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GranMilano

Parla il capo di Assolombarda: lavoro, rilancio e male il governo

Daniele Bonecchi

"Sul Recovery il governo ha dimostrato assenza di visione. Ripartire dal lavoro e stimolare gli investimenti. Milano sia sempre più smart land per competere come filiere di prossimità", ci dice Alessandro Spada

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La ripresa economica nella capitale del business è tra le più difficili da affrontare, anche perché, cadere dall’alto fa sempre più male. Alessandro Spada, presidente pro tempore di Assolombarda – succeduto a Carlo Bonomi chiamato in via dell’Astrolabio – non si aspettava un terreno così accidentato. Al netto della “dialettica” interna all’associazione per designare (la prossima primavera) il nuovo presidente, Spada (che potrebbe restare alla guida degli industriali ambrosiani) non si aspettava un pavé da Parigi-Roubaix quando ha inforcato la bicicletta in via Pantano. Al di là delle stime sul Pil inficiate dalla pandemia, a far paura sono i dati (raccolti dall’economista Mauro Zangola per la Stampa) sulla disoccupazione tra i giovani lombardi. Quelli che non studiano e non lavorano in Lombardia sono il 15 per cento e c’è chi parla apertamente, per l’inizio della primavera, di un’ondata di licenziamenti.

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La ripresa economica nella capitale del business è tra le più difficili da affrontare, anche perché, cadere dall’alto fa sempre più male. Alessandro Spada, presidente pro tempore di Assolombarda – succeduto a Carlo Bonomi chiamato in via dell’Astrolabio – non si aspettava un terreno così accidentato. Al netto della “dialettica” interna all’associazione per designare (la prossima primavera) il nuovo presidente, Spada (che potrebbe restare alla guida degli industriali ambrosiani) non si aspettava un pavé da Parigi-Roubaix quando ha inforcato la bicicletta in via Pantano. Al di là delle stime sul Pil inficiate dalla pandemia, a far paura sono i dati (raccolti dall’economista Mauro Zangola per la Stampa) sulla disoccupazione tra i giovani lombardi. Quelli che non studiano e non lavorano in Lombardia sono il 15 per cento e c’è chi parla apertamente, per l’inizio della primavera, di un’ondata di licenziamenti.

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Spada, classe 1965, milanese, dirigente di lungo corso (20 anni) in Assolombarda, è cresciuto nell’azienda di famiglia, la VRV, che opera nel campo delle apparecchiature per l’industria chimica, petrolchimica e farmaceutica e di cui è diventato presidente nel 2016. Ora che la crisi dell’occupazione anche nel milanese, si fa sentire, il Foglio gli chiede se c’è una ricetta per salvare i tanti posti di lavoro a rischio. “Partiamo dalla premessa che a nessun datore di lavoro piace licenziare, ma creare valore. Tuttavia, stiamo affrontando una recessione storica e prolungare il blocco dei licenziamenti non risolve il problema dell’occupazione. Senza una visione di lungo termine e una strategia fondata sugli investimenti, il rischio è di ritrovarsi difronte a una profonda crisi sociale. Serve una riforma seria degli ammortizzatori sociali, a sostegno del reddito e dell’occupabilità, che metta al centro la persona con la formazione. Una parte dell’integrazione al reddito andrebbe condizionata, per esempio, alla partecipazione a programmi formativi utili a favorire il reimpiego delle persone in relazione alle esigenze del mercato”, sostiene il presidente di Assolombarda.

 

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Milano è ripiegata su se stessa, a rischio c’è il suo modello di crescita. Qual è la direzione di marcia che gli industriali suggeriscono?

“Il Covid ha devastato settori trainanti della nostra economia: il turismo, la cultura, i servizi e ci ha mostrato una città svuotata. Tuttavia, la tenuta del manifatturiero è un elemento di competitività del nostro sistema produttivo, diversificato e innovativo, fatto di piccole, medie e grandi imprese, su cui si deve continuare a investire. L’esperienza delle nostre imprese è l’interdipendenza, una caratteristica che durante la pandemia ci ha esposto a rischi globali. Milano deve essere piattaforma di interconnessione delle filiere, dimostrando una nuova capacità di riorganizzazione delle catene del valore. Si deve ripensare, all’insegna dell’inclusione (le stime indicano un ritorno ai livelli occupazionali precrisi solo a metà del 2022) e attraverso un modo nuovo di attrarre investimenti e capitale umano. Fondamentale è la collaborazione tra imprese e sistema educativo: serve un patto per i giovani che sia anche un forte incentivo per attrarre e trattenere i talenti. In questa direzione, è necessario anche investire nelle connessioni fisiche e digitali per una Milano allargata, sempre più raggiungibile, facile da vivere. In linea con il principio dell’umanesimo digitale, frutto dell’accelerazione della pandemia sul digitale, che mette le tecnologie digitali al servizio dell’uomo. Allo stesso tempo, Milano dovrà coniugare i bisogni della città con quelli di persone e lavoratori. Una città davvero inclusiva, che non lasci indietro nessuno, capace di crescere nella reciprocità con i territori”.

 

L’impressione che si va diffondendo tra i ceti produttivi è che moda e design probabilmente non basteranno più a dare la spinta. Manifatturiero di qualità, ricerca, terziario. Occorre scegliere e investire, che ruolo devono giocare le istituzioni nazionali e quelle locali?

“L’analisi del nostro tessuto economico indica le priorità su cui lavorare e purtroppo mette in luce l’assenza di una visione strategica di lungo periodo e di una politica industriale, capace di stimolare crescita e sviluppo. Serve un’alleanza di intenti condivisi tra istituzioni, imprese e parti sociali. Servono scelte chiare, capacità di esecuzione e tempi rapidi: questo compito spetta alla politica che ha il dovere di guardare al futuro, superando la logica dell’emergenza. Continuiamo a ripetere che per rilanciare lo sviluppo occorre dare un forte stimolo agli investimenti – penso a Transizione 4.0 – oltre ad abbattere il costo del lavoro”.

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Le ultime ore (forse) di questo governo sono state impegnate nella definizione dei contenuti del Recovery, si è fatto un gran discutere delle risorse europee ma non si rischia di polverizzare gli investimenti?

“Sui contenuti del Recovery Plan, purtroppo il governo ha dimostrato assenza di visione e difficoltà a definire progetti concreti. Dopo mesi ci troviamo davanti a un elenco ancora fumoso di temi. Non possiamo rischiare di sprecare questa straordinaria opportunità di rinnovamento e crescita, con conseguenze devastanti sul debito pubblico. Questo è il tempo della responsabilità. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ce lo ha ricordato alla fine dell’anno: “Serietà, collaborazione e anche senso del dovere sono necessari per ripartire”. Il piano per la ripresa è un’occasione unica per l’Italia. Vanno individuate poche e chiare priorità, condivise con le forze sociali e gli enti locali, a cui destinare le risorse a disposizione, se vogliamo promuovere un’ambiziosa stagione di riforme – in particolare su digitalizzazione, infrastrutture e green economy – superando le storiche fragilità strutturali del paese”.

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Il mondo dell’impresa non ha fatto sconti all’esecutivo, è andato spesso a muso duro contro le scelte del governo Conte ma gli imprenditori non possono chiamarsi fuori. Quali sono le priorità irrinunciabili per le imprese, in particolare, di questo territorio?

“In questa situazione le priorità interne alle imprese sono migliorare le competenze e la qualità, due elementi che già adesso fanno la differenza sui mercati. Ma l’emergenza ha ulteriormente sottolineato la stretta relazione tra ambiente, società ed economia, un legame che sarà sempre più determinante anche nella definizione di nuove strategie aziendali. In questa logica, occorre promuovere una Milano sempre più smart land per competere come filiere di prossimità, in un insieme di distretti, di piccole, medie e grandi imprese, e di infrastrutture fisiche e digitali”, conclude Spada. 

 

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