La copertina del Foglio Review raccontata da Marino Neri, l'illustratore che l'ha disegnata

Gaia Montanaro

"Il tuffo rappresenta la doppia faccia della realtà attuale. Ci si tuffa per andare incontro al nuovo che arriva, con tutto il brivido che questo comporta. È una cosa divertente ma anche spericolata e in un certo senso inquietante". La sua illustrazione è in edicola da sabato 28 maggio sulla prima pagina del nostro magazine

Per Marino Neri le illustrazioni hanno spesso una dimensione onirica. Si muovono sul crinale tra realismo e sogno, tracciando un equilibrio perfetto tra ciò che c’è e ciò che accadrà. Il tuffo, titolo della cover da lui realizzata per la review, racconta dell’abbandono volontario di questo equilibrio, dell’immersione in ciò che è nuovo. Dell’estate che arriva, spensierata e adrenalinica ma che non dimentica da dove veniamo e ciò che continua a circondarci.

 

Abbiamo chiesto a Marino Neri di raccontarci dell’illustrazione per la Review di sabato 28 maggio e di quel tutto che ha in sé gioia e terrore.

  

Qual è stato il processo creativo che l’ha portata a illustrare la cover del Foglio Review, “Il Tuffo”?

L’idea di partenza è stata quella di rappresentare allo stesso tempo la precarietà della situazione in cui viviamo adesso – la guerra e una pandemia da cui stiamo faticosamente uscendo – e contemporaneamente di parlare anche della stagione che sta per arrivare, dell’estate e della positività che questo momento porta con sé. Un periodo di vacanze e di immersione nella natura. Il tuffo rappresenta la doppia faccia di questa realtà attuale. Ci si tuffa per lasciarsi andare, per andare incontro al nuovo che arriva, con tutto il brivido che comporta l’immergersi in un futuro sconosciuto. Il tutto è di per sé una cosa divertente ma anche spericolata e in un certo senso inquietante. L’elemento bellico rimane però sullo sfondo, in quel cielo solcato da due velivoli; aerei che possono essere dei caccia che si alzano per un’esercitazione (come a volte accade di vedere nel cielo anche nel periodo estivo) ma che comunque rappresentano sempre un elemento di minaccia, di potenziale guerra. Una preoccupazione che ci investe tutti come prospettiva sul futuro.

 

Considerata la sua esperienza nell’ambito del fumetto, si è immaginato un prima e un dopo di questa immagine, una storia che sta dietro questi tre ragazzi che si tuffano dalla scogliera?

Come illustratore mi affascina tantissimo l’idea di inserire elementi narrativi nell’immagine, anche in modo accennato e come dettagli. Tento di realizzare immagini che contengano indizi di quello che potrebbe essere accaduto prima e che avverrà dopo. C’è sempre un elemento narrativo. Gli spunti però sono sempre sospesi - non dichiarati esplicitamente - e vorrei che anche lo spettatore rimanesse in questo stato di sospensione. Ad esempio per quanto riguarda la roccia ci si può immaginare che sotto ci sia il mare oppure qualcos’altro, che la roccia stessa possa essere una montagna o uno scoglio del mare. Un’illustrazione aperta, in cui le risposte possano essere molteplici.

  

Come ha scelto i colori per dare forma alla cover? C’è grande essenzialità sia cromatica che dal punto di vista grafico.

Nel mio processo creativo, il colore viene sempre dopo, prima ragiono molto in bianco e nero e sul disegno. Tutto è essenziale, viene ridotto ai minimi termini. Anche i corpi sono delineati con una singola linea e un’ombra per mostrarne il volume. Lo stesso vale per il colore: uso una palette molto ristretta, spesso con colori che abbiano un legame tra di loro. Segno e colore sono espressione di estrema essenzialità e questo mi permette di dare l’idea di atmosfera. Non c’è un colore che spicca sull’altro e questa scelta parifica le gerarchie. Il corpo dei ragazzi per me è importante allo stesso modo delle rocce.

  

Nel suo lavoro di fumettista, ci sono dei temi che le sta particolarmente a cuore raccontare?

C’è sempre un lato molto onirico nel mio lavoro anche nelle storie più realistiche, un’atmosfera al limite del sogno. Allo stesso tempo è per me molto forte l’interesse verso la natura, il disegno dei paesaggi. Infine – soprattutto nei miei ultimi lavori – emerge una componente esistenzialista. La stessa che investe in un certo qual modo i tre ragazzi in copertina, individui un po’ in crisi, sul crinale. Ma che con coraggio e spinta verso il futuro decidono di saltare.

Di più su questi argomenti: