PUBBLICITÁ

Il campionato si prende una pausa. Donne, non uccidete i vostri uomini

Simonetta Sciandivasci
Rilegheranno i quaderni di matematica delle elementari, impareranno l'aramaico, esauriranno tutte le serie di Netflix e Sky Atlantic, pattineranno sul ghiaccio, proveranno a depilarsi per vedere l’effetto che fa.
PUBBLICITÁ
Rilegheranno i quaderni di matematica delle elementari, impareranno l'aramaico, esauriranno tutte le serie di Netflix e Sky Atlantic, pattineranno sul ghiaccio, proveranno a depilarsi per vedere l’effetto che fa. E, lo stesso, avanzerà loro del tempo, che resterà vuoto: lo riempiranno di depressione e sussurri e grida e ipotesi (“e se per capodanno invitassimo qui tutti i nostri amici del liceo? Perché non provi a friggere il capitone vestita da cartone animato porno giapponese? E se ti facessi bionda? E se facessimo altri sei figli? E se ci iscrivessimo a un corso di rock’n’roll acrobatico per riempire la pausa pranzo del mercoledì?”). Il calcio italiano si ferma per più di una settimana (a Natale, peraltro, cioè quando una è impegnata a non strozzare zie, cugine e colleghe divorziate) e ci appalta la gestione dell’horror vacui del maschio abbandonato in pieno campionato. Una punizione che colpirà buone e cattive, con la cieca, equa ingiustizia della predestinazione. Nascondete i coltelli, munite tutti gli angoli della casa di paraspigoli, fate un corso accelerato di buddismo: aiutatevi a impedirvi di uccidere l’uomo della vostra vita. Siate forti: il tempo è soggettivo ma, poi, passa. 
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ