Editoriali

In Russia aeroporti chiusi e velivoli insicuri. Le sanzioni funzionano

Redazione

Chi professa la fede nella “resilienza” dell’economia russa sta ricevendo dall’aviazione civile una prima smentita. Mosca si sta bloccando e non ha le capacità di sopravvivere da sola

Il settore civile dell’aviazione russa inizia a sentire i primi effetti delle sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina. Alle compagnie russe è stato vietato di sorvolare i paesi europei e l’America del nord, i produttori di aerei sia americani sia europei non possono più vendere né aeromobili né pezzi di ricambio alle compagnie russe e non possono dare neppure supporto tecnico. La Russia ha perso miliardi di euro in aerei noleggiati e i suoi velivoli sono ormai sempre meno compatibili con i requisiti di sicurezza globali. Dall’inizio della guerra, per effetto delle sanzioni, la Rosaviatsiya, l’agenzia russa per il trasporto aereo, ha chiuso undici aeroporti minori e anche gli aeroporti principali sono stati costretti a dei tagli. Sheremetyevo, a Mosca, ha mandato in licenza un quinto del personale, Vnukovo, sempre nella capitale, ha detto a duemila dipendenti che potrebbero essere licenziati.
 

Durante la pandemia, gli aeroporti russi erano cresciuti molto: il mercato interno era in forte espansione. Ora la domanda dei voli nazionali sta precipitando: a marzo e aprile è stata un terzo rispetto allo stesso periodo del 2021. Le sanzioni inoltre rendono impossibile ottenere i pezzi di ricambio per gli aerei russi: dei 187 aerei di Aeroflot, tutti tranne dieci sono realizzati da Airbus e Boeing, e da loro vengono riparazioni e pezzi di ricambio. Anche il russo Sukhoi Superjet 100 ha le stesse difficoltà nonostante il suo produttore abbia sede a Mosca. Il problema è che i suoi motori sono forniti da PowerJet, una joint venture tra la russa Npo Saturn e la società francese Safran. La produzione dei motori è stata interrotta a marzo dopo che PowerJet ha sospeso il contratto con i proprietari russi dell’azienda. La Russia si sta bloccando e non ha le capacità di sopravvivere da sola: è collegata al resto del mondo come tutti, la sua economia è globalizzata e se viene tagliata fuori non ha più molte possibilità. Per chi professa la fede nella “resilienza” dell’economia russa, dall’aviazione civile viene una prima smentita.

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