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Festival dell'ottimismo

Sassoli: "Lockdown? L'Italia non abbia paura di misure drastiche"

Il presidente del Parlamento europeo intervistato da Salvatore Merlo. "La prima ondata ci insegna che la nostra economia reagisce con brillantezza alle strette drastiche. Chiudere solo per mezza giornata sarà sufficiente?". Il debito comune europeo, le trattative sul Recovery. "C'è bisogno di sostegno alla povertà"

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Da un lato un invito all'Italia: quello di “non avere paura di adottare interventi drastici per fronteggiare la seconda ondata”. Dall'altro un'esortazione all'Europa, affinché sappia trovare un “compromesso in tempi rapidi sul Recovery fund” per poi pensare a “nuovi strumenti di sostegno alla povertà e a favore di una maggiore eguaglianza”. È questa, in sintesi, la sostanza dell'intervento di David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo intervistato da Salvatore Merlo nel corso del Festival dell'ottimismo.

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“Dovevamo forse prepararci meglio a questa seconda ondata”, ammette Sassoli, spiegando però come l'esperienza drammatica della primavera scorsa possa ancora insegnarci qualcosa. “Il rimbalzo del nostro pil, il modo in cui il nostro tessuto produttivo ha reagito con brillantezza dopo il lockdown, ci dimostrano che un intervento drastico può essere d'aiuto all'economia”. Più di quanto, forse, non lo siano singole misure parziali. “Sono tanti i paesi europei che stanno pensando a misura radicali, e noi non dobbiamo averne paure. Chiudere certe attività solo per metà giornata, ad esempio, sarà sufficiente?”, si domanda, perplesso, il presidente di quel Parlamento europeo accusato da alcuni osservatori di fare ostruzionismo sulla trattativa in corso coi governo degli stati membri.

 

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“Non stiamo affatto temporeggiando", precisa Sassoli. "Siamo però dentro una trattativa tra il Parlamento e il Consiglio affinché il bilancio comune non subisca tagli. Il punto è che il Recovery dispiegherà i suoi effetti nel corso di un triennio, mentre il Bilancio ha durata settennale. E sui fondi dell'Erasmus, della digitalizzazione e dell'immigrazione non si possono fare passi indietro”.

 

Raccomandazioni per l'Italia, ovviamente, ce ne sono. “Leggo molti appelli di sindaci e amministratori locali affinché i soldi del Recovery vengano gestiti direttamente da loro. Ecco, il Recovery non sarà né un milleproroghe né una finanziaria: per cui il solo garante dei progetti sarà il governo nazionale”.

 

Ma anche alle istituzioni europee Sassoli lancia un'esortazione. “Io credo che le risorse stanziate non siano ancora sufficienti. Dovremo accompagnare i mesi che verranno con nuovi strumenti e nuove risorse, perché la faglia della povertà in tutta Europa si sta ampliando. Oggi la proposta del salario minimo, fortemente voluta da noi progressisti, è finalmente sul tavolo. Servono altri strumenti analoghi”. E serve uno sforzo per una maggiore integrazione. “Qualche giorno fa, al varo del piano finanziario per lo Sure – racconta Sassoli – mi sono emozionato nel vedere la bandiera dell'Ue issata alla Borsa di Wall Street. Anche i fondi per il Recovery andranno racimolati sui mercati. Ecco, la strada verso il debito comune è segnata, quello deve essere il nostro prossimo obiettivo”.

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