editoriali

Un Csm autorevole è possibile?

Redazioni

Una doppia riforma complessa e la partita decisiva sul sistema elettorale

È iniziato con una serie di incontri della Guardasigilli con i rappresentanti dei partiti di maggioranza l’iter per la riforma del Consiglio superiore della magistratura. In realtà si tratta di due riforme parallele, visto che il nuovo sistema elettorale sarà contenuto in una legge separata da quella sulle norme di funzionamento. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere i magistrati indipendenti anche dalle correnti che dominano il settore, mercanteggiando incarichi, promozioni e sanzioni disciplinari.

   

La politicizzazione della giustizia risiede in questo intreccio di poteri, più che nei casi di magistrati che assumono incarichi politici, che comunque saranno normati in modo più rigido. Rendere incompatibile la presenza nelle commissioni del Csm per gli incarichi e nella disciplinare è una idea giusta, come il divieto delle nomine “a pacchetti” sulle quali si esercitava la lottizzazione, insieme al rispetto dei calendari naturali delle nomine, in modo da evitare che si determinino i tradizionali scambi di favore tra le correnti. Il punto critico però resta il sistema elettorale, perché è nell’elezione dei membri togati del Csm che le correnti esercitano e dimostrano il loro potere.

  

Marta Cartabia punta a sostituire il collegio unico nazionale con sette piccoli collegi binominali, per ciascuno dei quali debbono esserci almeno sei candidati, nella convinzione che in questo modo l’autorevolezza dei singoli magistrati, conosciuti dai colleghi che lavorano nella stessa zona, possa superare i vincoli di fedeltà correntizia. Naturalmente si tratta di un esperimento, la cui adeguatezza si potrà verificare solo con l’esperienza. Qualche magistrato – peraltro già impegnato nelle correnti (come Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo consiglieri della corrente di Autonomia e Indipendenza) – però, già si straccia le vesti sostenendo che questo sistema premia le correnti. Come se quello attuale, quello del metodo Palamara, invece garantisca invece l’indipendenza dei magistrati. 

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