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Gran Milano

Pronti a rifare la Sanità in Lombardia. E "Sala sia più ambizioso", dice Quartapelle

Fabio Massa

La maggioranza Fontana è "inadeguata", mentre il sindaco di Milano "poteva fare di più sulle periferie, saranno il nostro punto debole", dice la deputata lombarda del Pd 

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"Fare politica non è come recitare in uno spettacolo, al termine del quale l’attore più bravo è quello che riceve più applausi”. Parole e musica di Lia Quartapelle, deputata lombarda e astro crescente del Pd, ma non nel dialogo con il Foglio di oggi. Piuttosto, nel suo libro scritto a quattro mani con Giuliano Pisapia e uscito qualche tempo fa: “La politica raccontata ai ragazzi” (DeAgostini). In effetti, ai ragazzi è più difficile spiegare la complicata arte del governo, della battaglia dall’opposizione, dei ribaltoni e dei rimpasti. Ecco, tema attuale i rimpasti e i ribaltoni. “Se si rimpasta con Conte? E’ caricaturale dire che la crisi del governo è un prurito di Renzi, la crisi del governo è evidente nella sua incapacità di decidere. Massimo D’Alema è uomo di troppa esperienza per non saperlo. Tirare a campare in questa fase vuol dire tirare le cuoia. Però devo dire che più che il gioco delle sedie romane a me interessa una presa in carico delle responsabilità sul tema del Recovery fund, che ancora non vedo, nonostante il lavoro del ministro Gualtieri. Non vorrei che la discussione sui nomi ci facesse dimenticare che noi come maggioranza abbiamo il dovere di dare una visione chiara di dove vogliamo portare il paese. Stiamo discutendo di che cosa spendere e non di quali obiettivi vogliamo raggiungere. E’ un peccato perché i cittadini devi coinvolgerli sugli obiettivi, non sulle mancette, e in secondo luogo perché se si discutesse degli obiettivi si potrebbe coinvolgere anche altre forze politiche”.

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"Fare politica non è come recitare in uno spettacolo, al termine del quale l’attore più bravo è quello che riceve più applausi”. Parole e musica di Lia Quartapelle, deputata lombarda e astro crescente del Pd, ma non nel dialogo con il Foglio di oggi. Piuttosto, nel suo libro scritto a quattro mani con Giuliano Pisapia e uscito qualche tempo fa: “La politica raccontata ai ragazzi” (DeAgostini). In effetti, ai ragazzi è più difficile spiegare la complicata arte del governo, della battaglia dall’opposizione, dei ribaltoni e dei rimpasti. Ecco, tema attuale i rimpasti e i ribaltoni. “Se si rimpasta con Conte? E’ caricaturale dire che la crisi del governo è un prurito di Renzi, la crisi del governo è evidente nella sua incapacità di decidere. Massimo D’Alema è uomo di troppa esperienza per non saperlo. Tirare a campare in questa fase vuol dire tirare le cuoia. Però devo dire che più che il gioco delle sedie romane a me interessa una presa in carico delle responsabilità sul tema del Recovery fund, che ancora non vedo, nonostante il lavoro del ministro Gualtieri. Non vorrei che la discussione sui nomi ci facesse dimenticare che noi come maggioranza abbiamo il dovere di dare una visione chiara di dove vogliamo portare il paese. Stiamo discutendo di che cosa spendere e non di quali obiettivi vogliamo raggiungere. E’ un peccato perché i cittadini devi coinvolgerli sugli obiettivi, non sulle mancette, e in secondo luogo perché se si discutesse degli obiettivi si potrebbe coinvolgere anche altre forze politiche”.

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Allargamento a Forza Italia? Quartapelle non lo dice, ma si capisce. “Chi vuole starci ci stia. Ci sono temi su cui dobbiamo avere alleanze larghe, perché sono obiettivi che resteranno per il paese. Siamo il paese con il più alto tasso di disoccupazione giovanile: questo è un tema per tutte le forze parlamentari, non solo per alcune”. Scendiamo di livello istituzionale, Regione Lombardia. Quartapelle attacca, ma il Pd sarebbe pronto a costruire un percorso verso le prossime elezioni? “Siamo pronti. La prima cosa da dire non è se noi siamo pronti, ma quanto loro sono inadeguati e questa cosa è sotto gli occhi di tutti. Se loro fossero davvero preoccupati della salute dei lombardi e della crisi economica che morde le imprese si presenterebbero al voto con una nuova classe dirigente ma siccome sono solo interessati a passare la nottata politica rimpastano dicendo che Fontana va commissariato e che quanto fatto finora non va bene. Noi siamo pronti per riformare la legge 23, con un’idea completamente diversa della sanità ma soprattutto con un insegnamento sociale diverso. Il tema sanitario è sempre stato l’argomento forte del centrodestra che ha coperto con la Sanità tutto il resto che, molto male, la Regione gestisce”. Sulla parte destruens nessun dubbio, poi ci vuole quella costruens, però. “Stiamo facendo un lavoro sotterraneo su tutti coloro che sono venuti a contatto con il sistema sanitario o che appartengono al sistema sanitario, un lavoro con i medici di base lasciati soli, le famiglie dei malati e dei morti Covid. C’è un lavoro fatto molto bene da Astuti (Samuele Astuti, consigliere regionale del Pd, ndr) con gli stakeholder, con i gruppi di interesse legati al sistema sanitario. E poi stiamo programmando per la primavera una serie di incontri – terza ondata permettendo – sui temi di territorio nelle varie province”. Insomma, un piano di guerra.

 

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Ma il candidato? “Deve essere persona combattiva e piena di energia, che si prepara in anticipo, capace di vedere le cose in modo completamente diverso, rompere tutti questi refrain celebrativi della Lombardia”. Da un candidato futuribile all’altro, invece già in campo: Beppe Sala. “Sala deve essere schietto sulle cose fatte e non fatte rispetto alle promesse elettorali. In particolare sulla questione delle periferie si poteva fare meglio e l’idea che era stata ventilata da qualcuno di un assessore alle periferie doveva essere presa in considerazione. Anche perché oggi con la crisi che c’è e che ci sarà, le periferie saranno il nostro punto debole. E poi bisogna essere consapevoli che è una fase molto diversa. Una fase in cui il tema del lavoro sarà centrale e da un sindaco al secondo mandato io mi aspetto, e sono sicura che Beppe lo farà, di andare al di là delle competenze che la legge gli assegna per fare politica e visione. Mi aspetto anche un pensiero un po’ ambizioso sulla città metropolitana”. Si parla di una campagna elettorale molto lunga. “A me le campagne così piacciono e non preoccupano, però questa è una campagna elettorale fatta in una fase nuova e quindi giocare bene le carte pensando che non si sa se si vota a giugno o a settembre. In sei o nove mesi le cose possono cambiare in modo radicale. Bisogna fare una campagna elettorale seria, quotidiana, vicina alle persone senza dare nulla per scontato”. 

 

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