La grandine sul Col de Porte e il cielo iniquo del Delfinato

Giovanni Battistuzzi

Poco dopo la vittoria di Roglic nella seconda tappa del Criterium du Dauphiné gregari, velocisti e (i pochi) spettatori sono stati inondati dal maltempo

L'estate francese è un insieme di tonaltà pastello dove il giallo si fa bruciato, il verde abdicante, l'ocra sfumato. Ogni tanto brillantezze smeraldine appaiono qua e là, mentre l'altitudine sale e il cielo assume intensità altrove scomparse.

 

L'estate francese ogni tanto però si trasforma, diventa cupa e tormentata, avvolge tutto come è normale che sia per un paese che ha generato la Grande Boucle, il grande ricciolo.

 

Ieri, lungo la salita del Col de Porte, il cielo ha avvolto il Giro del Delfinato.

 

Un cielo carnevalesco che ha reso inverno ciò che era estate.

 

Un cielo aggressivo, soprattutto iniquo, che ha risparmiato i primi per scaricare rabbia sugli ultimi.

 

Un cielo nero che ha reso tutto bianco. Un inganno cromatico per lavarsi la coscienza.

 


 

La vittoria di Roglic nella seconda tappa del Criterium du Dauphiné

 

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