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L'Ucraina non ha più tempo

L’Ue è sollevata dagli aiuti americani a Kyiv, ma continua a rimandare le decisioni

David Carretta

Borrell riunisce i ministri degli Esteri e della Difesa, ma gli europei ripiombano nella loro routine di ritardi e promesse non mantenute. "La nostra esitazione non fa altro che motivare il Cremlino a ulteriori aggressioni”, ha ricordato il ministro degli Esteri ceco

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Bruxelles. Sollevati dal voto della Camera dei rappresentanti che dovrebbe sbloccare gli aiuti americani promessi dall’Amministrazione Biden all’Ucraina, gli europei sono ripiombati subito nella loro routine di discussioni infinite, esitazioni, ritardi e promesse non mantenute sulle forniture di armi per Kyiv. L’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ieri aveva convocato a Lussemburgo i ministri degli Esteri e della Difesa per una riunione “Jumbo” del Consiglio dell’Ue. Il formato evidenzia “l’urgenza di accelerare le forniture di armi all’Ucraina”, ha spiegato Borrell al termine della riunione. “È chiaro che l’Ucraina manca di armi per difendersi e respingere l’aggressione russa”. I ministri ucraini Dmytro Kuleba e Rustem Umerov hanno presentato gli ultimi dati sugli attacchi con missili, droni e bombe volanti guidate, oltre che la situazione sulla linea del fronte. Mentre parlavano ai loro colleghi, un attacco russo ha colpito la torre della televisione di Karkhiv, la seconda città del paese. Il presidente ucraino, Volodymyr Zeleneksy, ha chiesto almeno sette sistemi Patriot per proteggere le città e le infrastrutture critiche. “L’impatto sul sistema elettrico ucraino è molto alto. È uno degli obiettivi più importanti dell’attacco russo. Sapete perché: l’elettricità serve a tutto e a tutti”, ha detto Borrell. Ma l’Alto rappresentante non ha potuto fare annunci concreti. “Questa è la terza o quarta volta che discutiamo della situazione e della necessità di aumentare la capacità aerea”, ha ammesso Borrell. “Penso che sia maturo. Ora tutto è stato detto. E molte cose devono essere fatte”. Ma “mi spiace non ho Patriot a Bruxelles. I Patriot sono nelle capitali. E tocca a loro prendere le decisioni”, ha spiegato Borrell.
 

Gli ucraini hanno individuato un centinaio di sistemi Patriot a disposizione dei suoi alleati, a cui si aggiungono altri sistemi come i Samp/T franco-italiani o i vecchi S300 russi. Finora solo la Germania ha promesso un sistema Patriot aggiuntivo. La Nato ha mappato le capacità di difesa aerea dei suoi membri e ha confermato che “ci sono sistemi, inclusi i sistemi Patriot, disponibili per essere forniti all’Ucraina”. Nel Consiglio europeo e nella riunione Nato-Ucraina della scorsa settimana è stata messa pressione su Spagna e Grecia. “Abbiamo già fornito assistenza tangibile all’Ucraina”, ha risposto ieri il portavoce del governo greco, Pavlos Marinakis: “Non verrà intrapresa alcuna azione che possa anche solo lontanamente mettere in pericolo le capacità di deterrenza o di difesa aerea del nostro paese”. Stesso diniego da Madrid. “Siamo ben coscienti della necessità dell’Ucraina di difesa antiaerea e in particolare sistemi Patriot”, ha detto il ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares: “La Spagna ha già fatto tutto ciò che è in suo potere”. La Francia ha escluso di trasferire altri Samp/T perché ne ha bisogno per proteggere le Olimpiadi di Parigi. “Mi pare che l’Europa e l’Italia in particolare abbiano fornito in questo periodo tutto quello che riuscivano a dare”, ha detto la scorsa settimana il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto. I paesi volenterosi o non hanno sistemi o sono troppo vicini alla Russia per scoprirsi. La Polonia usa alcuni sistemi Patriot per proteggere la base di Rzeszów, vicino al confine ucraino, dove transitano le armi destinate a Kyiv. La Romania è in allerta per i droni russi che sconfinano durante gli attacchi nella regione di Odessa.
 

La Germania ha lanciato una coalizione sui sistemi di difesa aerea. I Paesi Bassi hanno detto di essere pronti a finanziare l’acquisto. Borrell ha detto che diversi paesi hanno espresso la loro “volontà di contribuire”.  L’Ucraina non ha tempo, ma gli europei sono sempre in ritardo, come nel finanziare l’iniziativa della Repubblica ceca per acquistare 800 mila munizioni da artiglieria al di fuori dell’Ue. La colletta lanciata dal governo ceco in febbraio ha raccolto fondi sufficienti solo per 500 mila munizioni. “La prima consegna ci sarà a fine maggio, inizio giugno”, ha assicurato Borrell. Lungi dall’esultare per il voto al Congresso, alcuni leader hanno preferito ricordare che anche l’Ue deve fare i compiti a casa. “Questo è il momento di ricordare che ora l’Ue deve aumentare la propria produzione di armamenti, munizioni e forniture per aiutare l’Ucraina nel lungo termine”, ha avvertito il ministro degli Esteri svedese, Tobias Billström. “La nostra esitazione e indecisione nel sostenere efficacemente l’Ucraina non fa altro che motivare il Cremlino a ulteriori aggressioni”, ha ricordato il suo omologo ceco, Jan Lipavský.

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