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GranMilano

Manca poco. Come sarà la fase due del rimpasto in Lombardia

Fabio Massa

In Regione il rimpasto è rimandato alla fine della seconda ondata. Per Salvini chi non va bene deve andare a casa, anche se si chiama Gallera. I passaggi alla Lega e gli equilibri regionali. Ecco cosa può accadere

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In Regione Lombardia avevano avvistato un Gattopardo, e invece no, era solo un gatto che cercava di arrampicarsi sugli specchi senza successo. Chi pensa che, in fondo, non sia successo nulla settimana scorsa, con le fibrillazioni sull’assessorato al Welfare di Giulio Gallera, sbaglia di grosso. Gli amici dell’esponente di Forza Italia lo chiamano, senza ironia, Ercolino sempre in piedi. Eppure questa volta non è così, perché il percorso avviato contiene in sé i germi di un cambiamento politico profondo. Non la sostituzione di un assessore, ma il cambiamento di un intero sistema di gestione del potere politico. Lo si chiami rimpasto politico, ri-attribuzione di deleghe, ridistribuzione dei pesi. Ma è importante. Importantissimo. Matteo Salvini ha infatti detto delle cose che produrranno smottamenti, durante la riunione con i consiglieri regionali, e che vanno anche lette con un occhio alla situazione nazionale del suo partito.

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In Regione Lombardia avevano avvistato un Gattopardo, e invece no, era solo un gatto che cercava di arrampicarsi sugli specchi senza successo. Chi pensa che, in fondo, non sia successo nulla settimana scorsa, con le fibrillazioni sull’assessorato al Welfare di Giulio Gallera, sbaglia di grosso. Gli amici dell’esponente di Forza Italia lo chiamano, senza ironia, Ercolino sempre in piedi. Eppure questa volta non è così, perché il percorso avviato contiene in sé i germi di un cambiamento politico profondo. Non la sostituzione di un assessore, ma il cambiamento di un intero sistema di gestione del potere politico. Lo si chiami rimpasto politico, ri-attribuzione di deleghe, ridistribuzione dei pesi. Ma è importante. Importantissimo. Matteo Salvini ha infatti detto delle cose che produrranno smottamenti, durante la riunione con i consiglieri regionali, e che vanno anche lette con un occhio alla situazione nazionale del suo partito.

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Primo: non è il momento di pensare alle poltrone. Il rimpasto è rimandato alla fine della seconda ondata. Quando? Se si calmano le curve epidemiche, in primavera. Secondo: non siamo attaccati alle poltrone. Traduzione: chi non va bene deve andare a casa, che sia della Lega, di Forza Italia o di Fratelli d’Italia. Terzo: dicono che Gallera è della Lega, mentre è di Forza Italia. Traduzione: ognuno deve “caricarsi” i suoi, e non c’è per adesso una prospettiva di ingresso nel Carroccio dell’assessore alla Sanità, che pure era stato corteggiato nel primo mese di Covid, quando era invitato da eroe ovunque. Quarto: sul territorio dei sindaci di Forza Italia passano alla Lega. Il combinato disposto di questi quattro concetti ha agitato molto i colonnelli azzurri.

 

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Perché l’annuncio che i sindaci forzisti del territorio – come ad esempio il sindaco di Rozzano, grande città nel sud Milano, Gianni Ferretti De Luca – stanno passando alla Lega si traduce in un modo solo: ci siamo stufati di vedere esponenti che, trovando le porte chiuse da noi, si sono rifugiati dai Fratelli d’Italia, tra le braccia di Giorgia Meloni. Quindi la Lega, pur con tanti mal di pancia, apre. E apre decisamente. Si racconta che il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi, comasco, sia pronto a salire sul Carroccio. Questo produrrebbe una frattura enorme sul suo collegio, quello di Como. Un altro che ormai è in predicato di passare, manca solo l’ufficialità, è il forzista Alan Rizzi. Poi c’è Mauro Piazza, forzista di Lecco. Si dice che Silvia Tironi potrebbe andare in Fratelli d’Italia e – anche se il diretto interessato smentisce – quella potrebbe essere la destinazione, prima o poi, di Giulio Gallera. Il risultato, per il gruppo degli azzurri, è la perdita di un terzo dei consiglieri regionali.

 

Ne rimarrebbero otto. Abbastanza per essere l’ago della bilancia in giunta e – sperano – per garantire la tenuta di tutti i posti nella squadra regionale. Di certo un primo test sulla tenuta della maggioranza arriverà nel giro di 15 giorni. Il M5s ha presentato la mozione di sfiducia a Gallera in aula, cercando addirittura il blitz per farla votare subito. Pare che non la ritirerà, e anzi cercherà di farla passare, tra un paio di settimane– e sarebbe un gran colpo di teatro – grazie ai malpancisti del Consiglio regionale (in casa Lega e non solo). Se così fosse l’effetto sarebbe un terremoto che andrebbe ad accelerare un processo che è abbastanza avviato. Venerdì in via Bellerio, infatti, è convocata una segreteria che imposterà tra gli obiettivi dei consiglieri e degli assessori leghisti l’accento esclusivo al tema dell’economia. Ecco perché a traballare, primo fra tutti, è Alessandro Mattinzoli, assessore allo Sviluppo economico voluto da Mariastella Gelmini. Poi, come detto, c’è Gallera. Ma nel mirino dei ci sono anche Silvia Piani, assessore leghista alle Politiche per la famiglia, Lara Magoni, FdI, assessore al Turismo e Martina Cambiaghi, Lega, assessore allo Sport e giovani.

 

Un tris di donne che però non si possono sostituire, come vorrebbe qualcuno che non sa far di conto, con tre uomini. In questo caso immediatamente arriverebbe la polemica non solo politica ma anche giuridica sulla parità dei sessi. Inoltre su Lara Magoni ci sarebbe la difesa assoluta di Fratelli d’Italia. Peraltro è interessante notare che la persona che più si è spesa per la difesa di Gallera sia stata la segretaria regionale di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè. Infine, c’è il capitolo Raffaele Cattaneo. Di certo c’è un rafforzamento “tecnico” della pattuglia dei ciellini. Raffaele Cattaneo continua a esercitare un ruolo forte, pur non avendo un partito di riferimento con figure elette in Consiglio regionale. Che cosa succederà con il prossimo rimpasto? Difficile venga messo nel mirino anche lui, anche se il rimpasto è come un vaso di Pandora.

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