Foto tratta dal profilo Facebook della Ronde Van Vlaanderen

L'eco del Koppenberg e tutti i muri del Giro delle Fiandre

Giovanni Battistuzzi

Sul Koppenberg non si è mai vinta la Ronde, eppure questo muro è diventato un mito. Storia "una fatica bastarda" 

Il silenzio delle Fiandre fu spazzato via in un attimo da un boato. C'erano centinaia di persone arrampicate sui pendii della collina, lì, a due passi dalle quattro case che separano Rotelenberg da Melden, piccoli borghi di poche anime che nessuno conosce, che nessuno mai visita, ma che un giorno all'anno, quello del Giro delle Fiandre, diventano centro pulsante di un unico cuore, quello fiammingo, quello ciclistico. Dopo il boato, i ricordi diventarono confusi. Chi quel giorno pedalava poco ricorda, se non "tutti i muscoli che gridavano vendetta", se non "l'eco, solo l'eco, di una fatica bastarda". Claude Criquielion fu tra i primi quel 7 aprile del 1985, a sentire sotto le ruote i ciottoli del Koppenberg, fu tra i pochi a rimanere in piedi. Perché il Koppenberg fa male sempre, ma quel giorno era peggio di sempre. La pioggia non aveva mai smesso di scendere, la temperatura puntava allo zero e le pietre sembravano fatte di sapone. Quel giorno partirono in 173, il Koppenberg lo raggiunsero in una cinquantina, il traguardo solo in 24.

 

 

Seicento metri, non uno di più, sessantaquattro di dislivello, che fa in media una pendenza dell'undici per cento e in pratica un massacro, perché all'inizio sale blando, poi si impenna e lì, se va bene, bisogna appendersi al manubrio e alla fede; se va male invece si scende di bici e la si trascina.

 

Sessantaquattro di dislivello, ma solo sulla carta, perché se si contassero i millimetri di differenza in altezza tra pietra e pietra sarebbero un sacco di più: un ricercatore fiammingo l'ha fatto, ha passato una settimana a misurarle con il calibro e di metri ne ha calcolati trecento in più.

 

Sessantaquattro metri di dislivello che poi diventano una parete che supera il venti per cento di pendenza, che "diventa il rimpianto di non aver scelto di starsene a casa" (Criquielion). Perché il Koppenberg non ha mai deciso niente, è sempre stato una cattiveria gratuita, messo tra i quaranta e gli ottanta chilometri dal traguardo, quando va bene e non è il primo muro. Una collina tagliata in due da una strada di ciottoli senza senso, creata "solo per il gusto meschino di farsi del male". Questa volta la paternità dell'affermazione è di Walter Godefroot, il Bulldog fiammingo, uno che come pedigree ha due Fiandre, una Roubaix, una Liegi e un'altra cinquantina di corse. Lo scoprì lui il Koppenberg, informò gli organizzatori dell'esistenza della salita, ma non disse mai dov'era. Il segreto durò oltre dieci anni, poi Achiel Buysse, il primo ciclista a vincere la Ronde per tre volte, per caso ci passò in macchina e non se ne stette zitto. Il muro venne inserito nel 1976 e Godefroot lo dovette scalare tre volte.

 

Da allora il Koppenberg fu passaggio fisso per dieci anni. Ci volle una caduta del danese Jesper Skibby durante la Ronde del 1987 e una macchina che pur di superarlo investì la sua bici per levarlo dal percorso. Ritornò nel 2002 dopo un restauro totale, che ne ha appianato un po' le pietre, rendendolo più umano, ma non più semplice.

 

 

 

Quest'anno i corridori il Koppenberg se lo ritroveranno sotto le ruote quando di chilometri all'arrivo ne mancheranno 43, e quando avranno già scalato tanti muri e da scalare mancheranno ancora Kruisberg, Oude Kwaremont e Paterberg. Anche quest'anno i corridori si piegheranno sulle sue pendenze, i loro volti si deformeranno e si appenderanno al manubrio e a qualche santo, sapendo che ci sarà altra strada da percorrere, altri muri da scalare, altri scatti da fare o rintuzzare.

 

Tutti i muri del Giro delle Fiandre

Tutti i settori in pavé del Giro delle Fiandre

1. Lippenhovestraat – km 87 
2. Paddestraat – km 89 
3. Holleweg – km 142 
4. Haaghoek – km 148
5. Mariaborrestraat – km 225

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