Leonarduzzi, il “monaco soldato” che ha messo la t-shirt a Macron

Mauro Zanon

Dall'estate 2020 è il capo della comunicazione dell'Eliseo. E' anche dalle sue idee per "parlare a chiunque in qualsiasi momento" che è passata la rielezione del presidente

Parigi. Clément Leonarduzzi ha quattro tatuaggi. Quello sull’avambraccio sinistro recita una frase in latino: “Et si omnes ego non” (anche se tutti, io no), che sono le parole che Pietro pronuncia quando Gesù, nell’orto del Getsemani, dice agli apostoli che presto lo tradiranno, ed è anche il motto del Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali italiane. “E’ un militare vestito da pubblicitario. E’ molto organizzato, risoluto, devoto e pronto a tutto per portare a termine la propria missione”, dice di lui Sébastien Lecornu, ministro dei Territori d’oltremare del governo francese. “E’ quello che in Francia chiamiamo ‘monaco soldato’”, dice al Foglio un suo ex collega, che preferisce rimanere anonimo.

Dall’estate del 2020, Leonarduzzi è il capo della comunicazione dell’Eliseo, lo spin doctor di Emmanuel Macron e il direttore d’orchestra invisibile della sua rielezione alla presidenza della République. Domenica scorsa, mentre le note dell’“Inno alla gioia” risuonavano al Champ de Mars, sullo sfondo della Tour Eiffel, è stata la prima persona che Macron ha abbracciato. Chiamato due anni fa per dare un nuovo smalto all’immagine del presidente in piena crisi Covid, oliare alcuni ingranaggi troppo arrugginiti della comunicazione dell’Eliseo, e migliorare le relazioni con i giornalisti, Leonarduzzi è diventato una figura centrale nel sancta sanctorum della macronia. “Ha portato subito fluidità e professionalità in un ecosistema che non ne aveva”, ha dichiarato al Monde un consigliere ministeriale.

Prima di diventare il presidente di Publicis Consultants nel 2017, gigante francese della comunicazione, Leonarduzzi ha lavorato come consulente per diversi colossi del Cac40. Il primo incontro con Macron, invece, avviene nel 2016 attraverso i Gracques, cenacolo di alti funzionari social-liberali frequentato, tra gli altri, dall’attuale patron di Libération Denis Olivennes e dall’ex segretario generale dell’Eliseo Jean-Pierre Jouyet. Secondo le informazioni del quotidiano Les Echos, è Sylvain Fort, ex plume e capo della comunicazione di Macron, ad aver suggerito il nome di Leonarduzzi. La prima chiamata dal palazzo presidenziale arriva nel 2019, ma il superconsulente di Publicis rifiuta. Nel 2020 arriva la seconda e decide di accettare. “Mi sono convinto che il treno non sarebbe passato un’altra volta”, ha raccontato Leonarduzzi. All’Eliseo, ha imposto rapidamente il suo stile disruptif, svecchiando una comunicazione che fino a quel momento era stata troppo classica, ancien régime, secondo l’idea che “bisogna parlare a tutti in qualsiasi momento e attraverso qualsiasi mezzo”.

C’è Leonarduzzi dietro i video di Macron in t-shirt su TikTok, per spiegare ai giovani più scettici i benefici della vaccinazione, e c’è sempre lui dietro l’invito all’Eliseo di due youtuber come Mcfly e Carlito e la scelta del sito di cultura underground Booska-P per l’ultima intervista prima del secondo turno. “Ama avventurarsi in terreni sconosciuti per far entrare la politica lì dove non si addentra”, scrive il Monde. Padre di tre figli e poco incline alla vita mondana, Leonarduzzi, 42 anni, è nato a Nogent-sur-Marne in una famiglia di origini italiane dal lato paterno. Il nonno si insediò in Francia, dall’Italia, per creare una fabbrica di bilance, che ha poi lasciato al padre di Clément. Il nipote non ha portato avanti l’azienda familiare, perché sognava di fare il giornalista o il capo di gabinetto di qualche ministero importante: oggi è l’uomo che sussurra all’orecchio del capo dello stato. “E’ un bravo professionista che non si atteggia da star e sa parlare in maniera franca ai suoi clienti”, ha dichiarato a Les Echos Olivier Labesse, patron di Dgm conseil, una delle principali concorrenti di Publicis nel campo della comunicazione. 

Quando ha messo piede all’Eliseo, due estati fa, Leonarduzzi si è dato come missione quella di vincere “la battaglia della narrazione”: una battaglia che ha stravinto alla luce dei risultati delle presidenziali. “Ho fatto un patto con mia moglie e con i miei figli. Ho sempre fatto delle missioni di due anni. L’obiettivo era la rielezione. Ed è cosa fatta”, ha detto al Monde. Ma Macron non ha intenzione di lasciar partire così facilmente quello che per molti addetti ai lavori è il miglior spin doctor sulla piazza parigina.

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