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Il cavallo di trojan del giustizialismo

Redazione

Perché il decreto sulle intercettazioni ingrasserà ancora il circuito della gogna

Nella disattenzione generale degli organi di informazione, impegnati ad alimentare la psicosi sul coronavirus, l’aula della Camera ha approvato la questione di fiducia posta dal governo sul decreto intercettazioni, con 304 voti favorevoli e 226 contrari. Il voto finale sul provvedimento è previsto per la serata di giovedì, ma i contenuti del decreto (che modifica la precedente riforma varata due anni fa dal governo Gentiloni, ma mai entrata in vigore) sono ormai definiti.

 

Il decreto estende innanzitutto l’utilizzo dei trojan, cioè dei captatori informatici inoculati nei dispositivi elettronici per effettuare intercettazioni ambientali, anche nei confronti degli incaricati di pubblico servizio, per i reati contro la Pubblica amministrazione, e quindi non più solo nei riguardi dei pubblici ufficiali. Una modifica non da poco, visto che nella nuova categoria ricadono tutti coloro che svolgono una funzione pubblica (dai medici ai postini e bidelli). Il decreto dà il via libera anche alla pratica delle intercettazioni “a strascico”, prevedendo la possibilità di usare i risultati delle captazioni anche in procedimenti diversi rispetto a quello nel quale l’intercettazione è stata autorizzata (purché si tratti di reati che prevedono una pena superiore a cinque anni). Cambia anche il meccanismo che mira a limitare la pubblicazione di intercettazioni penalmente irrilevanti sui giornali. Sarà il pubblico ministero, e non più la polizia giudiziaria come previsto dalla precedente riforma, a dover selezionare il materiale per stabilire quali siano le intercettazioni di rilievo per le indagini e quelle, invece, irrilevanti. Il pm sarà anche formalmente responsabile della sorveglianza dell’archivio digitale delle intercettazioni, mentre nessuna novità viene prevista nei confronti dei giornalisti che dovessero pubblicare le intercettazioni coperte da segreto, per i quali continueranno ad applicarsi le norme (inconsistenti) attualmente in vigore. Su questo fronte, insomma, la riforma pare essersi sgonfiata, con il rischio che la gogna mediatico-giudiziaria prosegua senza tante preoccupazioni. Per ora, però, una cosa è certa: la promessa di “più trojan per tutti”.

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