbattimento del Meazza. E pensare che il Cavaliere, quando era il padrone del Milan (ma anche per il suo carattere da “presidente costruttore”) ha sempre sognato un nuovo stadio per Milano, possibilmente proprietà. Ma appunto, oggi Berlusconi che cosa ne pensa? Si sa che oggi il sogno sarebbe quello di portare a giocare il Monza contro il Milan. Difficile che l’uomo che il Cav. mise all’Eni, ovvero Paolo Scaroni, non ci abbia parlato e non l’abbia convinto. Ma i rappresentanti locali per adesso vanno in ordine sparso, come si sa.

 

LA LEGA DAL NO AL NI’ - Un bel giorno, durante il primo durissimo lockdown, nella primavera scorsa, Matteo Salvini incontrò i fedelissimi, impegnati in una battaglia senza quartiere per salvare il Meazza. Disse loro che aveva incontrato Scaroni. E che aveva cambiato idea. Non si sa se perché il Capitano è milanista, o perché il boss del Milan gli ha spiegato l’Abc del calcio-business. La Lega, da allora, si è messa in una posizione di attesa e di dialogo. Impossibile però che possa inserire tra i propri programmi il nuovo stadio

 

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FRATELLI D’ITALIA - Sulla questione tra gli uomini di Giorgia Meloni prevale la cautela. Riassume tutto una vecchia dichiarazione di Ignazio La Russa (interista): “Trovare un modo di convivenza con il nuovo stadio”. Tutto e niente. Per essere un progetto su cui Milano vuole costruire il proprio futuro, le forze politiche stanno facendo del proprio meglio per confondere le idee (e le acque). E rimandare.

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