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Europa Ore 7

Il vaccino anti Covid e i debiti insostenibili

L'arrivo (anticipato) del vaccino nell'Ue potrebbe cambiare i parametri della pandemia non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico e delle politiche fiscali

David Carretta

All'Eurogruppo di oggi i ministri delle Finanze della zona euro discuteranno dei documenti programmatici di bilancio degli stati membri, ma soprattutto di cosa fare nel 2021. Superata la pandemia “ogni misura fiscale dovrà essere compensata da entrate fiscali o tagli di spesa per non avere un impatto permanente sulla sostenibilità dei conti pubblici”, ci ha detto una fonte dell'Eurogruppo

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Il vaccino contro il Covid-19 potrebbe arrivare negli stati membri dell'Unione europea già la prossima settimana, dopo che l'Agenzia europea del farmaco (Ema) ieri ha annunciato l'anticipo della riunione per valutare il vaccino di Pfizer e BioNTech al 21 di dicembre. L'intenzione è di “concludere” la valutazione “se possibile”, ha spiegato l'Ema. Dopo la sua raccomandazione, toccherà alla Commissione europea adottare la decisione per l'autorizzazione all'immissione nel mercato in tutti gli stati membri dell'Ue. La procedura della Commissione sarà accelerata e dovrebbe avvenire in pochi giorni. Anche se una seconda riunione il 29 dicembre è stata mantenuta, l'aspettativa è di un'approvazione da parte dell'Ema e di una decisione in poche ore da parte della Commissione. L'arrivo del vaccino nell'Ue potrebbe cambiare i parametri della pandemia non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico e delle politiche fiscali.

All'Eurogruppo di oggi i ministri delle Finanze della zona euro discuteranno dei documenti programmatici di bilancio degli stati membri (sono tutti in linea con le raccomandazioni che dicono di spendere), ma soprattutto di cosa fare nel 2021. “Ci avviciniamo all'arrivo del vaccino” e questo “appare come un buon momento per fare il bilancio del 2020 e discutere delle prospettive per il 2021 e prepararsi per la ripresa”, ci ha spiegato una fonte dell'Eurogruppo. Il messaggio sarà quello di proseguire con le misure di sostegno all'economia anche il prossimo anno. Ma superata la pandemia “ogni misura fiscale dovrà essere compensata da entrate fiscali o tagli di spesa per non avere un impatto permanente sulla sostenibilità dei conti pubblici”, ha avvertito la fonte. L'Eurogruppo, inoltre, dirà che “tutti gli stati membri devono continuare con le politiche di sostegno, ma riconoscerà che questi stimoli devono essere bilanciati da una strategia di medio termine per assicurare la sostenibilità fiscale”. Ci sarà anche una discussione sulla “qualità” della spesa pubblica, ha spiegato la fonte.

Il dibattito all'Eurogruppo è importante perché l'arrivo del vaccino potrebbe segnare l'avvio della fase di frenata sugli stimoli senza precedenti adottati per far fronte alla crisi economica provocata dal Covid-19. Non sarà un'inchiodata di botto e ancor meno una retromarcia improvvisa. All'ordine del giorno dell'Eurogruppo non c'è ancora la disattivazione della clausola generale che ha permesso di sospendere le regole del Patto di stabilità e crescita su debito e deficit. Non è nemmeno previsto l'avvio del dibattito sulla revisione delle regole del Patto. “E' troppo presto per discutere di questo ora”, ha detto la fonte. Ma il vaccino è destinato a cambiare le cose. “C'è la prospettiva di un vaccino” e la prossima primavera “ci sarà più chiarezza sulla velocità con cui la popolazione sarà vaccinata e l'aumento dell'immunità tra la popolazione”. Questo “avrà importanti implicazioni”, ha spiegato la fonte.

Quali sono i criteri per stabilire che la fase pandemica è finita almeno dal punto di vista economico, e dunque i paesi saranno chiamati a compensare gli stimoli fiscali con tagli o tasse? “E' uno di quei casi in cui è difficile definirlo in modo preciso, ma te ne accorgi quando ci arrivi”, ci ha spiegato la fonte dell'Eurogruppo. “Presumibilmente accadrà quando la curva della pandemia scenderà in modo deciso, vedremo l'economia rimbalzare, i consumi e gli investimenti riprendersi e l'occupazione tornare verso la normalità. In queste circostanze non sarebbe troppo controverso trovare un consenso (all'Eurogruppo) per dire che è arrivato il momento di passare dalla fase di stimolo alla fase di consolidamento di medio termine”, ha spiegato la fonte.

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Il vaccino contro il Covid-19 potrebbe arrivare negli stati membri dell'Unione europea già la prossima settimana, dopo che l'Agenzia europea del farmaco (Ema) ieri ha annunciato l'anticipo della riunione per valutare il vaccino di Pfizer e BioNTech al 21 di dicembre. L'intenzione è di “concludere” la valutazione “se possibile”, ha spiegato l'Ema. Dopo la sua raccomandazione, toccherà alla Commissione europea adottare la decisione per l'autorizzazione all'immissione nel mercato in tutti gli stati membri dell'Ue. La procedura della Commissione sarà accelerata e dovrebbe avvenire in pochi giorni. Anche se una seconda riunione il 29 dicembre è stata mantenuta, l'aspettativa è di un'approvazione da parte dell'Ema e di una decisione in poche ore da parte della Commissione. L'arrivo del vaccino nell'Ue potrebbe cambiare i parametri della pandemia non solo dal punto di vista sanitario, ma anche da quello economico e delle politiche fiscali.

All'Eurogruppo di oggi i ministri delle Finanze della zona euro discuteranno dei documenti programmatici di bilancio degli stati membri (sono tutti in linea con le raccomandazioni che dicono di spendere), ma soprattutto di cosa fare nel 2021. “Ci avviciniamo all'arrivo del vaccino” e questo “appare come un buon momento per fare il bilancio del 2020 e discutere delle prospettive per il 2021 e prepararsi per la ripresa”, ci ha spiegato una fonte dell'Eurogruppo. Il messaggio sarà quello di proseguire con le misure di sostegno all'economia anche il prossimo anno. Ma superata la pandemia “ogni misura fiscale dovrà essere compensata da entrate fiscali o tagli di spesa per non avere un impatto permanente sulla sostenibilità dei conti pubblici”, ha avvertito la fonte. L'Eurogruppo, inoltre, dirà che “tutti gli stati membri devono continuare con le politiche di sostegno, ma riconoscerà che questi stimoli devono essere bilanciati da una strategia di medio termine per assicurare la sostenibilità fiscale”. Ci sarà anche una discussione sulla “qualità” della spesa pubblica, ha spiegato la fonte.

Il dibattito all'Eurogruppo è importante perché l'arrivo del vaccino potrebbe segnare l'avvio della fase di frenata sugli stimoli senza precedenti adottati per far fronte alla crisi economica provocata dal Covid-19. Non sarà un'inchiodata di botto e ancor meno una retromarcia improvvisa. All'ordine del giorno dell'Eurogruppo non c'è ancora la disattivazione della clausola generale che ha permesso di sospendere le regole del Patto di stabilità e crescita su debito e deficit. Non è nemmeno previsto l'avvio del dibattito sulla revisione delle regole del Patto. “E' troppo presto per discutere di questo ora”, ha detto la fonte. Ma il vaccino è destinato a cambiare le cose. “C'è la prospettiva di un vaccino” e la prossima primavera “ci sarà più chiarezza sulla velocità con cui la popolazione sarà vaccinata e l'aumento dell'immunità tra la popolazione”. Questo “avrà importanti implicazioni”, ha spiegato la fonte.

Quali sono i criteri per stabilire che la fase pandemica è finita almeno dal punto di vista economico, e dunque i paesi saranno chiamati a compensare gli stimoli fiscali con tagli o tasse? “E' uno di quei casi in cui è difficile definirlo in modo preciso, ma te ne accorgi quando ci arrivi”, ci ha spiegato la fonte dell'Eurogruppo. “Presumibilmente accadrà quando la curva della pandemia scenderà in modo deciso, vedremo l'economia rimbalzare, i consumi e gli investimenti riprendersi e l'occupazione tornare verso la normalità. In queste circostanze non sarebbe troppo controverso trovare un consenso (all'Eurogruppo) per dire che è arrivato il momento di passare dalla fase di stimolo alla fase di consolidamento di medio termine”, ha spiegato la fonte.

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Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di mercoledì 16 dicembre, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

 

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La rivoluzione del Dsa e del Dma - E' una rivoluzione quella proposta dalla Commissione europea con il Digital Service Act (Dsa) e il Digital Market Act (Dma), i due regolamenti destinati a rimodellare il quadro normativo per le grandi piattaforme online che vogliono operare nel mercato dell'Ue. Le due proposte costituiscono “le pietre miliari per rendere l'Ue pronta all'era digitale”, ha spiegato la vicepresidente Margrethe Vestager, paragonando il Dsa e il Dma al “primo semaforo” inventato negli Stati Uniti per “portare ordine nelle strade” dopo l'invenzione dell'automobile. “Il traffico online è talmente aumentato che abbiamo bisogno di regole che mettano ordine nel caos”, ha spiegato Vestager.

I criteri per essere imbrigliati da Dsa e Dma - Il principio cardine del Dsa e del Dma è la definizione di chi sono le piattaforme sistemiche e i gatekeeper che saranno vincolati a tutta una serie di nuovi obblighi di cose da fare e da non fare, a meno di non rischiare una multa o lo smembramento imposto da Bruxelles. Le piattaforme che raggiungono più del 10 per cento della popolazione dell'Ue (45 milioni di utenti) saranno considerate di natura sistemica. Lo stesso criterio dei 45 milioni di utenti si applica per i gatekeeper, cioè le piattaforme che controllano l'accesso al mercato digitale. Ma per i gatekeeper valgono anche 10.000 clienti business attivi nell'Ue, un fatturato di almeno 6,5 miliardi nel mercato europeo o una capitalizzazione di mercato di 65 miliardi.

Gli obblighi del Dsa e del Dma - Gli obblighi proposti dalla Commissione sono di varia natura. Il Dsa “affronta la dimensione di società della trasformazione digitale”, ci ha spiegato una fonte della Commissione. Con il Dma “ci si sposta dalla società allo spazio economico”. Il principio generale è che “i grandi attori devono avere responsabilità più grandi perché hanno risorse più grandi e gli effetti del loro modo di operare sono più grandi”. Secondo il Dsa, le piattaforme sistemiche dovranno rimuovere beni, servizi o contenuti illegali online e garantire trasparenza su pubblicità online e algoritmi utilizzati per consigliare i contenuti. Secondo il Dma, i gatekeeper non potranno usare i dati che raccolgono dalle imprese con cui competono, dovranno garantire l'interoperabilità nel caso in cui introducano servizi extra e saranno costretti ad aggiustare i loro algoritmi per evitare che i loro servizi o prodotti siano i primi a comparire nelle ricerche.

Le sanzioni contro i giganti del digitale - La Commissione vuole dotarsi di forti poteri sanzionatori: multa fino 6 per cento del fatturato per le violazioni alle regole del Dsa e 10 per cento per quelle al Dma. Ma in caso di violazioni ripetute e sistematiche la Commissione potrà anche imporre rimedi strutturali, come lo smantellamento dei giganti attraverso l'obbligo di vendere o dismettere alcune attività. Sullo smembramento dei colossi c'è stato un lungo conflitto tra Vestager (contraria) e il commissario al mercato interno Thierry Breton (favorevole). Formalmente ha vinto il secondo, ma nei fatti è la prima che conserverà il potere di decidere di imporre rimedi strutturali. Vestager ieri ha riconosciuto che lei ha opinioni diverse da Breton. “Siamo diversi”, ha detto.

Le regole valgono per tutti? Più per gli americani che per gli europei - Il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, ha assicurato che il Dsa e il Dma “non sono contro nessuno, ma per qualcosa: per i cittadini europei, per le nostre democrazie, per le nostre imprese, per l'innovazione e per la concorrenza”. Ma le nuove regole si applicheranno praticamente solo a colossi extra-europei. Tutte le altre piattaforme prese di mira sono americane e, in misura minore, asiatiche: Google, Apple, Facebook, Amazon, Alibaba, TikTok, Snapchat, Samsung, Xiaomi e (forse) Spotify. L'unica eccezione europea è Booking.com, che ha sede nei Paesi Bassi ma appartiene a una holding americana. Dopo la proposta di Dsa e il Dma (e l'elezione di Joe Biden negli Usa) Cecilia Scala ha interrogato due grandi esperti sulla possibilità di un patto transatlantico sul Bigh Tech.

Google è preoccupato - "Nei prossimi giorni esamineremo attentamente le proposte della Commissione, ma ci preoccupa che possano essere mirate specificamente a un gruppo ristretto di aziende e rendere così più difficile lo sviluppo di nuovi prodotti a sostegno delle piccole imprese in Europa", ha detto Karan Bhatia, vicepresidente per i Government Affairs & Public Policy di Google: "Continueremo a sostenere l'introduzione di nuove regole che supportino l'innovazione, aumentino il senso di responsabilità e promuovano la ripresa economica a vantaggio dei consumatori e delle imprese europee", ha assicurato Bhatia.

Parte la grande guerra delle lobby del digitale - Dopo la presentazione del Dsa e del Dma partirà la grande guerra delle lobby del digitale, che nei prossimi due anni potrebbero spendere milioni di euro per cercare di influenzare il processo decisionale prima dell'adozione formale dei due provvedimenti da parte di Parlamento e Consiglio dell'Ue. Da una parte i rappresentanti delle grandi piattaforme, dall'altra quelli dei piccoli attori del digitale, delle imprese e dei consumatori: le risorse umane e le cifre record che erano state utilizzate durante il processo di adozione della direttiva sul nuovo copyright saranno superate. Secondo il sito LobbyFacts.eu, Google aveva speso oltre 8 milioni di euro per fare lobby a Bruxelles nel 2018, l'anno prima dell'adozione della direttiva sul copyright. Le risorse di Facebook per difendere i propri interessi a Bruxelles sono invece passate da poco più di 1 milione di euro nel 2016 a oltre 4 milioni nel 2019. Tra le piattaforme prese di mira dal Dsa e dal Dma, Amazon e Apple sono più indietro con circa 2 milioni di euro ciascuno di bilancio per fare lobby a Bruxelles.

I diplomatici nazionali liberi di incontrare i lobbisti - Parlamento europeo, Consiglio e Commissione hanno raggiunto un accordo per rafforzare le regole sul registro della trasparenza a cui devono iscriversi le lobby che operano presso le istituzioni dell'Ue. La principale novità è l'adesione da parte del Consiglio, anche se le regole sugli incontri tra i lobbisti e le rappresentanze degli stati membri rimangono molto blande: i diplomatici nazionali parteciperanno alla trasparenza solo su base volontaria e unilaterale (l'Italia ha già messo in atto una serie di misure in questo senso). Altrettanto blande sono quelle per gli incontri con i deputati europei. Vengono per contro rafforzati gli obblighi per i lobbisti che dovranno dichiarare gli interessi e gli obiettivi che promuovono, i clienti che rappresentano, le risorse per le loro attività e le fonti dei finanziamenti.

Orbán mette nella Costituzione le discriminazioni dei Lgbt - Il Parlamento ungherese ieri ha adottato diversi testi legislativi contro i diritti Lgbt, iscrivendo nella Costituzione la nozione tradizionale di genere e vietando di fatto l'adozione alle coppie non sposate e dello stesso sesso. "La madre è una donna, il padre è un uomo", si legge in una delle modifiche costituzionali approvate grazie al sostegno dei deputati del Fidesz di Viktor Orbán. Il testo definisce il sesso come quello definito alla nascita e aggiunge: "l'educazione è assicurata conformemente ai valori fondati sull'identità costituzionale e la cultura cristiana" dell'Ungheria. Nella sua motivazione, il governo ha spiegato che l'emendamento alla Costituzione è necessario per "proteggere il bambino contro le possibili interferenze ideologiche o biologiche" del mondo occidentale moderno. Secondo l'eurodeputata verde, Gwendoline Delbos-Corfield, questi provvedimenti fanno "parte integrante della strategia del governo (Orbán) di instaurare un'autocrazia in Ungheria. Questo deve cessare. L'Ue non può restare inerme, nel momento in cui i diritti di milioni di cittadini sono attivamente attaccati dal loro stesso governo".

I deputati europei bocciano il giudice contabile polacco - Il Parlamento europeo ha rigettato il candidato presentato dal governo della Polonia, Marek Opiola, per il posto di giudice alla Corte dei conti dell'Ue. Il voto è stato senza appello: 536 deputati contro 156 hanno votato per chiedere il ritiro della candidatura di Opiola. Il Consiglio può procedere alla nomina anche senza il consenso del Parlamento europeo. Era già accaduto nel 2016 con la nomina di Janusz Wojciechowski, che dal 1 dicembre 2019 è diventato commissario europeo all'Agricoltura.

Calma prima della tempesta sulla Brexit? - Abbiamo lasciato i negoziati di libero scambio tra Ue e Regno Unito per ultimi, perché ieri è stata una giornata di calma che forse potrebbe prefigurare una tempesta, anche se non è ancora chiaro se per un “deal” o un “no deal”. C'è stata un po' di agitazione a Londra, perché il campo dei Brexiters sarebbe stato informato di un accordo imminente. Diverse fonti a Bruxelles hanno spiegato che “non ci siamo ancora”. Gli scenari Brexit saranno discussi anche dai ministri delle Finanze della zona euro. La valutazione è questa: “è improbabile che ci sia una grande crisi sui mercati”, ci ha spiegato la fonte dell'Eurogruppo.

Un deal dopo il “no deal” per il dopo Brexit? - L'aspettativa dell'Eurogruppo è che "i negoziati continueranno finché ci sarà un tipo di accordo, ci auguriamo entro la fine dell'anno, ma anche non se ci sarà (prima del 31 dicembre) non significa che le discussioni finiranno a quel punto”, ci ha detto la nostra fonte dell'Eurogruppo. Tradotto: in caso di "no deal" i negoziati potrebbero continuare nel 2021. Lo stesso messaggio è arrivato ieri dalla deputata europea di Renew Europe, Nathalie Loiseau: “Nel momento in cui ci separiamo, possiamo scegliere di proseguire la nostra strada fianco a fianco oppure voltarci le spalle. Tocca al governo britannico questa scelta”, ha detto Loiseau. Tocca a Boris Johnson “far prevalere il realismo sull'ideologia oggi, oppure più tardi se non è ancora pronto”.

 

Accade oggi in Europa

- Eurogruppo

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- Consiglio Agricoltura e pesca

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- Parlamento europeo: sessione plenaria; dibattito sui risultati del Consiglio europeo; voto sul meccanismo sullo stato di diritto

- Parlamento europeo: cerimonia di attribuzione del premio Sakharov e conferenza stampa del presidente Sassoli con i vincitori

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- Parlamento europeo: dibattito organizzato dall'ufficio del Parlamento europeo in Italia con la dissidente bielorussa Yelena Leuchanka, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, i deputati Castaldo, Tajani, Benifei, Ceccardi e Fiocchi

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Borrell, Schinas e Breton sulla strategia sulla cybersicurezza

- Commissione: conferenza stampa dei commissari Dombrovskis e McGuinness sul piano di azione sui crediti deteriorati

- Commissione: conferenza stampa del commissario Wojciechowski sulla EU Agricultural Outlook conference 2020

- Consiglio: riunione del Coreper

- Commissione: il vicepresidente Timmermans riceve il ministro dell'Agricoltura Bellanova

- Eurostat: dati sul costo del lavoro del terzo trimestre; dati sul commercio internazionale di ottobre; dati sulla produzione nel settore della costruzione di ottobre

 

 

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