Thomas Piketty (foto di Ansa)

visioni economiche

Piketty vs Blanchard. La campagna degli economisti francesi

Mauro Zanon

L'autore del Capitale nel XXI secolo torna sulle scene in grande spolvero, al fianco di Jean-Luc Mélenchon, per una "trasformazione sociale ed ecologica". La ricetta è sempre la stessa: spesa pubblica, salario minimo e sovvenzioni a pioggia

Parigi. Un articolo del Monde pubblicato a fine marzo, a ridosso del primo turno delle elezioni presidenziali, evidenziava fino a che punto gli economisti fossero stati i grandi assenti della campagna per l’Eliseo 2022, a differenza di cinque anni fa quando Jean Pisani-Ferry e Bernard Monot erano rispettivamente agli avamposti dei dispositivi macronista e lepenista, onnipresenti mediaticamente e incaricati di elaborare il programma economico dei due candidati. Ma gli esperti in materia di economia non sono scomparsi dall’entourage dei leader politici francesi, come raccontato dal quotidiano finanziario La Tribune: hanno semplicemente lavorato nell’ombra, si sono fatti più discreti durante le presidenziali, per poi tornare ad esprimersi pubblicamente in occasione delle legislative su esplicita richiesta dei candidati.

  

Dinanzi alle critiche piovute contro il suo programma di salario minimo a 1.500 euro, di pensione a 60 anni, di blocco dei prezzi e di sovvenzioni a pioggia, Jean-Luc Mélenchon, capofila della Nupes, l’ammucchiata delle sinistre che insidia la maggioranza presidenziale di Ensemble!, ha sguinzagliato un plotone di economisti per difenderlo dai “neoliberali”. A guidare la crociata pro Mélenchon è il solito Thomas Piketty, il guru dei salotti della gauche, ex consigliere economico di Ségolène Royal, poi del socialista François Hollande, a cui aveva consigliato la supergabella al 75 per cento per i redditi superiore al milione di euro. Assieme ad altri 169 economisti, tra cui la moglie Julia Cagé, ha spiegato in una lettera aperta sul Journal du dimanche che “per la prima volta nel Ventunesimo secolo, la sinistra in Francia è riunita per rompere con il neoliberalismo”.

  

“Voltando le spalle alle politiche che aggravano le diseguaglianze, indeboliscono i servizi pubblici e rovinano gli ecosistemi, la Nupes porta alle legislative un progetto di trasformazione sociale ed ecologica. Il suo obiettivo è quello di far sì che durante il prossimo mandato possa emergere una società più ugualitaria, solidale e rispettosa degli imperativi ecologici”, hanno scritto Piketty & Co, prima di aggiungere: “Sballottato dagli eventi, il potere macronista naviga a vista. Certo, c’è un ritorno dell’interventismo a immagine del ‘costi quel che costi’ e, nel discorso politico, con il recupero della formula ‘pianificazione ecologica’. Ma la dottrina resta la politica dell’offerta: il mercato è l’unico operatore per organizzare gli scambi, il che conferisce alle imprese e ai detentori dei capitali il pieno potere di definire il nostro modo di sviluppo”.

  

In un’intervista allo stesso giornale apparsa in concomitanza con il primo turno delle legislative, l’autore de “Il capitale nel XXI secolo” ha inoltre denunciato “l’incompetenza economica” di quelli che, come il think tank Terra Nova, peraltro pensatoio di riferimento del Partito socialista, hanno osato dire che col programma della Nupes il debito della Francia esploderà, il paese finirà in bancarotta e metterà a rischio la stabilità dell’Eurozona (l’attacco di Terra Nova è stato firmato da Guillaume Hannezo, ex collaboratore di François Mitterrand). Come Hannezo, Henri Sterdyniak, membro del circolo degli Économistes atterrés non certo sospettabile di “neoliberalismo”, ha spiegato al Point che il “progresso sociale” promesso da Mélenchon, tutto basato sull’aumento indiscriminato della spesa pubblica (più di 250 miliardi di euro) e sulla tassazione ai redditi più alti, è assolutamente insostenibile finanziariamente.

   

Nella battaglia degli economisti che fa da sfondo allo scontro tra candidati per avere la maggioranza nella prossima Assemblea nazionale si è infilato anche Philippe Aghion, economista social-liberale, professore al Collège de France e soprattutto consigliere ombra del candidato Macron durante la campagna elettorale del 2017. In un articolo su Les Echos intitolato “Le penser-faux de Mélenchon”, ha analizzato il programma del tribuno giacobino, spiegando perché le sue idee condurrebbero la Francia verso la catastrofe, provocando una fuga dei capitali e conseguenze nefaste per la produttività industriale del paese. Sulla sua scia anche l’ex capo economista del Fmi Olivier Blanchard, terrorizzato al solo pensiero che le idee di Piketty possano entrare dalla porta principale di Matignon.