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“The Covid Dilemma”. La regione fa comunicazione rischiando l’autogol

Paola Bulbarelli

Cinque domande brutali al centro della nuova campagna anti-Covid lombarda, ispirata al celebre documentario di Netflix. E' il modo giusto? "L'importante è porre la gente davanti il dilemma", spiegano dall'agenzia di marketing 

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Cinque domande cinque. La prima: indossare la mascherina o il respiratore? La seconda: lavarsi spesso le mani o lavarsene le mani? E poi: essere negativi o negazionisti? Fermare il virus o il sistema sanitario? Evitare i luoghi affollati o affollare le terapie intensive? In pratica, o di qua o di là. Un dilemma? La parola è di moda e ha ispirato Connexia, agenzia indipendente di marketing e comunicazione, ingaggiata da Regione Lombardia per ingranare una marcia super veloce, dato che non c’è tempo da perdere,  verso una maggiore responsabilizzazione dei cittadini.

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Cinque domande cinque. La prima: indossare la mascherina o il respiratore? La seconda: lavarsi spesso le mani o lavarsene le mani? E poi: essere negativi o negazionisti? Fermare il virus o il sistema sanitario? Evitare i luoghi affollati o affollare le terapie intensive? In pratica, o di qua o di là. Un dilemma? La parola è di moda e ha ispirato Connexia, agenzia indipendente di marketing e comunicazione, ingaggiata da Regione Lombardia per ingranare una marcia super veloce, dato che non c’è tempo da perdere,  verso una maggiore responsabilizzazione dei cittadini.

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La campagna si chiama “The Covid Dilemma” e trae ispirazione da “The Social Dilemma”, documentario di Netflix che da una parte ti spiega che ormai per i social “se il servizio è gratis, il prodotto sei tu”, dall’altra ti spinge ad adottare sostanziali buone abitudini partendo dal ricominciare a scegliere cosa piace e cosa si vuole fare mettendo le persone di fronte a dei temi morali. In questo caso, le domande sono pennellate sull’emergenza che si sta vivendo e rimettono al centro la volontà individuale. Per questo tutti gli interrogativi si concludono con il claim, sempre uguale: “La scelta è tua, ma le conseguenze riguardano tutti noi. Aiutaci a contenere la diffusione del coronavirus, prima che sia troppo tardi”.

 

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E andrebbe tutto bene, non fosse che l’onda a pronto rilascio dei social e dei lombardi già provati e di comprovata responsabilità ha cominciato subito a porre altri e abrasivi dilemmi: “E’ meglio una Regione che ci cura o una che ci spaventa?” (inteso: “Lo siamo già”. E’ meglio preparare gli ospedali o colpevolizzare i cittadini? Fino alle cinicissime varianti: “E’ meglio incontrare due infetti e contagiarsi, o cambiare assessore?”. Insomma, la nuova linea di comunicazione regionale rischia di fare un brutto autogol. E manca solo quello. Dall’altra parte, la risposta è chiara: la situazione è grave e non si scherza, il cavillo su come si devono dire le cose inizia a essere stucchevole soprattutto quando ancora oggi vedi in giro chi la mascherina la porta sotto il mento, sotto il naso, al polso.  E se la libertà di ognuno inizia dove inizia quella degli altri, allora “mettiti la mascherina (e in maniera giusta), lavati le mani, non assembrarti altrimenti va tutto in tilt a cominciare dal sistema sanitario”, senza tanti preamboli. Ma il modo scelto è quello giusto?

  

“E’ stato scelto questo modo per segnare un cambio di passo alla comunicazione di regione. In un momento come questo e visto l’andamento della curva, una comunicazione didascalica e assertiva avrebbe portato a pochi risultati. Quindi quello che si è pensato di fare è mettere di fronte le persone a una scelta sensibilizzata rispetto a una scelta che si può prendere”, spiega Massimiliano Trisolino, managing partner strategy & creativity di Connexia. “Il fatto che se ne discuta è positivo, la campagna deve creare un contraddittorio per avere la massima attenzione, non sono temi ai quali si gira intorno, devono essere affrontati. L’importante è che le persone si trovino di fronte al dilemma”. Ci ha lavorato il team della direzione creativa, otto, nove persone, più menti che hanno pensato trasversalmente, tenendo conto delle varie generazioni. “I messaggi hanno una natura universale con soggetti e target diversi. Il messaggio deve arrivare a tutti. Il tono fa la differenza con la curva che va in questa direzione”, dicono. Studiata in poco tempo, un paio di settimane visto che le cose si sono evolute  al peggio, ha messo l’accento sul non lasciare dubbi né dilemmi. Tranne il dilemma che ferisce molti lombardi: non era meglio studiare le cose da fare? Prima.

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