Ansa

In vista del Consiglio europeo

Macron per l'Ue vuole una strategia industriale “Made in Europe”

David Carretta

Il presidente francese chiede uno “choc” per facilitare l’adozione di aiuti di stato e l’introduzione del principio “Buy european” nelle commesse pubbliche. Una risposta alla doppia sfida della guerra in Ucraina e del piano di Biden

Bruxelles. Strategia “Made in Europe” è il titolo di un documento che la Francia ha inviato il 9 gennaio alle capitali dell’Unione europea con lo scopo di illustrare le sue proposte per rispondere alle sfide della guerra della Russia in Ucraina e dell’Inflation reduction act (Ira) dell’Amministrazione Biden. Di fronte al rischio di una deindustrializzazione dell’Europa, con migliaia di imprese che spostano investimenti e produttività per sfuggire all’aumento dei prezzi dell’energia e rincorrere i sussidi americani, Emmanuel Macron chiede uno “choc” per facilitare l’adozione di aiuti di stato e l’introduzione del principio “Buy european” nelle commesse pubbliche.

 

Sei settori sono identificati come “prioritari” nel documento francese: l’energia, le materie prime critiche, i semiconduttori, la salute, il digitale e l’agroalimentare. “Vogliamo avere aiuti di stato massicci per un certo numero di settori” come idrogeno, batterie elettriche, semiconduttori, pannelli solari, ha spiegato ieri il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire. Non solo sovvenzioni dirette, ma anche crediti d’imposta, sul modello di quello che sta facendo l’Amministrazione Biden con l’Ira, il piano da 370 miliardi di dollari per la transizione climatica ed energetica. E se Biden ha scelto come principio il “Buy America” creando una discriminazione per le imprese europee, l’Europa può fare altrettanto. “Le commesse pubbliche sono uno degli strumenti da usare per difendere l’industria europea”, ha detto Le Maire.

 

La strategia francese “Made in Europe” è uno dei numerosi contributi in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, dove i leader saranno chiamati a tracciare i contorni della risposta all’Ira. Francia e Germania ritengono che gli aiuti di stato siano lo strumento migliore, in quello che appare come un ritorno in forza del ruolo di stati e di governi nell’economia dell’Ue. Incurante delle implicazioni per il mercato unico, anche la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è favorevole a ricorrere in modo massiccio a sussidi e sconti fiscali. La sua principale idea è andare dalle imprese che intendono traslocare negli Stati Uniti, chiedere di quali crediti di imposta americani pensano beneficiare, e offrire lo stesso ammontare per restare nell’Ue. Secondo il documento francese, il bilancio pubblico dovrebbe diventare una sorta di bancomat per i settori chiave e strategici dell’Ue (l’espressione usata è “sportello” per assicurare alle imprese prevedibilità su aiuti e tempi).

 

La Francia vuole anche aumentare significativamente le soglie che costringono i governi a chiedere l’autorizzazione a Bruxelles per la concessione di aiuti di stato. Ma l’idea di aprire le vanne degli aiuti di stato incontra alcune resistenze, sia dentro la Commissione sia di alcune capitali. I paesi senza spazio fiscale – perché piccoli o altamente indebitati – non possono competere con le risorse messe in campo da Germania e Francia. Lo dimostrano i dati sui 672 miliardi di euro di aiuti di stato approvati dalla Commissione dopo aver allentato le regole per la guerra: il 53,02 per cento è stato notificato dalla Germania (pari a quasi il 9,24 per cento del pil), il 24,06 per cento dalla Francia (6,13 del pil), il 7,65 per cento dall’Italia (2,69 per cento del pil).

 

La commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, sembra più cosciente della presidente von der Leyen dei rischi che comporta per il mercato unico una corsa agli aiuti di stato. Nella lettera che ha inviato venerdì per avviare le consultazioni con i governi dei Ventisette su un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di stato, Vestager riconosce che ci sono “possibili effetti negativi sulla coesione all’interno dell’Ue”. Secondo Vestager, “non tutti gli stati membri hanno lo stesso spazio fiscale per aiuti di stato” e questo è “un rischio per l’integrità dell’Europa”. Di conseguenza, la commissaria alla Concorrenza ha evocato la possibilità di creare “un fondo collettivo europeo per sostenere i paesi in modo giusto e uguale”, ma ha evitato dettagli. La Commissione presenterà le sue idee a fine gennaio. Il Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio discuterà tre opzioni: concedere ai governi più flessibilità sull’uso delle risorse del Recovery fund, di RePowerEu e di altri fondi climatici; creare un fondo analogo a Sure per fornire prestiti agli stati membri; e lanciare nel lungo periodo un Fondo per la sovranità europea per aiutare i settori strategici. Ma ogni proposta di debito comune è destinata a incontrare l’opposizione della Germania e di altri paesi nordici.

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