Enzo Moavero Milanesi sul palco della Festa del Foglio

"Uscire dall'ambiguità sull'euro", dice Moavero alla Festa del Foglio

Redazione

Il ministro degli Esteri dal palco di Firenze prova a placare l'anima sovranista del suo stesso governo

“Attenzione a giocare troppo con i dubbi sulla nostra permanenza nell'euro perché si rischia di fare il gioco degli speculatori. Per questo dico: non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall'euro”. Dal palco della Festa del Foglio di Firenze, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi prova a mettere chiarezza su un punto cruciale, quello del rischio di un'Italexit. Moavero, ministro tecnico profondamente europeista, va controcorrente in un governo in cui, per la verità, l'euro è stato più volte messo in dubbio. E a margine di un suo passaggio contro le sanzioni alla Russia, aggiunge che “un mondo senza senza dazi è un mondo migliore”. Anche qui, abituati alle parole di Salvini e Di Maio, sembra di ascoltare ben altra musica rispetto alle voci più sovraniste che da mesi filtrano da altri dicasteri. “L'obiettivo non è quello di sfasciare la costruzione politica più importante ideata dal secondo dopoguerra a oggi. Vogliamo invece modernizzarla - assicura il ministro, intervistato dal direttore Claudio Cerasa - ma per farlo serve trovare un accordo comune in un'Europa divisa, gruppettara”. 

 

Sull'immigrazione, il ministro degli Esteri ha ribadito la necessità di continuare sulla strada della condivisione delle responsabilità con l'Ue. “È stata latitante” dice. E con un riferimento implicito al caso Diciotti e alle decine di migranti rimasti alla fonda per giorni, con tanto di denuncia della procura ai danni del ministro dell'Interno Matteo Salvini, aggiunge: “Bisognava dare una scossa”. L'obiettivo è rivedere il regolamento di Dublino, continua Moavero (sebbene da più parti, soprattutto a Bruxelles, abbiano dichiarato la riforma ormai morta). “È inapplicabile così come è. Si richiede di tenere tutti i migranti nei centri di accoglienza sotto controllo. Ma sono sovraffollati perché l'onere dell'accoglienza ricade tutto sui paesi mediterranei”, dice il ministro, che poi rilancia: “La soluzione è quella di accordi bilaterali coi paesi di provenienza per i rimpatri. Ma di questo, secondo noi, deve occuparsi direttamente l'Ue, sottoscrivendo accordi coi paesi terzi e aumentando i fondi per il loro sviluppo economico”. Una soluzione che presupporrebbe una notevole volontà politica da parte degli stati membri di affidare questo compito all'Ue, con una spinta europeista - di nuovo - inedita rispetto a quella auspicata da altri ministri di questo esecutivo. 

 

Sulle strane relazioni diplomatiche tra il governo gialloverde i paesi del patto di Visegràd, Moavero tenta di ridimensionare le voci su una pericolosa deriva della politica estera italiana. “È indubitabile che questi paesi abbiano preso la via del cosiddetto sovranismo da tempo, ancora prima di noi italiani. Date le loro posizioni di chiusura sulla redistribuzione dei richiedenti asilo, non direi che esista un'alleanza con loro. Ma alcune affinità politiche sì, dipende da situazione a situazione”. Sulle procedure avviate a livello europeo nei confronti di Ungheria e Polonia per la violazione dei valori fondamentali dell'Unione (con l'articolo 7 del trattato Ue), Moavero ritiene che l'Europa dovrebbe ragionare oggi sul suo allargamento del 2004, che ha coinvolto alcuni paesi dell'ex Unione sovietica considerati poco liberali: “Dovremmo fare un esame di coscienza”. Infine, un auspicio sulla Brexit: “Mi auguro che ci sia un secondo referendum che permetta ai britannici di dire la loro sul divorzio dall'Ue”.