Gli effetti dell'abuso delle intercettazioni spiegati da una pazza inchiesta calabrese

Ermes Antonucci

Trentatré assolti al termine del processo “Eyphemos”. Tra questi anche l’ex consigliere regionale Domenico Creazzo, accusato di scambio elettorale politico mafioso. Ha trascorso 17 mesi ai domiciliari 

Venerdì il tribunale di Palmi ha assolto l’ex consigliere regionale della Calabria, Domenico Creazzo, eletto nel 2020 nelle liste di Fratelli d’Italia, dall’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Creazzo venne arrestato pochi giorni dopo l’elezione, quando era ancora sindaco del piccolo comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte, nell’ambito di un’inchiesta anti ‘ndrangheta denominata “Eyphemos”, condotta dalla Direzione nazionale distrettuale antimafia di Reggio Calabria. A causa dell’inchiesta, Creazzo ha trascorso 17 mesi agli arresti domiciliari. Nei suoi confronti la procura aveva chiesto la condanna a 16 anni di reclusione, ma alla fine è stato assolto con la formula piena, “perché il fatto non sussiste”.

 

L’ennesimo incredibile caso di malagiustizia, che però questa volta assume le forme di uno scandalo che dovrebbe interessare le istituzioni nazionali, per una serie infinita di ragioni: perché alla fine del processo sono stati assolti 34 imputati su 55; perché l’inchiesta si è basata in larga parte sull’uso di intercettazioni, che puntualmente hanno restituito rappresentazioni distorte della realtà, portando al coinvolgimento di cittadini innocenti e addirittura a scambi di persona (come quello che ha portato il consigliere comunale Domenico Forgione in carcere per sette mesi); perché questi scambi di persona, di soggetti poi tutti assolti, indussero il ministero dell’Interno a commissariare il comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte per infiltrazione mafiosa; perché a distanza di 18 mesi dagli arresti, i legali di Creazzo scoprirono in maniera quasi casuale una vasta mole di intercettazioni che i pm avevano deciso di secretare, ma che provavano l’innocenza del neo consigliere regionale; perché è possibile in questo paese che contro un imputato venga chiesta una condanna a 16 anni di reclusione, ma che questi venga assolto da ogni accusa.

 

“E’ stata una vicenda assurda. Il giorno che sono venuti ad arrestarmi non ci credevo”, racconta ora al Foglio Domenico Creazzo. “Tenga conto che io sono un militare della Guardia di Finanza in aspettativa per motivi politici, quindi avevo, e ho ancora oggi nonostante tutto, fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine. Per questo i primi mesi ho pensato che se ero stato arrestato qualcosa avevo fatto, magari senza accorgermene. Poi man mano che leggevo le carte mi rendevo conto che invece non c’era assolutamente niente, che era tutto un grande errore”.

 

Il racconto di Creazzo prosegue: “Per 17 mesi sono stato aggredito verbalmente, non mi sono potuto difendere, ho dovuto trovare dentro di me la forza di dire ‘io sono innocente’. Ho resistito grazie alla mia famiglia, all’affetto dei miei amici e della mia comunità, e per motivazioni di fede. Mi ripetevo sempre la frase di Manzoni: ‘Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande’. Nel processo poi è emersa la verità”.

 

Per l’avvocato Pasquale Condello, che con il collega Michele Sarno si è occupato della difesa di Creazzo, gli inquirenti hanno fondato l’inchiesta quasi interamente su intercettazioni, cioè su chiacchiere: “Il mezzo di ricerca della prova – afferma – è diventato la prova. Peraltro le intercettazioni erano tutte etero-accusatorie, cioè non coinvolgevano direttamente Creazzo, ma erano altri a parlare di lui”. “Dopo 18 mesi – prosegue Condello – in maniera quasi casuale siamo venuti in possesso di tutte le intercettazioni: non solo quelle utilizzate, ma anche quelle che erano state ritenute irrilevanti dai pm. E così si è scoperto un mondo”.

 

“Si è scoperto che esisteva una serie infinita di intercettazioni che dimostrava il contrario di quanto sostenuto dai pm, e cioè che Creazzo non aveva mai avuto nessun tipo di rapporto con la criminalità organizzata. Anzi, vi erano intercettazioni dalle quali emergeva che i mafiosi avevano svolto campagna elettorale in favore di altre persone, contro Creazzo”. Un caso di studio perfetto per il Guardasigilli Carlo Nordio e chi vorrebbe tentare di ridurre l’abuso delle intercettazioni.

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