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Festival dell'Ottimismo

Gualtieri: "Il Mes conviene. Se non lo prendiamo è perché il M5s non vuole"

Il ministro dell'Economia intervistato da Luciano Capone. "Il Mes è uno strumento utile, l'ho negoziato io e mi piace. Ha meno condizionalità del Recovery e si risparmia più che con lo Sure. Il motivo per cui non lo abbiamo attivato non è tecnico, ma politico"

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E allora il Mes? “E allora il Mes pone problemi politici all'interno della maggioranza, nel senso che un partito è a favore e uno è contrario”. E' un atto di sincerità estrema, quello che fa Roberto Gualtieri, il ministro dell'Economia che, durante l'intervista a Luciano Capone durante il Festival dell'Ottimismo, garantisce che il governo italiano non si limiterà a adoperare i soli grants del Recovery fund, ma “utilizzerà anche i prestiti, fino all'ultimo euro, per investimenti aggiuntivi e non solo sostitutivi”. Oltre ai prestiti Sure, già in parte arrivati. Ma allora perché non anche il Mes, visto che funziona esattamente secondo la stessa logica dei prestiti? “Io non sono certo tra quelli a cui non piace il Mes: l'ho negoziata io quella linea”, dice Gualtieri. “Per giunta, il Mes ha condizionalità addirittura inferiori a quelle del Recovery. E del resto pochi giorni fa al Tesoro è arrivato un bonifico da 10 miliardi da parte della Commissione europea. Si tratta della prima tranche dei fondi Sure, per la cassa integrazione attraverso cui risparmiamo 200 milioni di euro. Ecco, funzionano allo stesso modo del Mes, che per me resta uno strumento utile e conveniente, visto che è un prestito a tassi zero, inferiori a quelli che otteniamo sui mercati”. Con il Mes, inoltre, i risparmi sarebbero superiori ai prestiti Sure: circa 350 milioni all'anno per dieci anni.

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A proposito di Recovery, l'Italia che in generale ha difficoltà a progettare, attuare e spendere i fondi europei sarà stavolta in grado di spendere bene tutte le risorse europee? “Non possiamo limitarci a prevedere una gestione ordinaria delle risorse del Recovery: occorre rafforzare capacità di progettazione e spesa anche definendo una struttura ad hoc che possa disporre anche di poteri sostitutivi nel caso la spesa si rallenti e non venga realizzata”.

 

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Intanto, il governo ha appena siglato un accordo che congela il blocco dei licenziamenti fino al 21 marzo 2021. E' un unicum a livello europeo. Misura dall'intento nobile, ma che rischia di generare una bolla occupazionale destinata a esplodere nella prossima primavera. “Non si tratta di una soluzione strutturale, ma di una misura d'emergenza che abbiamo ritenuto di dover varare perché l'Italia, a differenza di altri paesi, non dispone di un modello adeguato di politiche attive”. Il tutto nonostante le promesse connesse al Reddito di cittadinanza e all'esercito dei 3 mila navigator che ad aprile 2021, dunque proprio all'indomani della sospensione del blocco dei licenziamenti, vedranno scadere il loro contratto. Che ne sarà di loro? “Non è materia di mia diretta competenza”, premetta Gualtieri. “Ma auspico che il Recovery plan sia un'occasione per potenziare e riformare le politiche attive, cosa di cui il paese ha drammaticamente bisogno”.

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