Il caso Regeni e la supplenza dei pm
Anche nella vicenda dell'omicidio del ricercatore italiano in Egitto l’unica iniziativa dello stato non è politica ma giudiziaria. Parlano Manconi e Violante
La politica che abdica e la magistratura che prova a metterci una pezza. E’ una costante italiana, che nel caso dell’omicidio di Giulio Regeni in Egitto assume caratteri di tragedia se non di capitolazione nazionale. L’unica iniziativa chiara dello stato italiano di fronte all’evidenza di un delitto di regime, l’assassinio di un concittadino di ventotto anni, è l’indagine della procura di Roma che avanza zoppicando nel torpore e nella vigliaccheria dello stato egiziano, tra osceni tentativi di insabbiamento, atti diffamatori nei confronti della vittima e perniciosi silenzi del governo di Roma.
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.