giro di tavole

Giro d'Italia 2020, Démare, Sagan e la pasta 'ncasciata

A Villafranca tirrena vince il corridore della Groupama-FDJ, davanti al tre volte campione del mondo e Davide Ballerini

Giovanni Battistuzzi

Ci sono tanti modi per fare questo timballo siciliano. Altrettanti modi ci sono di sprintare. Il fancese, lo slovacco e l'italiano hanno trovato quello più spettacolare

Per il commissario Salvo Montalbano la pasta ‘ncasciata è “un tripudio di sapori che riempie la bocca”, “una confusione di gusti che rapisce”, eppure “un caos ordinato”. O almeno quella fatta bene, quella che gli prepara la cammarera Adelina. Il professor Antonino Marullo, per anni ordinario di etnologia a Yale, una volta in pensione, individuò una ventina abbondante di varianti della pasta ‘casciata di Mistretta sparse per tutto il territorio siciliano. Ad accomunarne tutte erano quattro ingredienti oltre la pasta: il sugo di pomodoro, il caciocavallo, l’uovo, le melanzane. Ritenne che questi quattro ingredienti, oltre la pasta, fossero le uniche cose che non potevano mancare in una pasta ‘ncasciata. Ne rimase un po’ deluso: a lui le uova non piacevano molto e l’assenza di carne trita era qualcosa che faceva inorridire la ricetta di famiglia che andava avanti da almeno tre generazioni ed era passata alla quarta.

 

Indipendentemente dagli ingredienti sufficienti o necessari, la pasta ‘ncasciata è uno dei cosiddetti piatti di recupero nei quali si inseriva ciò che si aveva sottomano, una cosa è necessaria: “Sentire tutto in bocca, ogni sapore”. Un caos ordinato appunto. Che è poi è il principio base di saper cucinare bene. E anche in fondo del ciclismo, o meglio della sua dinamica più veloce: la volata.

 

Raccontava Rik Van Looy che le volate “sono un gran casino dove sembra succedere tutto e l’incontrario di tutto. Eppure non è così”. Parafrasando il campione belga, nelle volate ci sono sistemi di ordine diversi che corrono veloci a fianco. E sono sistemi perfetti, rodati, talmente perfetti e rodati che la maggior parte delle volte risultano efficaci anche in presenza di un malfunzionamento. I velocisti sono spettacolo d’avanguardia: improvvisano a velocità altissima.

  

Verso Villafranca tirrena, arrivo della quarta tappa del Giro d’Italia, Bora-hangrohe e Groupama-FDJ hanno approvato ad applicare i principi di realizzazione per una buona pasta ‘casciata. Hanno preso quello che avevano, hanno buttato tutto insieme, hanno messo la teglia al caldo nella speranza che tutto si sciogliesse e amalgamasse. A sciogliersi sono stati in tanti a salire verso la cima di Portella Mandrazzi. Fernando Gaviria è finito bollito.

 

Il caos ordinato si è ripresentato all’arrivo, dopo che il gruppo ha inghiottito Simon Pellaud della Androni Sidermec, Kamill Gradek della CCC e Marco Fraporti della Vini Zabù Brado KTM. Le curve lo hanno allungato e spezzato. Miles Scotson ha provato a tirare dritto, sia mai che non succeda un qualcosa alla Lukas Pöstlberger del Giro 2017 (a Olbia). Simone Consonni ha chiuso. Jacopo Guarnieri ha lanciato lo sprint, Arnaud Démare, Peter Sagan e Davide Ballerini si sono trovati uno accanto all’altro sopra la striscia d’arrivo. Ha vinto il francese di un paio di centimetri. 

Di più su questi argomenti: