Marine Le Pen e Vladimir Putin (Ansa)

Ecco cosa è successo nei dieci anni d'amicizia tra Le Pen e Putin

Mauro Zanon

La leader del Rassemblement national si affanna oggi a far dimenticate le sue simpatie e l'amicizia, anche finanziaria, con il presidente russo. Ma non bastano le giravolte dell’ultimo minuto per cancellare un decennio di effusioni tra il principale partito sovranista francese e il potere del Cremlino

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Marine Le Pen, leader del Rassemblement national (Rn), si affanna a far dimenticare dieci anni di amour fou per Vladimir Putin: negando qualsiasi legame di “amicizia” e “finanziario” con il presidente russo, anche se lei e i suoi pasdaran si sono recati più volte in Russia, e da Mosca sono arrivati i prestiti che l’hanno aiutata a fare le campagne elettorali e a tenere in piedi la boutique frontista. Ma non bastano piroette opportunistiche dell’ultimo minuto per cancellare un decennio di effusioni tra il principale partito sovranista francese e il potere putiniano, come raccontato ieri un’inchiesta densissima di Marine Turchi, giornalista di Mediapart. 

 

La politica estera “equidistante” del Rn che Le Pen sbandiera oggi ai quattro venti è soltanto un’illusione ottica alimentata da chi dal 2011 in poi si è resa invece protagonista della più aggressiva attività di lobbying pro russa in Europa. Fin dall’arrivo al vertice del Front national (Fn), l’appoggio al Cremlino, anche in funzione anti americana, ha rappresentato la linea ufficiale della formazione lepenista. “Lo dico ormai da molto tempo: dobbiamo sviluppare delle relazioni con Mosca e non con Washington, perché con la Russia abbiamo interessi in termini di civiltà e strategie comuni”, dichiara nell’ottobre 2011 in un’intervista al quotidiano russo Kommersant, confessando di nutrire una “forma di ammirazione per Vladimir Putin”.

 

Durante la campagna per le presidenziali del 2012, la figlia di Jean-Marie Le Pen mette nero su bianco nel suo programma la necessità di costruire “un’alleanza trilaterale Parigi-Berlino-Mosca”, prima di effettuare, nel giugno 2013, il suo primo viaggio ufficiale in terra russa. Accompagnata dall’ex compagno, oggi sindaco di Perpignan, Louis Aliot, Le Pen si lancia in una tournée di dieci giorni in Crimea e in Russia, dove viene ricevuta dal presidente della Duma, Sergei Naryshkin, ex agente del Kgb e fedelissimo di Putin, dal presidente della commissione Affari esteri del Parlamento, Aleksey Pushkov, ma anche dall’allora vice premier, Dmitry Rogozin. Davanti alle telecamere, si vanta di essere “forse l’unica, in Francia, che difende la Russia”, e a Sebastopoli, a pochi mesi dall’annessione della Crimea da parte di Putin, si fa fotografare con un copricapo dell’esercito sovietico alla festa di un uomo d’affari francese che risiede nella regione da molto tempo. Nei mesi successivi, in una serie di interviste ad alcuni media russi e europei denuncia la “guerra fredda” che l’Unione europea condurrebbe contro Mosca, come ricordato da Marine Turchi. 

 

Nel 2014, in piena crisi russo-ucraina, le operazioni di lobbying pro Russia si intensificano. Al Parlamento europeo, i 23 eurodeputati lepenisti votano contro le risoluzioni ostili agli interessi del Cremlino nel 93 per cento degli scrutini, secondo i dati raccolti dal politologo Nicolas Lebourg. La russofilia acuta dell’Fn, sottolinea Mediapart, non resta senza benefici. Perché proprio nel 2014, la formazione sovranista riesce a ottenere due prestiti da Mosca: 2 milioni di euro attraverso un’holding domiciliata a Cipro versati al micropartito di Jean-Marie Le Pen, Cotelec, che alimenta dal punto di vista finanziario le campagne elettorali del Fn, e 9 milioni di euro dalla First Czech-Russian Bank, istituto di credito vicino a Putin. Nel giugno 2016, Le Pen mette la sua firma su un progetto di prestito che prevede il versamento di 3 milioni di euro per “finanziare la campagna per le presidenziali”. Si orienta ancora una volta verso Mosca, ma il prestito non va a buon fine. Nel marzo 2017, tuttavia, quando uno scandalo familista travolge il candidato preferito di Putin, il gollista François Fillon, l’Fn torna a essere il partito su cui puntare per battere Macron. Le Pen corre a Mosca da Putin in cerca della sua benedizione e della statura internazionale.

 

La foto scattata in quell’occasione, con tanto di stretta di mano, figurava in bella vista su tutti i dépliant elettorali fino a inizio febbraio. Dopo l’invasione dell’Ucraina, secondo quanto rivelato da Libération, Le Pen ha ordinato alle sue truppe di gettare tutti i volantini non distribuiti nella spazzatura per dimenticare l’ex leader modello, oggi diventato il più infrequentabile degli infrequentabili. 
 

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