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Festival dell'ottimismo

Visco: "Investire in conoscenza per affrontare un futuro che non conosciamo"

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“Investire nel cambiamento, proprio perché non si sa come sarà la normalità del futuro”. E' questa, in sintesi, il suggerimento che Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, offre al Festival dell'Ottimismo del Foglio, nel corso del colloquio col direttore Claudio Cerasa. “Abbiamo davanti un periodo di incertezza non breve, indipendentemente dalle misure di restringimento che verranno adottate. Un periodo durante il quale la politica monetaria non potrà che essere di tipo keynesiano”.

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L'incognita del futuro, secondo Visco, deve spingerci ad adottare scelte coraggiose e lungimiranti. Cercando di correggere le strutture peculiari del nostro paese. “In uno slogan, mi piacerebbe affermare che dobbiamo pensare innanzitutto alle giovani donne del sud. Lo dico perché uno dei principali problemi italiani è la bassa partecipazione al lavoro: soprattutto al mezzogiorno, soprattutto tra i giovani, soprattutto per quel che riguarda l'occupazione femminile”.

 

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Dovremmo insomma sforzarci di affrontare questa transizione meglio di come non abbiamo fatto vent'anni fa, “quando il nostro settore produttivo – ricorda Visco – reagì non bene ai cambiamenti di allora: la fine della Guerra Fredda, l'avvento della globalizzazione, l'ingresso nell'euro. In quell'occasione, il nostro paese mantenne in vita i settori produttivi tradizionali cercando di restare competitivo abbassando il costo del lavoro. Stavolta dobbiamo investire nel nuovo. E, per quel che riguarda più specificamente le nostre imprese, credo che vada incoraggiata la loro patrimonializzazione, perché nel complesso noi abbiamo imprese poco capitalizzate”.

 

Quanto ai fondi europei, e ai piani connessi, Visco prova a ribaltare il senso dei ragionamenti finora fatti. “C'è molta polemica sugli strumenti che dovremmo utilizzare, e poco dibattito politico sulle priorità di spesa e di investimento. Parliamo molto di come attingere a nuove risorse, e poco di come impiegarle. Ma i fondi europei sono utili se li sappiamo spendere bene. Ebbene, veniamo da anni di ritardi in ricerca, istruzione, infrastrutture fisiche e digitali”. Per questo Visco dice di ritenere prioritario “un piano per l'estensione della banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. Le famiglie italiane che vi hanno accesso sono circa il 15 per cento, meno della metà della media europea”. Bisogna recuperare questo gap, prosegue il governatore, “anche in vista delle nuove prospettive occupazionali. Lo smart working sarà sempre più complementare al lavoro in presenza, ma la qualità di questa transizione dipenderà dalle infrastrutture che avremo a disposizione”. Serve, poi, “un piano educativo”, perché “gli investimenti in conoscenza sono indispendabili in un mondo che sempre più creerà ricchezza e crescita attraverso processi immateriali. In passato il capitale umane coincideva con la forza fisica. Oggi il capitale umane consiste sempre più nella conoscenza, ed è su questo settore che devono confluire investimenti pubblici e privati”.

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