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Mitsotakis e il segreto dell'esuberanza greca

Paola Peduzzi e Micol Flammini

Appunti e rivelazioni sul modello di ripartenza di Atene, allenata alla crisi da  tempo e ora proiettata verso il suo 2.0.  I  colori nuovi del sud dell’Europa

In questi giorni ad Atene è in corso il Forum economico di Delfi, un incontro annuale che è stato organizzato per la prima volta nel 2016 e che ha l’obiettivo di “far circolare le idee” utili a costruire una crescita sostenibile e duratura per l’Europa e in particolare per l’Europa mediterranea. Da due anni, a causa della pandemia, si svolge nella capitale greca e non nello splendido centro culturale di Delfi, e in questa edizione alterna incontri in presenza a incontri in remoto, l’ibrido di questo primo assaggio della nuova normalità post pandemia. I frequentatori di forum economici ci hanno detto, un po’ seri e un po’ no, che Delfi è il nuovo Davos, i cieli blu del Mediterraneo contro le nevi svizzere, il posto in cui si parla di cose concrete e non si fa soltanto mondanità. Il paragone potrebbe essere azzardato, ma la Grecia, che ospita  l’evento, è già contenta che esistano queste chiacchiere, perché contribuiscono a consolidare la sua immagine di paese proiettato verso il futuro, con le idee, la visione e persino i numeri adatti al ruolo. Gioca a favore di questo orgoglio il fatto che a lungo la Grecia sia stato il paese dei fallimenti, delle provocazioni, dei conti disastrati, quello di cui tutti gli altri paesi della zona euro dovevano prendersi cura, con immensa malavoglia. Da lì non si poteva che risalire, in effetti, ma non era scontato che ci si riuscisse, soprattutto non era scontato che oggi, in queste settimane di paragoni tra piani per il rilancio – dietro ai numeri ci sono scelte, visioni, priorità – la Grecia brillasse con il suo progetto 2.0. Da dietro la lavagna a prima della classe: no, non era scontato. Per questo siamo andate a guardare da vicino questa nuova esuberanza greca.

 


Un po’ ridendo un po’ sul serio, c’è chi dice che il Forum di Delfi potrebbe essere la futura Davos. Idee concrete contro mondanità


 
La  prima della classe. Da paese in bancarotta la Grecia si è trasformata in uno studente modello, il primo della classe, quello che ha portato sulla scrivania della Commissione il piano che ha ricevuto più complimenti. Abbiamo chiesto a Yannis Palaiologos, corrispondente da Bruxelles per Kathimerini, quale sia stata l’alchimia che ha determinato   questa metamorfosi di Atene. “Policy e politica”, ci ha risposto. “In termini di policy gli anni dei tre bailout sono serviti da palestra. L’amministrazione greca era totalmente impreparata ad affrontare le riforme che le venivano chieste, si è sottoposta a un corso intensivo da parte dell’Europa e dell’Fmi e ora il risultato è che sa molto meglio di altri come scrivere un piano di riforma e anche come presentarlo in modo che venga apprezzato da  Bruxelles”. La questione politica si spiega con un nome: Kyriakos Mitsotakis. “Dal 2019, c’è un leader che è sulla stessa linea dell’Europa. Un poliglotta che a Bruxelles si sente a suo agio”. La metamorfosi però era iniziata già con Alexis Tsipras, anzi lui stesso ha subìto una metamorfosi dopo l’estate tumultuosa del 2015. “Ci sono persone vicine alla cancelliera Merkel che mi hanno raccontato come lei stessa sia rimasta impressionata da un cambiamento di posizione così deciso e repentino e anche da come sia riuscito alla fine a tenere la Grecia sui binari”. A termine  del suo mandato l’Ue si era ammorbidita molto con Tsipras, questo giovane scapestrato che si presentava ai consessi europei senza cravatta ma che alla fine ha concluso un altro accordo che ha contribuito a cambiare l’opinione che   Bruxelles aveva di lui: “L’accordo con la Macedonia del nord che per lo stato balcanico vuol dire:  un futuro, possibile  ingresso in Unione europea”. Ora è alle prese con altre liti, ma con la Bulgaria e politicamente a Tsipras, quell’accordo costò moltissimo. “Poi è arrivato Mitsotakis, europeista fino al midollo, che dice tutte le cose che piacciono all’Ue. Che parla di riforme, mercato libero, meritocrazia”. E che durante la pandemia è stato propositivo, presente, sempre dalla parte giusta. “In linea con Bruxelles, sia sul Recovery sia sui vaccini”. E’ stato il promotore di una linea comune per salvare l’estate, che è alle porte, e tra pass, certificati, vaccini, tamponi, distanze e salsedine, la Grecia ha deciso che è arrivato il momento di riaprire. 

 

Venite, vi aspettiamo. Le spiagge greche hanno riaperto una settimana prima del lancio ufficiale della stagione estiva del 2021, previsto per il 15 maggio. Per andare più in fretta, il governo di Atene ha accelerato la campagna di vaccinazione sulle isole, in modo che tutti gli abitanti siano vaccinati entro la fine di giugno. Il ministro per il Turismo, Haris Theoharis, ha ritirato orgoglioso il premio dato dal Consiglio per il turismo mondiale per il paese che più si è speso per organizzare un turismo sicuro in vista dell’estate: ora è impegnato in un tour britannico per convincere Londra a togliere la Grecia dalla lista dei paesi che prevedono una quarantena al ritorno dei turisti. Il turismo vale un quinto dell’economia e del mercato del lavoro della Grecia, è una risorsa indispensabile, così mentre al Forum di Delfi si discute di post pandemia e si fanno previsioni non più apocalittiche – il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, è intervenuto  per confermare questa visione più ottimista – questa settimana è anche un test nazionale per la riapertura. I ragazzi sono tornati a scuola, i musei hanno riaperto, i cinema all’aperto sono stati allestiti, i test (due a settimana) sono stati distribuiti, la media delle vaccinazioni è salita sopra a quella europea. I dati della pandemia non sono ancora rassicuranti, anche se il picco (tremila casi al giorno) di inizio aprile è stato superato. In Europa si discute del certificato vaccinale (o pass o raccomandazione: il nome varia a ogni lite) che è stato uno dei cavalli di battaglia della Grecia, assieme alla Spagna. Il premier Mitsotakis ne dà una interpretazione, come dire, molto larga: vorrebbe che risultasse vaccinato chiunque abbia fatto un vaccino, compresi quelli che non sono approvati dall’Ema, in particolare quello russo e quello cinese. E’ un azzardo, perché questi vaccini hanno problemi di efficacia e questo implica che potrebbero avere un impatto negativo nel raggiungimento dell’immunità di gregge. Ma Atene vuole correre questo rischio, o meglio, come dicono tutti i tour operator e i ristoratori intervistati dalle tv europee: non abbiamo alternative. Corre anche veloce il cosiddetto “sogno americano”, l’arrivo dei turisti oltreoceano, ma i dati dimostrano che per quanto gli americani potranno viaggiare, è il turismo europeo che fa la differenza per la Grecia, in particolare quello proveniente dal Regno Unito e dalla Germania.

 

Grecia 2.0. La Grecia sta portando avanti il suo piano di ripresa dalla pandemia prima dell’arrivo dei fondi europei.  Lo ha detto il ministro delle finanze Christos Staikouras a Bloomberg. Il ministro ha raccontato che alcuni progetti sono già incominciati e che sono già pronte le riforme per il mercato del lavoro. L’economia greca è diminuita dell’8,2 per cento nel 2020 e adesso le previsioni della Commissione dicono che è pronta a crescere del  4,1. Per il  ministro  Staikouras l’obiettivo di Atene è quello di reinventare il paese e creare il terreno per un’economia aperta, inclusiva digitale e verde, per poi tornare a una politica fiscale prudente, equilibrata e sana, una volta ristabilite le condizioni normali. Anche in questo l’affinità tra il governo greco e la Commissione sembra elettiva. Il piano greco, chiamato Greece 2.0, è stato definito da molti esperti “ambizioso” e così l’ha definito anche Maria Demertzis, economista e vicedirettrice del Bruegel, che ci ha detto: “Questo Recovery plan è pensato  come un update, un aggiornamento. Questa metafora forse rende il senso più stretto del 2.0”. Aggiornare, accelerare, rimuovere i bug, questo impegno di modernizzazione è l’ossessione di Mitsotakis. Alla Grecia sono destinati 18,2 miliardi di sussidi e 12 miliardi di prestiti. Alla transizione ecologica Atene intende destinare il 38 per cento della somma e alla digitalizzazione il 20. Gli altri due pilastri del piano sono  capitale umano e coesione sociale e le riforme economiche. Al primo punto andranno 5,2 miliardi di euro, la disoccupazione in Grecia sfiora il 20 per cento e il governo per risolvere il problema vuole puntare sull’istruzione con un piano di investimenti di 601 milioni per favorire l’inserimento nel mercato del lavoro. 4,8 miliardi sono destinati all’ultimo punto: le riforme economiche e degli investimenti, con 3,5 miliardi da dedicare a rendere più moderne  industrie  e infrastrutture. “E’ un piano ben scritto, ricco e pieno di dettagli ma la sfida, ci ha detto Maria Demertzis sarà non perdere la prospettiva: come assorbiremo i soldi che ci arriveranno dall’Ue?”.  

 

Il tè verde del primo ministro. A lungo lo sport preferito dei greci è stato quello di sottovalutare Kyriakos Mitsotakis, “Koulis”, come lo chiamavano, un diminutivo di solito usato per i bambini con la zeppola. L’ultimo dei cinque figli dell’ex premier Konstantinos Mitsotakis, l’attuale primo ministro ha studiato e lavorato all’estero in atenei e banche d’affari prestigiosi, ma quando ha deciso di occuparsi di politica dentro Nuova Democrazia ha dovuto superare parecchi ostacoli, non solo personali ma culturali: a favore delle privatizzazioni e dell’impresa privata, a favore dei diritti per la comunità Lgbt e per un approccio più umanitario nei confronti dei migranti, Mitsotakis era un liberale alieno nel suo stesso partito. Per di più aveva tutto tranne il phisique du role dell’uomo forte di destra, con i suoi braccialetti della fortuna e la passione per il tè verde, e con quel suo matrimonio in crisi, cosa che accade spesso ma che le coppie greche famose tendono a nascondere: si era separato da Mareva Grabowski, ex manager di Deutsche Bank diventata poi imprenditrice, ma sono poi tornati insieme e lei ora è la sua testimonial in Europa di raffinatezza ed esuberanza greca. Il mix di debolezze è diventato il cocktail che invece ha reso Mitsotakis credibile e stimato a Bruxelles, al punto che oggi viene visto non soltanto come rappresentante di successo di una visione liberale ma soprattutto di un liberalismo del sud che era considerato impensabile. 

 


A lungo lo sport preferito dai greci è stato quello di sottovalutare Mitsotakis, Koulis, come lo chiamavano per la zeppola



  
Il circolo del sud. Ma questo fronte del sud in cui Mitsotakis crede tanto è forse la più grande scommessa che l’Europa abbia fatto con il Recovery. Maria Demertzis ha confrontato i piani di Italia, Grecia, Spagna e Portogallo. In quello di Madrid mancano i prestiti per il momento, gli altri sono interessanti, in linea con le necessità dei singoli paesi. E’ come se nel sud dell’Europa ci fosse una combinazione di capi di governo affidabili che capiscono di cosa hanno bisogno i loro stati. Mancanze e possibilità. Mitsotakis vorrebbe rendere questo fronte del sud più unito, ha capito che ci sono battaglie che vanno combattute insieme, al di là delle sfumature politiche. Ha un ottimo rapporto con lo spagnolo Pedro Sánchez, appartengono a due famiglie europee diverse, ma sanno trovare i punti di incontro. Questa settimana erano insieme a Delfi e hanno promesso che faranno fronte comune per quanto riguarda il programma di debito congiunto. Un altro leader con cui va molto d’accordo, ci ha raccontato Yannis Palaiologos, è Emmanuel Macron. C’è comunanza ideologica, sono due centristi, europeisti e da quando il presidente francese si è spostato più a destra sono diventati ancora più vicini. A unirli, poi, c’è il dossier turco, che forse è anche il collante principale. Anche con il premier italiano, Mario Draghi, c’è molta intesa e molte battaglie che combattono insieme, soprattutto per quel che riguarda il turismo e i pass vaccinali.
   
 
A proposito, ma Varoufakis? Dopo essere uscito, con stizza, da Syriza, Yanis Varoufakis ha fondato un suo partito, con il quale non si sa se davvero avesse intenzione di fare la rivoluzione, ma che, intenzioni a parte, ha poco successo. Si chiama MeRA25, nel Parlamento greco ha 9 seggi e in quello europeo zero. “E’ una voce solitaria di sinistra che ripete le stesse cose di quando era ministro”, ci dice Palaiologos. “A Mitsotakis non dispiace neppure averlo in aula, perché i suoi interventi, di Varoufakis, sono sempre attacchi a Syriza, a quanto sia poco di sinistra”. Alza polveroni sui social, se la prende sempre con i soliti e l’ossessione per il capitalismo non è gli è mai passata. Però, in Grecia la Varoufakismania è tramontata, “abbiamo subìto le conseguenze del suo comportamento, siamo stati a un passo dal lasciare l’Ue, non solo per colpa sua, ma molto per colpa sua”. Ormai in Grecia per lui c’è poco entusiasmo, flebile, come la voce del voto antisistema che nell’urlare dietro a Syriza si dimentica che ora, in Grecia, al governo, c’è un liberale come Mitsotakis.  

 

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