Piercamillo Davigo (foto LaPresse)

Il Dottor Grossolano e il diritto di critica

Redazione

Davigo denuncia i giornali dimenticando cosa vuol dire far parte del Csm

Il dottor Grossolano Piercamillo Davigo ha querelato il Foglio (e, da quanto emerge dalle notizie di stampa, il Dubbio) per “diffamazione aggravata” perché abbiamo scritto che c’era una questione di incompatibilità nel “caso Woodcock”. Il giudice è infatti un componente della sezione disciplinare del Csm, quella che ha assolto il pm per la gestione del caso Consip e lo ha censurato per alcuni suoi virgolettati usciti su Repubblica, e Davigo tra le sue tante interviste si era già espresso sul procedimento del Csm a carico di Woodcock, definito dal suo collega di corrente e di Csm Sebastiano Ardita “roba da Nord Corea”: “Quando l’organo di autogoverno non dice nulla contro gli attacchi del governo a un pm colpevole di fare indagini a livelli alti e anzi lo processa disciplinarmente prim’ancora che vengano processati gli imputati – disse Davigo al Fatto –, magari usando gli esposti degli imputati contro quel pm, c’è da restare esterrefatti”. Non si sa dove sia la diffamazione nel sollevare la questione dell’incompatibilità e sarebbe curioso se per Davigo fosse diffamatoria l’idea che qualcuno possa criticarlo. Ma proprio su questo punto, messo da parte il diritto di ognuno di sporgere querela, c’è il vero problema. Il dottor Davigo, prima da giudice e ora da esponente dell’organo di autogoverno della magistratura, è continuamente presente sui giornali e nei talk-show per esprimere le sue opinioni, spesso forti, spesso al limite della costituzionalità (come certe uscite contro la parità tra le parti nel processo e contro la presunzione d’innocenza), spesso senza contraddittorio. Ma non gli basta: se qualcuno avanza una critica alle sue uscite decide di rispondere con la querela. Davigo dovrebbe ricordare che oltre a essere un capocorrente dell’Anm è anche un consigliere del Csm, da cui dipendono assunzioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari dei magistrati, anche di quelli che decidono sulle sue querele. Magistrati che dalla sua posizione di potere possono, indirettamente, subire un condizionamento. “Da un grande potere derivano grandi responsabilità” era l’insegnamento dell’Uomo Ragno e Davigo dovrebbe ricordarsene sia quando parla sia quando querela.

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