Vincenzo De Luca (foto LaPresse)

De Luca e l'ennesimo spettacolo mediatico-giudiziario. Dal finale già scritto

Ermes Antonucci

L'ex sindaco di Salerno “colpevole” di aver riqualificato il lungomare della città. I comitati del no, la polemica, l'attenzione della stampa, l'indagine, il processo e la sentenza: tutti assolti 

I presupposti per la messa in scena del solito circo mediatico-giudiziario c’erano tutti: l’iniziativa di un politico di primo piano per la realizzazione di un’opera urbanistica, la nascita puntuale di comitati civici pseudoambientalisti contrari al progetto (sostenuti da partiti grilleschi allergici allo sviluppo e fautori di una decrescita felice), la polemica sui social e l’attenzione della stampa, infine l’apertura di un’inchiesta da parte della magistratura per i classici reati di abuso d’ufficio e dintorni. Anche il finale di questo spettacolo, durato ben 10 anni, è stato il solito: assoluzione per tutti gli imputati.

 

Venerdì scorso, infatti, il tribunale di Salerno ha assolto il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e altri 21 imputati nel cosiddetto processo “Crescent”, legato all’opera di riqualificazione dell’area di Santa Teresa a Salerno, avviata da De Luca nel 2007 quando era sindaco del capoluogo campano. Il governatore era accusato di falso ideologico, abuso d’ufficio e reati urbanistici, e la procura aveva chiesto per lui una condanna a 2 anni e 10 mesi.

 

Nel 2007 l’allora sindaco De Luca decise di rilanciare il lungomare di Santa Teresa, ai tempi in condizioni di completo degrado: un insieme di baracche e capannoni decadenti, via vai di prostitute e spacciatori di droga, una spiaggia inaccessibile per la presenza di barriere architettoniche da entrambi i lati. De Luca affidò il progetto a uno dei più noti architetti a livello internazionale, il catalano Riccardo Bofill. Ne venne fuori un piano di riqualificazione urbanistica che comprendeva l’abbattimento delle baracche, la riconsegna ai salernitani di 500 metri del proprio lungomare (stavolta aperto a nord verso la costiera amalfitana e a sud verso quella cilentana), la costruzione di una piazza monumentale ad anfiteatro aperta sul mare, un grande parcheggio sotterraneo e soprattutto un grande edificio a semicerchio chiamato “Crescent”, con una galleria commerciale porticata e i piani superiori per uso residenziale. Un addio alla fatiscenza e al degrado e un benvenuto al turismo, alla modernità e alla crescita economica. 

 

 

Purtroppo, come si sa, in Italia iniziative di questo tipo vengono quasi sempre accolte da resistenze. Così l’opera viene subito contestata da alcuni comitati cittadini (dagli emblematici nomi “No Crescent” e “Italia Nostra”), movimentati da avvocati di paese e attivisti mascherati da ingegneri ed esperti ambientali, che protestano per la costruzione di un “ecomostro” e denunciano presunte irregolarità nell’iter per la sua realizzazione. In alcuni comunicati, gli attivisti fanno persino riferimento alla distruzione di un “paesaggio urbano dal valore consolidato”, intendendo forse il mucchio di baracche in rovina (ben presente, però, nella memoria della maggioranza dei cittadini salernitani). Il bailamme di manifestazioni ed esposti messo in piedi dai comitati porta la procura ad aprire un’indagine su De Luca, alcuni componenti della giunta, tecnici comunali, il sovrintendente e i costruttori. Seguirà, nel 2013, anche il sequestro dell’opera (che sarà interamente sbloccata solo nel 2016). L’inchiesta va avanti, ma intanto i lavori riprendono: nel 2015 viene inaugurata la nuova spiaggia interamente ristrutturata, lo scorso agosto il porticato apre alla passeggiata dei salernitani e dei turisti (che apprezzano), mentre è ancora da concludere la costruzione del parcheggio e degli appartamenti.

 

Venerdì scorso il lieto fine anche in sede giudiziaria: tutti assolti. Una notizia importante anche sul piano politico, visto che una condanna avrebbe comportato per De Luca e quattro consiglieri regionali (all’epoca dei fatti contestati componenti della giunta comunale di Salerno) la sospensione dall’incarico in virtù della legge Severino, un mostro giuridico che impone la sospensione delle cariche politiche a livello locale anche solo per una sentenza di primo grado.

 

Un sospiro di sollievo per De Luca, uno smacco per i comitati e il Movimento 5 Stelle, che da sempre fomenta i gruppi pseudoambientalisti locali e che non ha esitato a porsi in ridicolo dopo la sentenza di assoluzione. La capogruppo del M5s nel consiglio regionale campano, Valeria Ciarambino, ha infatti notato che De Luca sarà anche stato assolto dai giudici, ma da tempo deve fare i conti con “la condanna emessa dal tribunale dei cittadini e degli elettori della Campania”, e ha poi ironizzato sul tempo perso dal governatore tra “frequenti riunioni coi suoi legali per guai giudiziari che ancora si porta dietro” e “incalcolabili giornate nelle vesti di imputato consumate nelle aule di tribunale”. Portano De Luca in tribunale e poi lo accusano di passare troppo tempo con gli avvocati. Sì Crescent, sì Neuro.

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