Alexei Druzhinin/Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP

Chi è l'oligarca che l'Uzbekistan chiede all'Ue di graziare

Davide Cancarini

Le pressioni di Tashkent, che dice di avere bisogno dei soldi di Usmanov, bloccati dalle sanzioni

Durante la visita del presidente del Consiglio europeo Charles Michel in Uzbekistan, le autorità del paese hanno perorato la causa di Alisher Usmanov, uno dei 26 oligarchi colpiti dalle sanzioni in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Una pressione che Tashkent, stando a quanto riportato dal Financial Times, sta continuando a esercitare, al punto da offrire anche supporto legale all’oligarca per un’eventuale causa legale nei confronti di Bruxelles. Le autorità uzbeche, desiderose di accrescere i rapporti con l’Europa al pari di altre cancellerie regionali, si stanno spendendo così tanto in favore di Usmanov perché le sanzioni stanno impedendo a quest’ultimo di investire parte del suo ingentissimo patrimonio nell’economia nazionale.

  

Descritto dalle autorità europee come uno degli oligarchi più vicini al presidente russo Vladimir Putin, la sua fortuna complessiva ammonterebbe a una somma compresa tra i 15 e i 20 miliardi di dollari. Un patrimonio talmente ampio da comprendere anche uno yacht da 600 milioni di dollari, sequestrato all’imprenditore in un cantiere di Amburgo all’inizio di marzo. Usmanov è sia cittadino russo sia uzbeco, ma all’Uzbekistan è particolarmente legato, sia perché è il suo paese di nascita sia perché ha un legame di parentela con il suo presidente, Shavkat Mirziyoyev, la cui nipote  è stata sposata con un nipote dell’oligarca. Un aneddoto aiuta a capire bene la profondità della relazione tra l’imprenditore e il leader uzbeco. Nel 2017, un anno dopo la sua salita al potere, Mirziyoyev iniziò a utilizzare l’aereo di Usmanov per gli spostamenti legati a impegni ufficiali, come la partecipazione all’Assemblea Generale dell’Onu e al Summit della Csi a Sochi. La notizia sollevò parecchie perplessità, alle quali le autorità risposero che si trattava di uno scambio: la compagnia aerea nazionale, Uzbekistan Airways, aveva deciso di noleggiare l’aeromobile dell’oligarca per i viaggi a lungo raggio del leader di Tashkent. Al di là delle motivazioni reali, si era parlato anche della volontà del leader Mirziyoyev di non usare aerei di stato per il timore di essere oggetto di attentati.

  

Usmanov non è neppure definibile  come un oligarca tradizionale, perché ha iniziato la sua carriera prima del dissolvimento sovietico, mettendo in piedi un business legato alla vendita di sacchetti di plastica, introvabili in Unione sovietica. Dopo il caos seguito alla fine dell’Urss, Usmanov ha iniziato a operare sui mercati internazionali, è stato nominato a capo di Gazprom Investholding, il braccio della compagnia energetica russa destinato agli investimenti. Ha poi iniziato a investire in vari settori, tra cui quello metallurgico, delle telecomunicazioni, del tech (secondo alcune fonti, a un certo punto è arrivato a controllare l’8 per cento del pacchetto azionario di Facebook), nel calcio (dal 2007 al 2018 è stato uno dei principali azionisti dell’Arsenal) e nell’editoria, controllando dal 2006 il quotidiano finanziario russo Kommersant. Ma il legame con il Cremlino è scritto nero su bianco ed è questo che non è sfuggito alle istituzioni europee: Usmanov ha agito da facilitatore sul fronte del business per Putin, che sapeva di avere una forte leva di influenza in Uzbekistan. Il piano si fare entrare Tahkent nell’Unione economica euroasiatica aveva un referente, ed era proprio l’oligarca.

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