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Cos'è e cosa vuol essere Fondazione Bpm. Parla Ambrosoli

Mariarosaria Marchesano

Umberto Ambrosoli ci racconta l’ultima nata tra gli enti benefici sorti da una finanza responsabile

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Partiremo da un progetto di supporto all’educazione scolastica, ma ci impegneremo anche in iniziative di assistenza sociale, sanitaria e culturale per andare incontro alle nuove fragilità che stanno emergendo nel territorio milanese. Anche in questa pandemia il terzo settore continua a svolgere un ruolo determinante nonostante venga ciclicamente messo sotto pressione da interventi normativi, come quello previsto dalla bozza di Bilancio 2021, dove si interviene in maniera tale da mettere in scacco l’idea stessa del mutualismo che ne rappresenta un principio fondante”.

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Partiremo da un progetto di supporto all’educazione scolastica, ma ci impegneremo anche in iniziative di assistenza sociale, sanitaria e culturale per andare incontro alle nuove fragilità che stanno emergendo nel territorio milanese. Anche in questa pandemia il terzo settore continua a svolgere un ruolo determinante nonostante venga ciclicamente messo sotto pressione da interventi normativi, come quello previsto dalla bozza di Bilancio 2021, dove si interviene in maniera tale da mettere in scacco l’idea stessa del mutualismo che ne rappresenta un principio fondante”.

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Parla Umberto Ambrosoli, presidente della neonata Fondazione Banca Popolare di Milano, un tassello che mancava nel mondo degli enti a scopo benefico che si sono riuniti sotto il cappello di Banco Bpm dopo la fusione tra Bpm e Banco Popolare. Ambrosoli, avvocato e saggista (tra gli altri, ha scritto Qualunque cosa succeda, in cui racconta la storia del padre, Giorgio Ambrosoli, che ha poi ispirato una miniserie tv andata in onda qualche anno fa sulla Rai) è stato scelto dai vertici della banca guidata da Giuseppe Castagna per il suo profilo fortemente rappresentativo della storia e della cultura milanese nonché dell’impegno civico e politico che è sfociato nella candidatura alle elezioni regionali del 2013, vinte poi da Roberto Maroni.

 

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Ma Ambrosoli ha anche una conoscenza diretta dell’evoluzione più recente dell’istituto di piazza Meda, per essere stato presidente di Bpm spa nel periodo immediatamente successivo alla fusione e per la sua esperienza alla presidenza di Banca Aletti, la private bank di Banco Bpm. “La nostra attività sarà focalizzata in ambito milanese, con attenzione anche alle aree di Monza-Brianza e Legnano – dice Ambrosoli – dove la crisi sanitaria ha accentuato povertà e disuguaglianze. Cercheremo di avvicinare l’utenza scolastica di elementari e medie alla didattica a distanza nelle situazioni in cui è emerso che l’accesso a questo tipo di modalità non è garantita a tutti. Ma la Fondazione Banca popolare di Milano cercherà di dare una mano anche al settore della cultura che vede migliaia di lavoratori penalizzati”.

 

Di quante risorse disponete? “Questo è un anno particolare, la Fondazione può ricevere, infatti, una quota degli utili che la Banca fondatrice ha generato, ma quest’anno con l’emergenza c’è stato l’intervento della Bce a bloccare questa fonte di alimentazione delle disponibilità della Fondazione”. La Banca centrale europea ha, infatti, chiesto agli istituti di credito di non distribuire gli utili al fine di creare un cuscinetto di risorse per ammortizzare l’impatto sui conti della crisi Covid. Così le fondazioni di derivazione bancaria hanno visto venir meno le risorse che normalmente destinano a investimenti in ambito sociale e al supporto delle fasce più esposte alla crisi sanitaria ed economica.

 

“Da un certo punto di vista è un paradosso – riflette Ambrosoli – vista la fondamentale importanza che le fondazioni stanno assumendo anche nell’affrontare la crisi Covid, come ha fatto bene a sottolineare nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per fortuna, ci sono altre strade per attivare risorse finanziarie grazie al contributo di tante persone”. Lo scorso aprile l’intero consiglio di amministrazione e il collegio sindacale di Banco Bpm ha deciso di devolvere una parte dei propri emolumenti a favore di attività sociali e a questo si sono aggiunte poi la decisione del presidente Massimo Tononi di rinunciare all’intera remunerazione per il 2020 e la promozione di una raccolta fondi (attraverso un sistema di crowdfunding) promossa all’interno e all’esterno della banca.

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Tutte queste risorse – per un totale di 4 milioni di euro – sono andate a costituire un plafond interamente dedicato all’emergenza Covid. Tra queste, come ricorda Ambrosoli, c’è la promozione della banca biologica con l’ospedale Sacco che sta raccogliendo e conservando tutti i materiali (tessuti biologici ed ematici) dei malati di coronavirus, il che rappresenta una grande opportunità per lo studio e lo sviluppo di strategie diagnostiche e terapeutiche. Fino ad oggi, Banco Bpm ha gestito in modo diretto le attività benefiche sul territorio milanese, a differenza delle iniziative destinate alle altre aree in cui è presente, per esempio in Veneto e in Piemonte, che fanno capo alle fondazioni delle banche locali che sono state aggregate nel gruppo.

 

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Con la creazione della Fondazione Banca Popolare di Milano “c’è ora un soggetto dedicato e autonomo nella individuazione e selezione delle richieste più urgenti e meritevoli”, prosegue Ambrosoli, che spiega anche come tale ente senza scopo di lucro non sia integralmente assimilabile alle fondazioni di origine bancaria, che sono dotate di un patrimonio e risorse proprie. Questa realtà, infatti, nasce per consolidare l’impegno della banca milanese sulla base di uno statuto che prevede la possibilità di devolvere una percentuale degli utili netti a finalità di assistenza, beneficenza e pubblico interesse. Dopo gli anni della fusione e dell’integrazione, Banco Bpm avrebbe ricominciato a distribuire utili nel 2020. Poi è arrivato il Covid e la richiesta della Bce di mettere fieno in cascina per affrontare tempi bui. Ma tutto questo, si augura Ambrosoli, non durerà per sempre, “e così mi auguro che la Fondazione diventi uno strumento significativo per aiutare il territorio milanese a tornare presto proattivo e vivace”.

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