Stacchiotti e quell'amore per il ciclismo sbarcato al Giro di Sicilia

Giovanni Battistuzzi

Il corridore della Giotti Victoria - Palomar, squadra Continental, ha vinto la prima tappa della corsa siciliana che ritornava in calendario dopo 42 anni

È sempre stato uno per cui il ciclismo è soprattutto amore: "Non si potrebbero fare tanti sacrifici e rinunce e fatiche se non soltanto per amore. Mangiare poco, dormire presto, allenarsi tanto, viaggiare sempre, soffrire spesso", così almeno aveva detto a Marco Pastonesi. È sempre stato uno per cui la missione in bicicletta è l'"arrivare, sempre e comunque", prima del tempo massimo, dopo aver aiutato. È sempre stato uno che ad andare veloce anche sì, ma ad andar veloce in salita certo che no. Uno bravo a capire che non tutti posso essere campioni, che qualcuno si deve sacrificare e che si è sempre sacrificato: "Mi adatto e non mi lamento". Uno che mentre si adattava è riuscito a finire due Giri d'Italia, che ha sfiorato la maglia nera per cinquantun secondi. Peccato. Uno che nell'adattarsi ha girato il mondo su di una bicicletta: dall'Argentina al Giappone, dal Sud Africa al Belgio, che ha attraversato l'Europa, tutta, e l'Asia, molta. Uno che proprio laggiù ai confini del mondo ha trovato vittorie e soddisfazioni, perché ci sono vittorie e soddisfazioni da prendersi anche lontano dai palcoscenici più prestigiosi, in quelle corse dove magari non ci sono grandi telecamere, ma grandi pubblici sì. Due tappe e la classifica generale del Tour de Hokkaido, due tappe alla Volta a Portugal, una al Cycling Tour of Bihor, Romania. Sempre sfruttando la sua caratteristica migliore: lo sprint.

  

Riccardo Stacchiotti aveva rischiato di vincere anche in Italia. Era il 27 marzo scorso, era la Settimana Internazionale Coppi e Bartali, era Gatteo. Secondo per un soffio dietro al lettone Emīls Liepiņš. Riccardo Stacchiotti è riuscito oggi al termine della prima tappa del Giro di Sicilia a fare quello che sinora non aveva mai fatto in Italia tra i professionisti: alzare le braccia al cielo davanti a tutti i rivali.

 

 

A Milazzo ha messo in strada forza e determinazione, astuzia e tempismo, soprattutto capacità si guidare la bici in quel toboga di strade che precedeva il rettifilo d'arrivo. La stessa che aveva già dimostrato altre volte, sia in corsa che lontano dalle corse.

 

 

Una botta di vita in riva al Tirreno, una botta d'autostima per sé, una botta a chi ci stava credendo, Manuel Belletti, a chi stava recuperando, Luca Pacioni, a chi era partito troppo presto Juan Sebastián Molano.

 

Il Giro di Sicilia che è ritornato dopo 42 anni, premia la volontà di pedalare di chi non se ne è mai andato, che ha sempre fatto il suo con passione e determinazione, che un giorno si è visto chiudere le porte in faccia dal ciclismo più ricco, ma che è andato avanti lo stesso, fregandosene della maglia che aveva addosso e della corse a cui partecipava. Aspettava l'occasione giusta, l'occasione buona per far capire a tutti che la bicicletta è una cosa meravigliosa ovunque essa scorre.

 


 

Tutte le tappe e i partecipanti del Giro di Sicilia 2019

 

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