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Gran Milano

Muoversi oltre il Covid. Il futuro di Milano è nei suoi mezzi

Daniele Bonecchi

Parla Terragni, presidente di M4. Così i trasporti cambiano il lavoro e i quartieri. Obiettivo 2021

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Parlare con Fabio Terragni è come aprire il sipario sulla Milano che verrà, quella post Covid e smart, che somiglia tanto alla metropoli policentrica che Terragni – oggi presidente della M4 spa, la società che sta costruendo la metropolitana destinata a collegare la città all’aeroporto di Linate – ha progettato anni fa, quando era alla guida dell’Agenzia di sviluppo Milano metropoli e poi Bic La Fucina. “Molte aziende si stanno rendendo conto, complice l’esperienza dello smart working, che non è necessario portare in ufficio ogni giorno migliaia di persone da luoghi lontani – spiega al Foglio – ma che è opportuno organizzare il lavoro in modo da minimizzare gli spostamenti. Questo vuol dire contenere i costi e l’impatto ambientale che ne derivano, anche rimodulando i tempi della giornata. Come sta succedendo per le scuole in vista del 7 gennaio, con orari differenziati. Ci sarà sempre più attenzione sia agli aspetti temporali che a quelli dello spazio: molte aziende invece di trascinare tutti i collaboratori verso il centro delle città si organizzeranno per realizzare ‘uffici satellite’, da utilizzare con lo smart working da casa”.

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Parlare con Fabio Terragni è come aprire il sipario sulla Milano che verrà, quella post Covid e smart, che somiglia tanto alla metropoli policentrica che Terragni – oggi presidente della M4 spa, la società che sta costruendo la metropolitana destinata a collegare la città all’aeroporto di Linate – ha progettato anni fa, quando era alla guida dell’Agenzia di sviluppo Milano metropoli e poi Bic La Fucina. “Molte aziende si stanno rendendo conto, complice l’esperienza dello smart working, che non è necessario portare in ufficio ogni giorno migliaia di persone da luoghi lontani – spiega al Foglio – ma che è opportuno organizzare il lavoro in modo da minimizzare gli spostamenti. Questo vuol dire contenere i costi e l’impatto ambientale che ne derivano, anche rimodulando i tempi della giornata. Come sta succedendo per le scuole in vista del 7 gennaio, con orari differenziati. Ci sarà sempre più attenzione sia agli aspetti temporali che a quelli dello spazio: molte aziende invece di trascinare tutti i collaboratori verso il centro delle città si organizzeranno per realizzare ‘uffici satellite’, da utilizzare con lo smart working da casa”.

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E agli scettici Terragni spiega: “Questa linea di tendenza si consoliderà anche il prossimo anno, perché le grandi aziende di servizi utilizzeranno meno i loro uffici nel centro città. Questo non vuol dire desertificare, ma riprendere l’attività in direzione del progetto “la città in 15 minuti”, voluto dal sindaco Sala”. In sintesi: guardare all’organizzazione metropolitana con spostamenti da realizzare nell’arco di 15 minuti, da percorrere a piedi, in bicicletta, in monopattino, in metropolitana o col car sharing. “Che vuol dire riadattare i servizi in funzione di questa nuova geografia, operazione che non sarà istantanea ma diventerà una tendenza”.

 

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E questo porta anche alla riqualificazione delle aree periferiche e ad una nuova mappa dei servizi in città. Sta succedendo a Rho-Pero sull’ex area Expo con MIND, con Sky a Rogoredo Santa Giulia, con la Siemens in via Adriano, con la Città della Salute a Sesto San Giovanni. In tutto questo la M4, coi suoi cantieri è diventata una occasione per fare un imponente restyling di molti quartieri. Gli interventi, firmati dall’architetto Loredana Brambilla del Comune di Milano in collaborazione con Amat - Officine Urbane, si riferiscono, per ora, alle aree di Largo Augusto e via Verziere, stazione Sforza-Policlinico in via Francesco Sforza, nel tratto da via Laghetto a corso di Porta Romana, stazione Santa Sofia, stazione Vetra in via Molino delle Armi e stazione De Amicis in piazza Resistenza Partigiana e via De Amicis.

 

Ma a che punto è la sotterranea? “Noi stiamo lavorando per aprire la prima tratta della M4 nel mese di aprile 2021, sono tre fermate che collegano l’aeroporto di Linate con la stazione del Passante a Forlanini. Nei mesi successivi apriremo fino a piazza Dateo, nell’anno dopo apriremo fino a San Babila”, spiega il presidente della società. “Ma è una grande occasione da non sprecare per ripensare la città e la sua geografia urbana”. La Lombardia ha sofferto a lungo di un forte gap infrastrutturale. Doveroso chiedere a Terragni – già alla guida di aziende come Tem, la tangenziale di Milano e Pedemontana – se c’è ancora un buco da colmare nel sistema regionale. “C’è ancora molto da fare sul sistema ferroviario – risponde – sia in termini di servizio sia per superare alcune strozzature. I problemi principali non sono quelli tra la periferia e il centro ma quelli da periferia a periferia. Bisogna realizzare infrastrutture che permettano di razionalizzare i collegamenti con città come Como e Varese, che meriterebbero una maggiore intensità di servizi, ma poi servono infrastrutture sulla direttrice est-ovest. Occorre collegare tra di loro quartieri popolosi, dove hanno trovato sede svariati servizi”.

  

I progetti ci sono, ciò che manca, per ora, sono le risorse. Anche per questo “dovremmo studiare e utilizzare di più le partnership pubblico-privato, sia sul versante economico finanziario che per il concorso di competenze e di punti di vista. Personalmente sono favorevolissimo alla collaborazione pubblico-privato, anche se bisogna rendere più efficace la governance, per risparmiare tempo e danaro. Oggi abbiamo di fronte, come paese, una stagione in cui dovrebbero arrivare ingenti risorse pubbliche (Recovery fund, ndr). Bisogna evitare i progetti campati per aria, lavorando per abbassare le barriere all’investimento privato. Ci sono forme di investimento che non hanno dei ritorni super appetibili per il mercato ma che sono interessanti per il versante socio economico. Ecco, quelle risorse dovrebbero essere utilizzate per rendere più appetibili quegli investimenti, anche da parte del privato. Dovremmo essere in grado di moltiplicare per dieci le risorse che abbiamo a disposizione”, ragiona il presidente della M4.

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Poi un avvertimento: “Noi, per realizzare l’opera (M4), abbiamo lavorato sulla base di un protocollo di legalità voluto dal comune e dalla prefettura ai tempi di Expo, in modo da consentire alla società un controllo capillare delle oltre 1.500 aziende coinvolte. Con l’obiettivo che nemmeno un euro finisse nelle mani sbagliate. Uno sforzo importante. Per questo abbiamo realizzato una piattaforma che consente il monitoraggio attento e approfondito di tutte le aziende e dei flussi finanziari. Uno strumento importante che potrebbe essere impiegato anche in vista dell’arrivo di quei 200 miliardi dalla Ue”.
 

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