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L’Ambrogino, il vaccino e il caos territoriale. Parlano i medici di base

Daniele Bonecchi

I medici di famiglia lavorano in silenzio, spesso sminuiti dalle istituzioni e lasciati soli con i positivi attaccati al telefono. A marzo senza mascherine, oggi col vaccino antinfluenzale contingentato. Parla il dottor Gianluigi Spata

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Il processo di beatificazione (riconosciuto opportunamente con l’Ambrogino d’oro a medici e infermieri degli ospedali Covid), passa lontano dalle trincee dei loro ambulatori. I medici di famiglia lavorano in silenzio, lontano dalle telecamere, spesso sminuiti dalle istituzioni e lasciati soli con l’esercito dei positivi attaccati al telefono. A marzo senza mascherine, oggi col vaccino antinfluenzale contingentato. Già, il vaccino antinfluenzale: è successo che un signore di 92 anni, tale Silvio Garattini – noto alle cronache per aver fondato l’Istituto Mario Negri e per essere uno scienziato di fama internazionale, ma che non ha voluto saltare la fila – si sia visto costretto giorni fa a denunciare che in Lombardia vaccini non ce ne sono, nemmeno per chi ne avrebbe diritto per legge.

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Il processo di beatificazione (riconosciuto opportunamente con l’Ambrogino d’oro a medici e infermieri degli ospedali Covid), passa lontano dalle trincee dei loro ambulatori. I medici di famiglia lavorano in silenzio, lontano dalle telecamere, spesso sminuiti dalle istituzioni e lasciati soli con l’esercito dei positivi attaccati al telefono. A marzo senza mascherine, oggi col vaccino antinfluenzale contingentato. Già, il vaccino antinfluenzale: è successo che un signore di 92 anni, tale Silvio Garattini – noto alle cronache per aver fondato l’Istituto Mario Negri e per essere uno scienziato di fama internazionale, ma che non ha voluto saltare la fila – si sia visto costretto giorni fa a denunciare che in Lombardia vaccini non ce ne sono, nemmeno per chi ne avrebbe diritto per legge.

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E basta fare una ricognizione tra i medici di famiglia per capire che è destinato a restare un prodotto raro, almeno per ora. “Spero che mandino il vaccino anche alle farmacie, noi, nel nostro ambulatorio, li abbiamo ricevuti martedì sera e ora cominciamo a vaccinare i primi 200 pazienti, poi toccherà agli altri: sono 500 e si tratta degli ultra 65enni e dei soggetti fragili. Speriamo che le dosi siano sufficienti e che le farmacie siano in condizione di distribuirlo perché ci sono tutti gli altri che lo chiedono”. A parlare è il dottor Gianluigi Spata, presidente della Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Lombardia. Non ha usato mezzi termini quando c’è stato da incalzare la Regione per i ritardi e le difficoltà sul territorio.

 

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Danilo Mazzacane, oculista, segretario della Cisl medici Lombardia, osserva inoltre che “i vaccini non ci sono nella proporzione che servirebbe. Si era detto che la campagna vaccinale doveva iniziare con grande anticipo e poi si è cominciato a rimandare. I medici di famiglia ne ricevono 20 dosi per volta e devono scegliere tra i 300, 400 pazienti che ne avrebbero diritto. La gente è in ansia perché avevamo insistito sulla necessità di assumerlo e ora il vaccino non c’è”. Spata ha scritto una lunga lettera ad Attilio Fontana per denunciare lo stato della medicina dei territori. “Oltre alla carenza di professionisti, aggravatasi ancora negli ultimi mesi a seguito dei pensionamenti, a causa della mancanza di medici formati e della difficoltà persino a reperire sostituti temporanei privi di formazione post laurea, la categoria sconta la carenza di personale amministrativo e di infermieri. Il tutto è frutto di anni di disinvestimento nella Sanità in generale e nello specifico settore”.

 

Eppure: “Nonostante le difficoltà sopra segnalate, i medici di famiglia hanno dato la loro disponibilità a collaborare nell’esecuzione dei test antigenici rapidi e chiedono che la loro disponibilità non venga vanificata da una gestione inefficiente”. Ora Spata ha pubblicato un vademecum per la cura a domicilio dei positivi al virus. Il vademecum dei medici lombardi è stato stilato con l’aiuto del professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco. “Abbiamo sentito il dovere di dare le indicazioni alla medicina del territorio per trattare i pazienti gestiti a domicilio, abbiamo predisposto una serie di indicazioni sull’uso degli antibiotici dei cortisonici e degli altri farmaci. Anche per aiutare a capire quando il paziente va portato in ospedale. Abbiamo girato le nostre indicazioni alla Regione e al Comitato tecnico scientifico del quale alcuni di noi fanno parte, e abbiamo trovato una larga condivisione sulle indicazioni”, continua Spata.

 

Sullo stato della pandemia Spata è cauto, “io sto coi piedi per terra, nella mia provincia (Como, ndr) sono morti due medici in due giorni”. La tragica conta non conosce soste, salgono ancora i medici morti per Covid-19: sono 191 secondo l’elenco dei “caduti” aggiornato dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri (Fnomceo). Le ultime vittime sono Annibale Battaglia, medico di medicina generale, e Giuseppe Sessa, anestesista. Ma i medici non mollano e cercano la strada maestra della collaborazione. “Sabato abbiamo avuto una videoconferenza con la Regione e abbiamo fatto alcune proposte. Rischiamo di pagare un prezzo altissimo perché, causa pandemia, abbiamo abbandonato tanti pazienti gravi di oncologia, di diabete, o semplicemente ricoverati in ortopedia.

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Non è necessario spostare gli specialisti nelle aree Covid, ci servono dei medici di supporto che possano essere reclutati tra i camici grigi (in attesa di laurea), gli stranieri che lavorano in Italia ma non possono accedere ai bandi di concorso, i medici impegnati in attività amministrative, ma anche reclutati dalle agenzie di lavoro interinale”. Proposte, idee affidate alla Regione perché ne faccia l’uso migliore. Tutti (o quasi, visto che un terzo degli italiani non si vuole vaccinare) ora attendono con ansia i vaccini anti Covid, nella speranza che non si ripeta lo scaricabarile verificato in queste settimane con il farmaco antinfluenzale. Un piano nazionale, declinato a livello regionale, urge.

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