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editoriali

Sulla giustizia non è un azzardo

Redazione

Perché  Italia viva  fa bene a non accettare un vago cronoprogramma

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Le trattative in corso fra tavoli, tavolini tematici e programmatici, appunti, totonomi e Bruno Tabacci che tiene il punteggio a fine serata rischiano di fare assomigliare la Sala della Lupa al salone di un casinò, questo è difficile negarlo. Ma c’è almeno un tavolo su cui la posta è grossa davvero, e su cui Italia viva non fa male a continuare a tenere duro, anche se il gioco rasenta l’azzardo, come è del resto nello stile di Matteo Renzi. E’ il tavolo della giustizia. Perché ci sono il piano pandemico e il Recovery plan, ma una riforma seria del sistema giudiziario è una delle emergenze storiche del paese. Da cui, oltre al penale, dipende molto anche della credibilità generale del paese.

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Le trattative in corso fra tavoli, tavolini tematici e programmatici, appunti, totonomi e Bruno Tabacci che tiene il punteggio a fine serata rischiano di fare assomigliare la Sala della Lupa al salone di un casinò, questo è difficile negarlo. Ma c’è almeno un tavolo su cui la posta è grossa davvero, e su cui Italia viva non fa male a continuare a tenere duro, anche se il gioco rasenta l’azzardo, come è del resto nello stile di Matteo Renzi. E’ il tavolo della giustizia. Perché ci sono il piano pandemico e il Recovery plan, ma una riforma seria del sistema giudiziario è una delle emergenze storiche del paese. Da cui, oltre al penale, dipende molto anche della credibilità generale del paese.

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Uno dei punti è ovviamente la sostituzione del ministro Alfonso Bonafede, bandiera del giustizialismo della peggior specie, su cui Vito Crimi oppone uno stentoreo no. Ma Italia viva non pare disposta, dai resoconti di ieri, ad accettare neppure il cosiddetto “lodo Orlando”, ovvero la proposta di accordo (un po’ generico) che prevede di portare avanti, con il nuovo esecutivo, un ddl sulla riforma del processo penale – da fare al più presto – e, se l’approvazione della riforma non arrivasse entro sei mesi (ma c’è chi dice nove) si potrebbe, a quel punto, rimettere mano ai tempi della prescrizione. Alle calende greche, e senza particolari garanzie.

 

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Il vicesegretario del Pd ed ex Guardasigilli Orlando s’è detto rammaricato del rifiuto dei renziani di accettare questo vago cronoprogramma, davanti all’accettazione di M5s e Leu: “Apertura su riforma penitenziaria, modifica prescrizione, intercettazioni… Non sprechiamo questa possibilità!”, ha twittato. Secondo il Pd, “non riconoscere che il M5s ha mostrato una nuova disponibilità significa cercare pretesti per rompere e non soluzioni per arrivare a un’intesa”. Ma, appunto, il tema della giustizia è decisivo e, se accordo di governo deve essere, la svolta deve essere chiara e stabilita. Una svolta che porti finalmente lontano dal giustizialismo che ha condannato il paese in questi anni è necessaria. Tavoli o non tavoli.

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